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Gravidanza e vaccino anti Covid: ci sono davvero dei rischi? Il parere dell’esperta

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Laura D'Arpa

In questo periodo molte donne in gravidanza si stanno chiedendo se il vaccino anti Covid19 può essere dannoso per la gestazione.

vaccino anti Covid19 in gravidanza

Il piano di vaccinazione è un fatto che si sta svolgendo nel nostro Paese. La campagna è iniziata a fine dicembre e il governo ha dichiarato che già in Italia sono state vaccinate più di un milione di persone.

Nonostante ciò sembra che sia una vera e propria rincorsa contro il tempo, dal momento che il virus continua ancora a circolare nel Paese nonostante le pesanti restrizioni.

Tuttavia la comunità scientifica si sta mobilitando per far passere il messaggio che il vaccino è sicuro e non ci sono delle controindicazioni a riguardo.

Purtroppo negli ultimi mesi stanno girando una serie di fake news sul fatto che il vaccino comporti delle modifiche nel dna delle persone che lo effettuano e che per le donne in gravidanza ci siano dei forti rischi.

Ovviamente nulla di tutto ciò è vero, ma questo sta portando sempre più gente a considerarlo non idoneo per la propria salute.

Un effetto che sta coinvolgendo a cascata soprattutto le donne incinte o coloro che stanno pensando a una gravidanza.

Tanto che in un articolo passato si è affrontato l’argomento su ciò che riguarda la fertilità.

Ecco che l’IVI, uno dei maggiori centri di fertilità in Italia e in Spagna, ha mobilitato i suoi medici di spicco per far passare il messaggio che “con c’è motivo di posticipare la ricerca di una gravidanza, l’inizio di un’indagine di fertilità o di un trattamento di riproduzione assistita a causa del vaccino anti Covid-19” – come ha riferito la stessa dottoressa Daniela Galliano.

Ma vediamo nel dettaglio le dichiarazioni fatte proprio dalla dottoressa Galliano.

Gravidanza e vaccino anti Covid19: ci sono dei rischi?

Foto da AdobeStock

I vaccini che vengono somministrati in Italia sono di tipo mRNA sviluppati da Pfizer/BioNTech e da Moderna.

Una volta che il vaccino è stato somministrato, l’mRNa aiuta a sviluppare le proteine comuni al Sars-Cov-2, sviluppando nell’immunità umorale degli anticorpi che ci difenderebbero proprio dal virus.

I chiarimenti della dottoressa Galliano, però sono rivolti a tutte quelle donne che hanno dei timori sul vaccino. Soprattutto verso chi crede che possa provocare delle complicazioni in gravidanza o danneggiare la fertilità. Ecco cosa riferisce la dottoressa, amministratore delegato e responsabile centro PMA di IVI Roma:

“Se una donna volesse vaccinarsi contro il Covid-19 prima o durante la gravidanza, noi di IVI consigliamo di discutere la decisione con i professionisti sanitari che assistono la donna, per valutare i potenziali benefici e rischi del caso specifico. D’altra parte, dal momento che le donne in gravidanza e allattamento non sono un target prioritario dell’offerta di vaccinazione contro il Covid-19 e che il calendario di vaccinazione non è ancora definito per le donne in età fertile, non c’è motivo di posticipare la ricerca di una gravidanza o l’inizio di un’indagine di fertilità o di un trattamento di riproduzione assistita, comprese le fecondazioni eterologhe, con donazione di gameti”.

Una delle cause che blocca molte donne incinte e non a voler evitare di sottoporsi in gravidanza è il fatto che i vaccini non sono stati testati sulle donne incinte.

Nonostante ciò, però, i vaccini di tipo mRNa, che non utilizzano vettori virali, non vi è alcun dubbio che il vaccino possa provocare degli effetti negativi sull’embrione.

A causa di ciò la somministrazione non è raccomandata in gravidanza perché ancora non ci sono dei dati necessari. In ogni caso però non ci sono degli studi che fino ad adesso hanno evidenziato dei danni o di malformazioni al feto.

Dalle indicazioni dell’Iss (Istituto superiore di sanità) nonostante i dati ancora non siano disponibili in questo campo, la vaccinazione non è controindicata. L’OMS, invece, aspettando nuove ricerche di questo tipo, raccomanda di non utilizzare il vaccino solo quando i rischi superano i benefici.

Il riferimento, ad esempio, è alle operatrici sanitarie esposte al rischio di contagio o per le donne con comorbidità che le espongono al rischio di malattia. Le donne in queste condizioni devono valutare con i propri medici i rischi e i benefici che ne conseguono e ogni caso deve essere considerato a parte.

Ecco cosa ha aggiunto la dottoressa: “Considerando che l’inizio di un trattamento è un buon momento per sottoporsi a medicina preventiva, e poiché la vaccinazione viene effettuata in base a un calendario ufficiale e non è possibile scegliere il momento in cui vaccinarsi, noi di IVI consigliamo la somministrazione del vaccino prima di iniziare un trattamento in pazienti ad alto rischio di sviluppare complicazioni severe da COVID-19. A seconda dei casi, dovrà trascorrere un periodo compreso tra un minimo di pochi giorni a un massimo di due mesi dalla somministrazione della seconda dose per poter iniziare il trattamento di riproduzione assistita – inseminazione o trasferimento di embrioni. Nel caso in cui, per una donna, la somministrazione del vaccino dovesse avvenire durante il trattamento di riproduzione assistita, IVI raccomanda comunque di vaccinarsi, poiché è possibile portare avanti sia il ciclo del trattamento sia la vaccinazione”.

Tuttavia l’Agenzia europea per i medicinali (Ema) ha certificato che gli studi sui vaccini non hanno evidenziato alcun tipo di criticità.

Purtroppo, al momento, i dati relativi all’uso di questi vaccini in donne in gravidanza sono limitati. Pertanto, la decisione sulla somministrazione del vaccino contro il Covid-19 nelle donne in gravidanza deve essere presa in modo coscienzioso, bilanciando rischi e benefici.

Nel frattempo l’American Association of Gynecologists and Obstetricians, l’American Society for Reproductive Medicine (ASRM), la Maternal-Fetal Society e il Center for Disease Control (CDC) non raccomandano di limitare l’uso del vaccino nei pazienti che stanno pianificando una gravidanza, in chi è attualmente in gravidanza o in allattamento.

Per quanto riguarda la somministrazione di vaccini di tipo mRNA in pazienti che stanno eseguendo trattamenti di fertilità, l’American Association for Reproductive Medicine (ASRM) afferma che i pazienti sottoposti a trattamenti di riproduzione assistita devono essere consigliati da uno specialista.

E voi unimamme cosa ne pensate?

Laura D'Arpa

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