Non è la quantità di attività fisica che facciamo a determinare il nostro aumento di peso, ma la qualità del cibo che mangiamo. Questo è quanto emerge da un recente studio.
Secondo uno studio pubblicato sul Journal of Nutrition, dai ricercatori della Duke University di Durham della North Carolina e dell’Università San Francisco di Quito, in Ecuador, a determinare un aumento, o una perdita, di peso nei ragazzi non è l’attività fisica quanto, piuttosto, la qualità di ciò che si consuma.
Mentre le industrie, che producono il cosiddetto cibo spazzatura, cercano di spostare l’attenzione sulla quantità di attività fisica effettuata da ciascun individuo, si sta via via perdendo attenzione verso la qualità del cibo che consumiamo.
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Lo studio, in particolare, ha analizzato le abitudini di una quarantina di giovani con età compresa tra i 4 e i 12 anni che sono stati divisi in due gruppi. Tutti i ragazzi erano originari della medesima tribù dell’Amazzonia. Una parte è rimasta nelle zone più rurali, dove prevale la caccia e la pesca, l’altra si è spostata nelle zone in prossimità delle città.
A Ciascun ragazzo è stato monitorato il peso, le funzioni del sistema immunitario e la quantità di attività fisica effettuata.
Dallo studio è emerso che i bambini che vivono in prossimità delle città presentavano:
Tra i ragazzi sottoposti allo studio, c’erano livelli di attività fisica sovrapponibili. Tuttavia, i bambini che abitavano nelle aree vicine alla città, a riposo, consumavano circa 100 calorie in meno durante il giorno, rispetto agli altri. Questo, tra l’altro, l’ha comportato una diminuzione dell’attività del sistema immunitario, fino al 47%
Dallo studio, l’attività fisica e del sistema immunitario non avevano degli effetti consistenti sul dispendio di energia dei bambini che, peraltro, consumavano lo stesso numero di calorie al di là della zona dove abitavano.
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In pratica, i cambiamenti nel consumo di alimenti industriali, ma non quelli nella quantità di attività fisica svolta da ciascun gruppo di bambini, sono risultati connessi al grasso corporeo. Di conseguenza, l’obesità dipende dalla qualità del cibo.
L’aumento dell’obesità, così come emerge dallo studio, è da ricercare nelle abitudini alimentari diverse dalle quali emerge un aumento del consumo di alimenti industriali. Tutti gli altri parametri come l’attività fisica, anche quando sono diversi, non sembrano impattare sul rischio di obesità nei ragazzi.
Proprio il ruolo del cibo nei più giovani è stato anche al centro di un altro studio che prendeva in considerazione l’alimentazione di ragazzi diversi tra loro, analizzando l’effetto su di loro, causato dal lockdown.
Secondo quest’ultimo studio, Applied Physiology, Nutrition and Metabolism, infatti, durante i quattro mesi di osservazione si sono rilevate 4 abitudini sbagliate:
In conclusione, da questo studio emerge una certa preoccupazione riguardante abitudini alimentari difficili da eliminare tra i giovani. Per questo l’appello dei ricercatori è quello di spingere i ragazzi, non solo a praticare sport, ma anche a evitare il consumo crescente di alcolici, a favore di una dieta equilibrata invece che basata sul consumo di cibo spazzatura.
Unimamme cosa ne pensate di questo studio? Vi è tutto chiaro?
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