Irena Sendler è una donna che va ricordata per il suo grande coraggio e per aver salvato migliaia di bambini ebrei dai campi di concentramento nazisti.
Si dice che durante i periodi più bui dell’umanità le persone compiano gli atti peggiori, ma anche quelli più sublimi. Nel secondo caso dobbiamo parlare di Irena Sendler durante la Shoah, la cui storia, ambientata durante gli anni del Nazismo, appartiene alla seconda categoria.
Si tratta di una vicenda di coraggio e speranza che ha visto una donna trovare la forza, mentre in tanti voltavano le spalle consentendo al male di dilagare, di salvare ben 2500 bambini da morte certa nei campi di concentramento
Quando, nel 1939, la Polonia venne invasa dalle armate tedesche, Irena era una ventinovenne che lavorava come assistente sociale a Varsavia. Fin da allora, intuendo la ferocia nazista, iniziò subito a proteggere gli amici ebrei e quando nel 1940 venne eretto il ghetto, con le più svariate scuse e travestimenti, cominciò a portare via più bambini che poteva.
Nascosti sul fondo della cassetta degli attrezzi o nei sacchi di juta, i piccoli venivano poi affidati a famiglie cattoliche o istituti religiosi grazie anche all’aiuto di membri della resistenza polacca con cui Irena collaborava. Nel suo camion teneva addirittura un cane, addestrato ad abbaiare all’arrivo dei nazisti, per coprire il pianto dei piccoli separati dei genitori.
Inizialmente infatti non era stato facile ottenere la fiducia delle famiglie, ma con il peggiorare della situazione all’interno del ghetto molti si affidarono all’instancabile Irena. Lei procurava loro documenti falsi per celare i nomi ebrei e per evitare ripercussioni sui parenti qualora fossero stati scoperti.
Nel frattempo però la donna teneva il registro dei nomi di tutti i bambini in modo che un giorno, finita la guerra, potessero riunirsi con le loro famiglie. Per evitare che la lista fosse scoperta la donna l‘aveva nascosta in un barattolo di marmellata sotterrandola poi sotto un albero nel giardino di alcuni amici. Così facendo riuscì a salvare dal ghetto 1000 piccoli da aggiungere ai 1500 già riaffidati ad altre famiglie prima del 1940.
Purtroppo, nel 1943 Irena Sendler venne scoperta dai Nazisti e torturata, ma lei resistette senza rivelare i nomi dei suoi collaboratori e la lista dei bambini ebrei nascosta nel barattolo di marmellata. Le fratturarono braccia e gambe, tanto che in seguito dovette usare un bastone per camminare e infine la condannarono a morte.
L’organizzazione clandestina ZEGOTA riuscì però a farla scappare, corrompendo un ufficiale nazista e da allora Irena dovette vivere a sua volta in clandestinità. Ma non smise mai di occuparsi dei bambini salvati, i cui genitori, nella maggior parte dei casi, erano stati sterminati nei campi di concentramento.
Dal 1965 è menzionata nel museo Yad Vashem tra i Giusti delle Nazioni e nel 1989 un albero con il suo nome fu piantato nello stesso giardino.
Purtroppo la sua storia sarebbe finita nell’oblio se non fosse stato per l’interessamento di alcune studentesse americane che scoperta la sua straordinaria vicenda, realizzarono un progetto a favore della sua divulgazione, Life in a Jar (La vita in un barattolo) che è poi diventato uno spettacolo, un libro e un dvd.
Nel 2007 Irena Sendler ottenne una nomination per il Nobel per la Pace, ma lei si schernì scrivendo una lettera al parlamento polacco e dichiarando:
“ogni bambino salvato con il mio aiuto è la giustificazione della mia esistenza su questa terra, e non un titolo di gloria”.
Infine, dopo una vita intensa e dedita all’aiuto e alla salvezza del prossimo in un periodo difficile come quello della Seconda Guerra Mondiale, Irena si è spenta all’età di 98 anni nella sua Varsavia. Il ricordo del suo coraggio e delle sue gesta non verrà mai dimenticato da tutti coloro che lei ha salvato e da chi conoscerà la sua storia.
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