La pandemia sta avendo ripercussioni tragiche nelle nostre vite, ma a farne le spese sono soprattutto i minori. Ecco il parere dell’esperta Lucia Romeo e del professor Stefano Vicari.
In queste ore, l’esperta in pediatria e fitoterapia e responsabile del servizio di supporto alle fragilità familiari Timmi, attivò dal 2019 all’ospedale Buzzi di Milano, ha voluto lanciare un allarme sulle conseguenze del virus sui minori.
Pochi giorni fa a lanciare l’allerta anche Stefano Vicari, responsabile di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza dell’ospedale Bambino Gesù, preoccupato per l’aumento di giovani ricoverati nel suo reparto.
L’assenza di momenti di socializzazione, secondo Romeo e Vicari, sta avendo delle ripercussioni gravissime e continuerà ad averle se non si agirà per risolvere il problema.
“Ho avuto il coronavirus e so cosa vuol dire, ma è l’ora di riaprire scuole, musei, teatri, palestre. Ovviamente in sicurezza“, ha spiegato la dottoressa a Il Fatto Quotidiano.
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Lucia Romeo, infatti, ha fatto sapere che, da mesi, sta raccogliendo testimonianze davvero terribili di bambini che sono diventati anoressici o bulimici; altri, invece, hanno iniziato a manifestare tosse nervosa e cronica, svenimenti frequenti o ancora episodi di autolesionismo, come anche un uso precoce di droghe.
Ovviamente, senza contare i bambini che già prima della pandemia vivevano vite difficili a causa delle loro patologie. Romeo, infatti, ha fatto l’esempio dei bambini autistici, per i quali il virus ha rappresentato uno stravolgimento delle loro routine e una brusca interruzione dei rapporti sociali per loro così importanti.
Per la dottoressa Romeo non c’è tempo da perdere: “Rischiamo di distruggere il nostro futuro”, ha dichiarato. Secondo l’esperta, è necessario che si ritorni a vivere e che si riaprano le scuole, i musei e i centri sportivi.
Qualche giorno fa, la rivista scientifica Lancet Regional Health, ha pubblicato uno studio relativo agli effetti del lockdown sulla salute mentale. Ebbene, lo studio condotto su 200mila cittadini di Francia, Danimarca, Olanda e Regno Unito, ha rivelato un aumento dei problemi psichiatrici nei giovani sotto i 30 anni e un peggioramento dei sintomi nelle persone già affette da patologie mentali.
Senza contare, poi, il fatto che si stanno creando “dei vuoti nella formazione, esperienza, socializzazione”, mancanze “difficilmente colmabili per la generazione futura”. Il dramma, secondo l’esperta, è che questi ragazzi diventeranno adulti senza aver sperimentato la socialità e il confronto con gli altri. Proprio il confronto, infatti, è fondamentale per poter crescere adulti in grado di affrontare la vita.
Gli unici momenti di socialità sono rappresentati dai mezzi tecnologici, di conseguenza, dice: “Pur di apparire e mantenere legami speciali, i ragazzi sono disposti a trasgredire sovraesponendosi per paura di restare soli e fuori dal gruppo“.
A questo si aggiunge una scarsa motivazione, svogliatezza e un aumento dell’aggressività negli stessi adolescenti con un conseguente aumento dei casi di dipendenze.
L’età in cui i ragazzi cominciano a fare uso di alcool e droga, infatti, si è abbassata dai 14 anni ai 12. A tal proposito, Romeo ha spiegato: “Lo fanno perché hanno troppa ansia, per sentire sollievo dal dolore provato, per attirare l’attenzione degli adulti o per esprimere il proprio disagio”.
Non vanno, poi, dimenticati i più piccoli, che è “la fascia d’età più sensibile, più delicata, perché non ha ancora filtri”. I più piccoli, infatti, assistono ai discorsi degli adulti carichi di paure e ansie sul Covid-19.
Proprio in merito agli episodi di autolesionismo si è espresso il professor Stefano Vicari, responsabile di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza dell’ospedale Bambino Gesù. Vicari, tra l’altro, ha voluto allertare anche in merito all’aumento dei suicidi tra i giovani a causa del lockdown.
La pandemia, infatti, ha spiegato il dottore, ha fatto registrare un aumento di tentativi di suicidio tra adolescenti. I casi, in particolare, sono aumentati con il secondo lockdown. “Da ottobre in poi i posti letto sono sempre pieni, con un indice di occupazione che arriva quasi al cento per cento, a fronte del 70 per cento registrato ad inizio 2020 e negli anni precedenti“, ha spiegato Vicari.
L’interruzione dei rapporti sociali, nei ragazzi che vivono in famiglie problematiche, ha accentuato le loro difficoltà.
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La responsabile del servizio di supporto alle fragilità familiari Timmi, non ha dubbi: “Il governo deve progettare momenti di aggregazione monitorati“.
Secondo Romeo, questo lockdown ha già rubato per troppo tempo il diritto a vivere la propria giovinezza e infanzia e un suo prolungamento potrà portare solo ad un aumento di patologie come autolesionismo e depressione. “Basta restare a guardare dalla finestra, è tempo di agire”, ha concluso.
“La scuola deve rimanere aperta, per dare ai ragazzi la possibilità di relazioni in carne ed ossa con coetanei e docenti“, ha dichiarato invece il professor Vicari.
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