Vaccinazioni contro il Covid: i disabili sono stati dimenticati, la denuncia dell’Istituto Serafico di Assisi.
La campagna di vaccinazione in Italia contro la malattia Covid-19, causata dal nuovo Coronavirus Sars-CoV-2, è iniziata ufficialmente il 31 dicembre 2020, dopo le prime vaccinazioni simboliche del 27 dicembre allo Spallanzani di Roma.
Da quella data oltre 1 milione e 700mila persone sono state vaccinate (almeno con una dose del vaccino), quasi interamente tra il personale sanitario e i lavoratori della sanità. Il vaccino somministrato è quello di Pfizer/BioNTech, mentre quello di Moderna è stato somministrato in qualche decina di migliaia di dosi. Alla data del 29 gennaio hanno ricevuto la seconda dose del vaccino, dunque sono completamente vaccinate, 392.504 persone in Italia.
Dopo il personale della sanità, le somministrazioni del vaccino anti-Covid sono iniziate nelle Rsa, le residenze sanitarie assistenziali, per gli ospiti e per il personale. Purtroppo le vaccinazioni sono rallentate in modo considerevole a causa del momentaneo taglio delle forniture da parte di Pfizer.
Un inconveniente che rischia di compromettere i tempi piano vaccinale, rinviando di diverse settimane la vaccinazione degli ultra 80enni che sarebbe dovuta iniziare a febbraio. Ora, però, un altro problema sorge in questo momento delicato in cui si cerca di proteggere i più fragili e allo stesso tempo contenere i contagi. Riguarda la vaccinazione delle persone disabili, che non sono state inserite tra le categorie di soggetti da vaccinare con priorità.
Stando a quanto riporta il piano nazionale di vaccinazione COVID-19, infatti, le categorie da vaccinare in via prioritaria sono:
Il cronoprogramma prevede che le persone appartenenti a queste tre categorie a massima priorità siano vaccinate nel primo trimestre 2021: si tratta di 1,4 milioni di operatori sanitari, 570.000 tra personale e ospiti delle RSA e 4,4 milioni di anziani con più di 80 anni.
Poi, entro il secondo trimestre sarà coinvolta la fascia di età 60-79 anni (13,4 milioni) e le persone con almeno una patologia cronica (7,4 milioni). Tra il secondo e il terzo trimestre, con l’aumento delle dosi di vaccino disponibili, si passerà a vaccinare le altre categorie, tra cui gli appartenenti ai servizi essenziali (insegnanti e personale scolastico, forze dell’ordine, personale delle carceri e di comunità, ecc), infine nel quarto trimestre è prevista l’estensione al resto della popolazione.
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Nel piano non si fa riferimento alle persone con disabilità. Probabilmente, molte di loro rientreranno nella categoria delle persone con patologie croniche da vaccinare nel secondo trimestre. Questi soggetti, tuttavia, possono essere estremamente vulnerabili, pertanto richiederebbero una vaccinazione prioritaria.
È l’allarme lanciato dall’Istituto Serafico di Assisi, che denuncia che le persone disabili sono state dimenticate e lancia un appello affinché si corregga il piano vaccinale e si anticipi la loro vaccinazione.
La presidente dell’Istituto Serafico di Assisi, Francesca Di Maolo, ha lancia un appello alla Regione Umbria e a tutte le Regioni italiane affinché adottino con urgenza interventi correttivi sul piano nazionale di vaccinazione nel quale sono state totalmente dimenticate le persone con disabilità.
“Nel piano strategico nazionale anti Covid-19, elaborato dal Ministero della Salute, tra le categorie da vaccinare con priorità le persone disabili e i loro caregivers non ci sono“, denuncia Di Maolo. “Sono state totalmente dimenticate, così come le residenze per disabili e addirittura le strutture residenziali sanitarie per disabili gravi“.
Per la presidente dell’Istituto Serafico si tratta di “un’assenza allarmante, soprattutto in questa fase in cui la disponibilità dei vaccini è limitata, che evidenzia tutta l’incapacità della politica di individuare le categorie fragili sulle quali si richiedono azioni urgenti. È necessario che le Regioni intervengano rapidamente per colmare questa grande lacuna – chiede Di Maolo -, visto che difficilmente la politica nazionale nei prossimi giorni potrà dedicarsi ai problemi concreti delle persone più deboli”.
“Prima dell’avvio della campagna vaccinale, è stato giustamente dato rilievo al personale sanitario, ai residenti e al personale delle Rsa e alle persone in età avanzata – riconosce la presidente del Serafico – , ma ci si è dimenticati di ricordare le gravi difficoltà vissute nelle residenze sanitarie per disabili all’interno delle quali, da nord a sud del Paese, molte giovani vite si sono spezzate a causa del Covid“.
La presidente Francesca Di Maolo riporta l’esperienza dell’istituto: “Al Serafico abbiamo sperimentato l’aggressività del Covid su bambini e ragazzi, per alcuni dei quali si è reso necessario il ricovero ospedaliero per le gravi complicanze polmonari successive all’infezione”, spiega Di Maolo.
“Nel mese di dicembre uno dei nostri ospiti – che aveva solo 30 anni – è stato ricoverato in un reparto di rianimazione proprio per queste complicanze e ha perso la vita. Per tutti noi è stato un dolore straziante e vogliamo scongiurare il pericolo che il coronavirus possa mietere ancora altre vittime”, continua la presidente dell’istituto.
“Quando il virus è entrato nella nostra struttura, con enormi sforzi e sacrifici di tutti siamo riusciti a contenerlo in due residenze su sei, evitando la diffusione in tutto l’Istituto, ma adesso abbiamo disperatamente bisogno dell’arma del vaccino per mettere in sicurezza queste giovani e fragili vite”, afferma Francesca Di Maolo.
“Per quanto la politica italiana fatichi a comprenderlo – prosegue -, le persone con disabilità rappresentano una delle categorie fragili più a rischio nello scenario epidemiologico attuale, non solo perché a causa della loro condizione clinica e fisica hanno maggiori probabilità di contrarre il virus e di subirne complicanze gravi, ma anche perché necessitano di una costante assistenza“.
In merito, la presidente del Serafico cita “una recente analisi condotta dall’Ufficio Nazionale di Statistica del Regno Unito, che ha approfondito la correlazione tra il tasso di mortalità associato al Covid-19 e alla disabilità: dall’indagine è emerso che nel 59% dei casi le persone decedute per Covid-19 in Inghilterra e in Galles erano disabili. In particolare, il 37% di queste erano persone di genere maschile con un’età compresa tra i 9 e i 64 anni, mentre il 67% erano donne di età superiore ai 65 anni. Ma anche fra i più piccoli il tasso di mortalità per Covid-19, standardizzato per età (≥ di 9 anni), è risultato significativamente maggiore tra i soggetti disabili, sia per quelli che presentavano limitazioni moderate e, in maniera ancor più significativa, per quelli che presentavano importanti limitazioni”.
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“È urgente quanto meno procedere anche alla vaccinazione di tutti gli operatori sanitari e sociosanitari delle strutture convenzionate con il SSN, e non solo di quelli appartenenti al servizio pubblico e delle residenze per anziani – sottolinea Di Maolo -. La vaccinazione degli operatori sanitari, prevista nella prima fascia di priorità, sarebbe già una garanzia per le persone con disabilità gravi ricoverate in regime residenziale”.
La presidente ricorda “che in alcune residenze sanitarie, come per esempio il Serafico, sono ricoverati bambini e ragazzi anche al di sotto dei 16 anni che non potranno essere vaccinati proprio per la loro giovane età, ma non per questo devono essere giudicati esenti da rischi a causa delle gravi patologie che ne hanno richiesto il ricovero in una residenza sanitaria. Anche per tale ragione la vaccinazione del personale di assistenza deve avvenire rapidamente”, insiste Di Maolo.
Inoltre, c’è grande preoccupazione anche per il ritardo nella consegna dei vaccini: “Non c’è più tempo, abbiamo bisogno che ci venga data la possibilità di salvare anche le giovani vite che si trovano nelle residenze sanitarie per le loro gravi condizioni salute”.
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