I vaccini hanno salvato la vita a milioni di bambini e altri ne salveranno in futuro.. Lo studio scientifico.
Numerosi studi scientifici nel corso degli anni hanno dimostrato che i vaccini sono uno degli strumenti più efficaci e sicuri per prevenire le morti precoci e disabilità gravi, in particolare nei bambini.
Gravissime malattie sono scomparse grazie ai vaccini. Pensiamo al vaiolo, dichiarato ufficialmente eradicato dall’OMS nel 1980, tanto che da quella data sono terminate le vaccinazioni contro la malattia, o alla poliomielite, scomparsa dai Paesi occidentali ed eradicata dal continente africano nel 2020. Alla cancellazione di queste terribili malattie hanno contribuito i vaccini.
Ora, uno studio scientifico appena pubblicato, condotto dall’Imperial College di Londra, insieme ai ricercatori di altre importanti università nel mondo, hanno calcolato le decine di milioni di vite salvate e quelle che saranno salvate in futuro grazie ai vaccini.
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I vaccini hanno salvato la vita a milioni di bambini
Dal 2000 al 2019, i vaccini hanno salvato 37 milioni di vite da 10 malattie. Un numero che crescerà fino a 69 milioni nel 2030. Si tratta di stime e previsioni contenute in nuovo studio scientifico guidato dalla School of Public Health dell’Imperial College di Londra e pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica The Lancet: “Estimating the health impact of vaccination against ten pathogens in 98 low-income and middle-income countries from 2000 to 2030: a modelling study“.
Lo studio ha impiegato dei modelli matematici per analizzare l’impatto delle vaccinazioni contro 10 malattie in 98 Paesi del mondo a basso-medio reddito. Sono quei Paesi in cui, solitamente, le vaccinazioni sono più difficili per motivi economici e difficoltà logistiche nella distribuzione (mantenere la catena del freddo, raggiungere zone isolate). Eppure, sono i Paesi che più ne hanno bisogno e che, secondo gli studiosi, maggiori benefici hanno ottenuto e ancora maggiori ne avranno da una più ampia copertura vaccinale.
Sono soprattutto i bambini a ricevere i maggiori benefici, in termini di salute e aspettativa di vita, dalle campagne vaccinali diffuse sui territori contro quelle malattie che possono essere invalidanti o mortali, soprattutto nei primissimi anni di vita.
Nello studio guidato dall’Imperial College, sedici gruppi di ricerca indipendenti hanno fornito le stime, basate su modelli matematici, dell’impatto della malattia in differenti scenari di copertura vaccinale per 10 patogeni.
Le 10 malattie (i 10 patogeni) di cui è stato studiato l’impatto a seconda della copertura vaccinale sono:
- virus dell’epatite B,
- Haemophilus influenzae di tipo B,
- papillomavirus umano (HPV),
- encefalite giapponese,
- morbillo,
- Neisseria meningitidis sierogruppo A (meningite A),
- Streptococcus pneumoniae (pneumococco),
- rotavirus,
- rosolia,
- febbre gialla.
Utilizzando i dati demografici standardizzati e la copertura vaccinale, l’impatto dei programmi di vaccinazione è stato determinato confrontando le stime del modello da uno scenario senza vaccinazione con quelle da uno scenario di vaccinazione segnalato e previsto.
Sulla base di questi calcoli, i ricercatori hanno ricavato i decessi e gli anni di vita persi per disabilit (disability-adjusted life year – DALY) evitati tra il 2000 e il 2030 per anno solare e per coorte di nascita annuali.
Nelle stime dell’impatto delle malattie sono stati applicati dai ricercatori più modelli per ogni patogeno (20 modelli in tutto). Le stime si sono basate sulla copertura passata e futura dei singoli vaccini, sull’efficacia del vaccino e sui dati sui decessi causati dalle malattie e sugli anni di vita in buona salute persi a causa di morte prematura e disabilità dovuta alle malattie.
Confrontando uno scenario senza programmi vaccinali in atto con scenari in cui i programmi di vaccinazione erano stati implementati, lo studio ha stimato l’impatto sui decessi e sugli anni di vita persi.
Lo studio ha utilizzato due metodi per valutare l’impatto, fornendo una prospettiva sia trasversale (annuale) che a lungo termine (durata).
Il primo metodo ha valutato la differenza nel numero di decessi tra scenari con vaccinazione e in assenza di vaccinazione per ogni anno, quindi ha sommato questi risultati annuali.
Il secondo metodo ha valutato l’impatto a lungo termine della vaccinazione, riassumendo l’impatto nel corso della vita per gruppi di persone nate nello stesso anno tra il 2000 e il 2030 e quindi ha calcolato la differenza tra gli scenari di vaccinazione e senza vaccinazione. Questo approccio ha permesso l’inclusione dell’impatto della vaccinazione più tardi nella vita. Un aspetto particolarmente rilevante per malattie come l’epatite B o l’HPV (papilloma virus), in cui si verifica un ritardo nel tempo tra l’infezione e gli esiti gravi della malattia. La maggior parte dell’impatto della vaccinazione contro l’epatite B si vedrà dopo il 2030, mentre per l’HPV si vedrà dopo il 2040.
Considerando l’impatto per anno, lo studio stima che dal 2020 al 2030, le vaccinazioni avranno prevenuto 69 milioni di decessi per le 1o malattie indicate, di cui 37 milioni sono stati evitati tra il 2000 e il 2019. Le vaccinazioni contro il morbillo hanno avuto il maggiore impatto e avranno prevenuto 56 milioni di decessi tra il 2000 e il 2030.
Riguardo all’impatto delle vaccinazioni a lungo termine, nell’arco della vita delle persone nate tra il 2000 e il 2030, lo studio ha stimato che la vaccinazione eviterà 120 milioni di morti, di cui 65 milioni in bambini di età inferiore ai cinque anni. Il vaccino contro il morbillo eviterà 58 milioni di morti, mentre quello contro l’epatite B ne eviterà 38 milioni.
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L’incremento nelle vaccinazioni e i bambini salvati
Gli studiosi hanno mostrato che tra il 2000 e il 2019 si è avuto un aumento nel numero medio di vaccini ricevuti per bambino. Questo è accaduto sia per vaccini esistenti come quello contro il morbillo sia per vaccini più recenti come quello contro il rotavirus.
Lo studio ha stimato che, a seguito dei programmi di vaccinazione, i nati nel 2019 sperimenteranno una mortalità inferiore del 72% per le 10 malattie nel corso della loro vita, rispetto a uno scenario senza immunizzazione. Si stima che l’impatto maggiore della vaccinazione si verifichi nei bambini sotto i cinque anni. Scondo la ricerca, infatti, in questa fascia di età la mortalità per le 10 malattie sarebbe del 45% superiore a quella attualmente osservata in assenza di vaccinazione.
Inoltre, lo studio ha esaminato anche l’impatto relativo di ciascun vaccino e ha dimostrato che i vaccini contro il morbillo, l’Haemophilus influenzae di tipo B e il vaccino pneumococcico coniugato (PCV) hanno un impatto maggiore sulle morti dei bambini sotto i cinque anni. Mentre i vaccini contro l’HPV, l’epatite B e la febbre gialla hanno un impatto maggiore per persona vaccinata nel corso della vita.
Lo studio è stato finanziato da Vaccine Alliance (Gavi) e dalla Fondazione di Bill and Melinda Gates. È stato condotto dai ricercatori dei seguenti istituti: Imperial College London, London School of Hygiene & Tropical Medicine, National University of Singapore, Public Health England, Laval University, Johns Hopkins University, Colorado State University, The Pennsylvania State University, Lafayette College, Kaiser Permanente, University of Cambridge, University of Notre Dame, Dublin City University, Harvard University, Oxford University, University of Southampton, Conservatoire national des arts et metiers, University of Hong Kong e il Center for Disease Analysis Foundation.
Ulteriori informazioni su EurekAlert!.
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