La Giornata Mondiale contro il Cancro si celebra il 4 Febbraio. Il tema di quest’anno è “Io sono, io sarò”, la speranza di tutti i malati.
Istituita dall’Onu nel 2000, questa giornata è dedicata a tutti i malati di cancro e alle loro famiglie. La speranza è che ci sia sempre più prevenzione e che si possa battere questa malattia anche sul tempo, cercando di allungare la vita a chi ne soffre o ne ha sofferto.
I dati che arrivano a livello internazionale purtroppo ci dicono che sono ancora tante, troppe, le persone che ogni anno muoiono di tumore. Secondo i dati OMS nell’ultimo decennio le diagnosi di cancro sono arrivate a quasi 20 milioni di persone, un numero che è raddoppiato rispetto al decennio precedente. E i decessi, purtroppo, sono in costante aumento.
Il significato di questa giornata è di ricordare a tutti i malati che non sono stati dimenticati e che ci deve essere una speranza per loro e le loro famiglie. Le iniziative a livello mondiale, in attesa che la scienza e la medicina trovino una cura per il cancro, sono mirate alla prevenzione.
Si stima che il cancro che miete più vittime sia quello al seno, a cui fa seguito quello ai polmoni. L’Oms vuole aprire delle consultazioni per stabilire una linea guida globale nella lotta al cancro al seno.
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L’Ue ha creato un “Piano per battere il cancro“, stanziando 4 miliardi del suo bilancio, che prevede una serie di iniziative per:
Si cercherà anche di combattere il fumo, primo fattore di rischio per il cancro ai polmoni: in questo senso l’Ue si è impegnata a ridurre la percentuale dei fumatori dal 25% al 5% nel prossimo ventennio, e a garantire una rete di centri europei di eccellenza e largamente accessibili al 90% dei malati per la cura al cancro entro il 2030.
Sono iniziative impegnative ed ambiziose che speriamo diano i loro frutti nel più breve tempo possibile, garantendo cure e assistenza ai malati oncologici, ma anche alle loro famiglie, perché il cancro è una malattia che coinvolge non solo il paziente ma tutto il suo mondo.
La buona notizia è che negli ultimi 10 anni la percentuale di pazienti rimasti in vita dopo la diagnosi di cancro è salita al 37% (dati Aiom, Associazione Italiana di Oncologia Medica). In Italia parliamo 3,6 milioni di pazienti rimasti in vita e di quasi un milione di persone che è tornato a fare una vita normale dopo la guarigione.
Questi dati positivi hanno però subito un brusco freno a causa della pandemia: il sovraffollamento delle strutture ospedaliere e le diagnosi non effettuate precocemente rischiano di aumentare sensibilmente la mortalità. La riduzione in particolare ha riguardato non solo gli screening per il tumore, ma anche quelli per la diagnosi precoce: ad esempio le lesioni dell’intestino che possono essere un campanello di allarme per il tumore del colon retto.
Il problema principale sembra essere innanzitutto quello dei tempi di attesa e della carenza di personale medico: se infatti il numero di visite giornaliere a causa delle norme di distanziamento e di igiene si è ridotto, i medici e sanitari che operavano in reparti specializzati in questi mesi di pandemia hanno dovuto far fronte anche loro all’emergenza. Questa situazione ha rallentato in modo pericoloso le diagnosi di tumore, in particolare del cancro alla mammella, che anche nel nostro paese è quello con il maggior tasso di mortalità.
E’ per questo che l’Aiom ha chiesto che le risorse che verranno date dall’Europa al nostro paese siano impiegate anche in questo settore della medicina per:
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Sono proposte importanti che sicuramente dovranno essere prese in considerazione perché la pandemia ha messo a rischio soprattutto le fasce deboli. I malati oncologici hanno il diritto di accedere alle cure come prima e anche meglio, hanno il diritto di essere assistiti nel difficile percorso di cura di questa malattia. Nella speranza che i passi avanti della medicina e della ricerca scientifica portino presto buone notizie a chi ha sofferto tanto.
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