Mamme dimenticate dalla società durante la pandemia: tutti i pesi scaricati su di loro, dal lavoro alla cura della famiglia. La denuncia e i consigli di una psichiatra.
Il peso della pandemia di Covid-19 è stato scaricato tutto sulle donne, sia a livello economico che sociale. Una realtà che è stata subito evidente e che ora è confermata da indagini e ricerche statistiche.
Le donne sono state le più penalizzate nella crisi del lavoro causata dalla pandemia. Sono state le prime a rimanere disoccupate a causa di licenziamenti o mancati rinnovi dei contratti di lavoro. La conferma è arrivata anche dagli ultimi dati Istat che per il mese di dicembre 2020 segnalano 101mila occupati in meno in Italia, di cui 99mila sono donne.
Un dato drammatico, senza contare l’aumento delle violenze domestiche e dei femminicidi durante il lockdown. Sempre secondo gli ultimi dati Istat.
Al di là dei problemi più drammatici, come le violenze o la perdita del lavoro, durante la pandemia è finito sulle donne tutto il peso della cura della casa, dei figli piccoli, dei familiari bisognosi di assistenza, insieme allo svolgimento del lavoro, da casa in remoto o in presenza.
Moltissime donne si sono trovate di fronte la difficilissima scelta tra stare a casa con i figli, che non potevano andare a scuola o all’asilo a causa delle chiusure, o continuare a lavorare. Molte hanno dovuto rinunciare a lavorare. In diverse situazioni, anche con il lavoro a distanza è praticamente impossibile poter lavorare al computer e allo stesso tempo badare ai figli piccoli.
Chi ha rinunciato al lavoro in questo caso sono state le donne, una scelta che è sembrata quasi scontata ma che ha riportato indietro il nostro Paese di decenni. Bonus e congedi, pur previsti dal governo, non sono stati sufficienti. E l’esclusione delle donne dal mondo del lavoro continua.
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Le donne che invece sono riuscite a mantenere il loro impiego si sono viste scaricare addosso tutti gli impegni di cura che abbiamo accennato sopra. Una situazione non solo italiana ma che è comune a tutto il mondo e che evidenzia in modo lampante tutti i problemi strutturali di società che si possono definire ostili alle donne.
Le società occidentali non tengono conto delle esigenze delle mamme lavoratrici e dei loro tempi, della necessità della cura dei figli ma anche di quella degli anziani in famiglia. Sono tutte incentrate sul perseguimento del profitto, seguendo i ritmi di vita di un adulto sano, preferibilmente di sesso maschile. Tutti gli altri sono esclusi.
Le donne vengono poste di fronte a scelte drammatiche tra famiglia e lavoro, che spesso le privano di una fonte di reddito fondamentale. Oppure sono costrette a svolgere più attività in contemporanea saltando da un impegno all’altro come delle equilibriste, come le definì una ricerca di Save the Children. Problemi che erano già gravi prima della pandemia e che la pandemia ha ulteriormente aggravato.
Questa situazione è stata definita “il tradimento della società nei confronti delle madri” in un articolo uscito sul New York Times, scritto dalla psichiatra Pooja Lakshmin, esperta di salute mentale delle donne e psichiatra perinatale. Una situazione che si riferisce allo specifico della realtà americana, dove gli aiuti alle madri lavoratrici sono molti meno dei nostri, ma che per alcuni aspetti è valida anche per l’Italia e forse per la situazione mondiale in generale.
Nei duri mesi del lockdown ma anche in quelli successivi, in mezzo alle restrizioni imposte dalla pandemia, le aperture e chiusure di scuole, le difficoltà al lavoro o la crisi dell’occupazione, tutte le difficoltà sono state scaricate sulle donne.
Questa situazione ha creato numerosi episodi di “burnout” tra le mamme, divise tra impegni di lavoro, figli e cura della casa.
Come ha spiegato la psichiatra Pooja Lakshmin, che nell’ultimo anno ha avuto molte pazienti sfinite, i sintomi clinici del burnout sono:
Le donne anche negli Stati Uniti si sono trovate nella scelta impossibile tra figli o lavoro. Stare a casa con i figli per via delle scuole chiuse ma dover rinunciare al lavoro, anche oltre i congedi o permessi concessi, lasciare i bambini soli davanti a uno schermo, per prendersi un attimo di pausa. Perché non ci sono pause né riposo per le mamme che lavorano e allo stesso tempo devono seguire i figli, in un momento tanto complesso come quello della pandemia.
Con questi carichi enormi ed esigenze impossibili da soddisfare in contemporanea, le mamme lavoratrici si sono sentite tradite. Ed è il senso di tradimento, più che il burnout, quello che provano queste donne. Mamme tradite da una “società che ha deciso di perseguire il profitto a ogni costo“, come si legge nell’articolo del New York Times.
Una scelta, aggiungiamo noi, che se nel breve termine può essere “economica” sul lungo termine provocherà costi enormi in termine di salute, fisica e mentale, delle donne, di educazione dei figli, di isolamento sociale, di perdita di posti di lavoro e di lavoratrici qualificate, con una perdita generale di produttività e crescita. Non si tratta, dunque, soltanto di tutelare i diritti delle donne e andare incontro alle loro esigenze.
Il problema è nel sistema.
La psichiatra Pooja Lakshmin dà alcuni consigli alle donne per sfuggire ai sensi di colpa e alle trappole mentali.
In primo luogo, le mamme devono riconoscere che non esistono soluzioni “perfette”, dunque non devono preoccuparsi molto. Di fronte ai problemi, molto dipende da come si reagisce. La psichiatra ricorda che abbiamo sempre una scelta nel modo in cui reagiamo e interagiamo con i nostri pensieri. Prima di sovraccaricare la mente con richieste eccessive verso noi stesse, chiediamoci se questo modo di pensare è produttivo o perfino realistico. La flessibilità psicologica è importante.
Un consiglio molto importante, per evitare stress, burnout o sensi di colpa, è tagliare tutto il superfluo. Sono da evitare le liste sulle cose da fare, anche quelle per la cura di sé, perché aggiungono solo ansia e stress e sensi di colpa se poi non si riescono a seguire. Il vero lavoro di cura di sé, spiega Pooja Lakshmin, è quello di riconoscere che siamo le uniche che possiamo darci il permesso di riprenderci tempo ed energie. Questo può comportare anche discussioni sul lavoro e in famiglia sulle priorità che sono realistiche e sulle attività che invece possono essere rimandate.
Compassione e flessibilità sono quindi gli obiettivi da avere bene in mente in questo difficile momento di pandemia. Non esiste la perfezione, insiste la psichiatra e se in questo momento la casa è un caos è perché anche il mondo là fuori è caotico.
Le mamme che lavorano non devono farsi venire i sensi di colpa se non riescono a fare tutto. Non devono biasimarsi se lasciano indietro qualcosa. Per questo è importante avere cura dei pensieri verso se stesse. Non bisognerebbe dire “dovrei fare di più“.
Infine, per contenere lo stress ed evitare il burnout è importante veicolare la rabbia verso qualcosa di produttivo: esprimere un disagio quando lo si prova, invece di tenerlo dentro, chiedere che vengano rispettate le proprie esigenze.
Fondamentale, poi, è la qualità delle relazioni. Anche in questi tempi difficili, è fondamentale coltivare buone amicizie che fanno stare bene e aiutano a sentirsi capite e amate.
L’esperta conclude che sicuramente il problema va risolto a livello istituzionale, come tra l’altro richiesto a gran voce dal movimento il Giusto Mezzo, anche con una petizione e diversi flashmob, ma che le mamme possono fare qualcosa per loro. Che ne pensate unimamme? Anche voi vi riconoscete in questa situazione?
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