La proposta del nuovo Premier incaricato, Draghi, sulla scuola: gli studenti non saranno felici.
La pandemia ha colpito, come è ormai noto, gli studenti e il mondo della scuola. Dalle difficoltà oggettive anche materiali di far fronte all’emergenza, ai tantissimi studenti che non avevano gli strumenti per adeguarsi alla Dad. La dispersione scolastica ha raggiunto picchi altissimi e l’anno scolastico 2019/20 è stato bruscamente interrotto, con danni educativi, didattici e psicologici.
Il personale docente si è dovuto conformare alla tecnologia in modo repentino, il sistema scolastico si è trovato ad affrontare carenze e lacune sul piano tecnologico ed adeguarsi agli standard internazionali in pochissimo tempo.
Secondo il Premier incaricato, una buona gestione della scuola e dell’istruzione è necessaria anche per colmare i “divari geografici, generazionali e di genere“. La proposta, però, è stata accolta con dubbi e perplessità sull’organizzazione e l’impegno che questo progetto richiederebbe.
Cambiare il calendario scolastico: cosa significa
La proposta di Mario Draghi ai gruppi parlamentari durante le consultazioni sembra sia quella di rimodulare il calendario scolastico. Si consentirebbe, così, ai ragazzi di recuperare “i numerosi giorni persi”. Significherebbe, in concreto, allungare le lezioni almeno fino alla fine di Giugno.
Per cambiare il calendario scolastico bisognerebbe innanzitutto far slittare gli scrutini e gli esami di stato all’estate inoltrata. Questo diventerebbe complicato soprattutto per la mancanza di aria condizionata nella maggior parte delle scuole pubbliche e l’impossibilità di studenti e docenti a stare in classe con temperature elevate.
Se si abbassasse la curva dei contagi, condizione necessaria per far ritornare tutti gli studenti in presenza, si potrebbe ipotizzare anche la riduzione o soppressione delle vacanze pasquali e delle altre festività e ponti che di solito vengono inserite nel calendario scolastico.
Un’altra proposta potrebbe essere quella di svolgere le lezioni, ordinarie o di recupero, anche di pomeriggio o di sera.
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Ma qui si apre poi il discorso del personale scolastico: durante questi mesi di pandemia la maggior parte ha lavorato da casa in Dad, quindi bisognerebbe chiedere un impegno extra e trovare un accordo con i sindacati.
In alternativa c’è il tema delle assunzioni, già oggetto di discussione per l’anno in corso. La scuola italiana necessita di personale e non si è ancora trovato un punto di incontro tra l’assunzione dalle graduatorie aperte e l’eventuale possibilità di assumere per titoli.
In ogni caso, pare che Draghi voglia anche cercare di risolvere questo problema: nel suo programma ci sarebbero infatti le assunzioni di docenti da fare a breve termine per consentire il prossimo autunno una ripresa dell’anno scolastico senza buchi di organico. Una proposta lodevole, che però non sarà molto semplice attuare vista la difficoltà a svolgere concorsi pubblici e l’enormità di cattedre vacanti: sarebbero oltre duecentomila quelle vacanti a settembre del prossimo anno, secondo una stima de Il Sole 24ore.
Di sicuro bisognerà attendere che venga nominato il nuovo ministro dell’istruzione. In questo modo si potrà delineare un programma più dettagliato e i provvedimenti che verranno presi per la scuola.
Ma soprattutto bisognerà accelerare la campagna vaccinale, altra priorità individuata da Draghi. Nella seconda fascia della campagna erano previsti proprio i vaccini per il personale scolastico, un rallentamento in questa direzione potrebbe pregiudicare anche le proposte del nuovo esecutivo.
I numeri comunque ci dicono sempre più che la pandemia ha avuto effetti devastanti sui ragazzi, anche sul piano educativo e formativo: tra lezioni in Dad e problemi tecnici, tra chiusure, quarantene e diminuzioni di orari, programmi seguiti male e lo scorso anno scolastico interrotto bruscamente, alcuni studi evidenziano gap formativi del 30-40%, soprattutto in matematica e lingue. Una stima fatta sugli studenti all’estero ma non su quelli italiani, che lo scorso anno non hanno svolto le prove invalsi che comparano la formazione degli studenti agli standard internazionali.
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Vedremo nei prossimi mesi cosa accadrà. La speranza è che comunque i ragazzi possano tornare a scuola, in sicurezza, al più presto possibile e in modo continuativo. Moltissimi giovani stanno pagando anche a livello didattico e formativo lo scotto di questa pandemia e i governi hanno già capito che se si vuole investire sui giovani e sul loro futuro bisogna partire dalla loro istruzione e dal loro benessere sociale.
Voi unimamme cosa ne pensate? Vorreste che i vostri figli recuperassero i giorni di scuola persi anche in estate?