Un papà in congedo parentale ha subito una discriminazione dall’azienda in cui lavora da 10 anni: il caso e la decisione dei giudici che farà storia.
In un’azienda di Asti si è consumato un fatto che ha costituito un importante precedente giuridico. Nel 2018, un papà in congedo parentale dopo la nascita del figlio non ha ricevuto il premio produttività, o meglio lo ha ricevuto decurtato: allertata la Cgil, il caso è finito in tribunale.
Da poco, è arrivata la decisione dei giudici che, si è rivelata storica e senza precedenti: la sentenza pronunciata in quel tribunale, infatti, è una delle prime sentenze che stabilisce un caso di discriminazione di genere in cui la vittima è un uomo.
Scopriamo i dettagli di questa decisione che costituirà un importante precedente giuridico.
Ad Asti è arrivata una storica sentenza che costituirà un’importante precedente giuridico per i papà italiani. Il fatto giuridico nasce in un’azienda dell’astigiano dove, a un papà in congedo parentale, è stato tagliato il premio produzione.
Secondo contratto, infatti, il congedo di paternità sarebbe costato al lavoratore il 60% del suo premio di produzione. Tuttavia, impugnato il caso dalla Cgil, il caso è finito in tribunale: i giudici hanno sentenziato una decisione storica.
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Alla base della vertenza stabilita ad Asti, infatti, c’è il D. Lgsl. 198/2006, Codice sulle pari opportunità, che ha lo scopo di rimuovere le differenze di genere nel trattamento sul lavoro. Nel 2010, inoltre, il codice è stato modificato inserendo il genitore tra le figure protette dalla discriminazione.
Al lavoratore in questione, dopo la nascita del figlio, era stato applicato un accordo di secondo livello “sottoscritto dalle rsu con il parere negativo della Cgil“, ha spiegato il segretario generale della Cgil di Asti, Luca Quagliotti.
“Secondo questo accordo, in caso di assenza per malattia, infortunio per inadempienza del lavoratore, aspettativa non retribuita e congedo di maternità o paternità, era prevista una decurtazione del premio di produzione. La nostra è stata una causa di principio e il giudice ci ha dato ragione stabilendo che il diritto alla paternità non può essere la scusa per una decurtazione del salario“ha continuato il segretario.
Per la prima volta, con questa sentenza, è stato stabilito che è discriminatoria la natura di un accordo siglata per il premio di risultato che va a penalizzare la figura del genitore in generale, sia esso la mamma o il papà.
Luca Quagliotti, si legge su ATnews.it, ha infine commentato: “Si tratta di un importante risultato, primo in Italia, per il riconoscimento della discriminazione di genere nei confronti di un uomo. Finalmente è stato stabilito un principio: sono sempre di più gli uomini che chiedono i congedi parentali, è un principio di diritto a favore anche del lavoro femminile. Dire che solo una donna può richiedere i congedi parentali significa dire che la cura della famiglia è solo questione da donne. Una discriminazione nei confronti del lavoratore-padre diventerebbe una discriminazione doppia nei confronti della lavoratrice-madre”.
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