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Bambini con disturbi alimentari già a 10 anni: l’allarme lanciato dagli esperti

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sabrina faber

Da un’analisi epidemiologica sui bambini con disturbi alimentari è emerso un aumento dei casi di età compresa tra i 10 e 11 anni.  Per gli esperti è allarme.

Disturbi alimentari nei bambini

Da quando è iniziata la pandemia, si è registrato un aumento delle segnalazioni per bulimia nervosa. Sono addirittura aumentate di 5 volte le chiamate arrivate al numero verde di SOS disturbi alimentari. I dati, tra l’altro, hanno rilevato un abbassamento preoccupante della fascia di età.


Leggi anche: DISTURBI DELL’ALIMENTAZIONE: I SEGNALI DI ANORESSIA E BILIMIA NERVOSA


Secondo quanto dichiarato dalla direttrice a capo del progetto di alla malnutrizione del Ministero della Salute, Laura Dalla Ragione: “L’età si è abbassata e c’è una maggiore diffusione del disturbo nella popolazione maschile“.

Non solo, Dalla Regione ha anche precisato che le strutture per l’assistenza in Italia “sono diffuse a macchia di leopardo“. Uno degli esempi più importanti ed efficienti è rappresentato dall’Asl 1 e l’ospedale Bambin Gesù di Roma.

L’aumento di casi di bambini con disturbi alimentari  durante la pandemia

Le cause di disturbi alimentari sono diverse come, ad esempio, il distacco dai compagni di scuola, il non poter praticare attività fisica, la convivenza forzata con la famiglia o, infine, la disponibilità di cibo costante.

Tutte quest incidenze hanno portato ad un incremento del 30% di incidenza di casi di anoressia e bulimia durante la pandemia. Questo almeno è il risultato che emerge dall’analisi dei disturbi alimentari condotto nell’ambito del progetto promosso dal ministero della Salute e messo in atto dalla Regione Umbria.

La psicoterapeuta ha voluto ribadire che quelli emersi non sono dati confortanti e quel che è peggio, si è registrato un abbassamento molto rilevante dell’età in cui si verificano disturbi alimentari compresa, registrata tra 10 e gli 11 anni. Non solo, la popolazione maschile è quella che è fatto registrare una maggiore incidenza.

Questi dati, peraltro, indicano che non dovrà più essere considerata come malattia di genere. Dieci anni fa, infatti, solo l’1 per cento dei maschi era colpito da questi disturbi mentre, stando ai dati attuali, tra qualche tempo, non ci saranno sostanziali differenze tra i maschi e le femmine.

La pandemia ha causato un aumento di questi casi, di fatti, da marzo sono aumentate di molto le chiamate al numero verde preposto. Gli operatori, peraltro, hanno fornito diverse testimonianze, tra le più toccanti c’è quella di Elisa di soli 20 anni che, dopo essere dovuta ritornare a casa  a causa dell’emergenza sanitaria, ha confessato agli operatori di aver perso tutti i suoi punti di riferimento. L’essere tornare a casa, in patica, l’ha fatta sentire di nuovo bambina.

Disturbi alimentari per l’esperta l’origine è post traumatica

Tornando alle cause alla base dei disturbi alimentari, la psicoterapeuta Laura Dalla Regione ha spiegato che all’origine dei disturbi alimentari durante il lockdown c’è “un’origine post-traumatica”. Un ruolo determinante è svolto dall’essere distanti dagli amici e, soprattutto, dalla relazione con i genitori, con i quali si è costretti a convivere di più.


Leggi anche: ANNA, 11 ANNI, STRONCATA DALL’ANORESSIA: ALLARME DEI MEDICI PER LE GIOVANISSIME


I bambini cominciano a sviluppare forme di selettività o rifiuto totale del cibo. La paura del cibo è paura del mondo”, ha spiegato Della Regione. L’esperta poi ha posto l’accento su quella che definisce “la discrepanza di assistenza tra le Regioni”.

I centri specializzati infatti sono diffusi ancora a macchia di leopardo, secondo l’esperta. In alcune Regioni c’è un sistema ben avviato come Lombardia, Umbria, Veneto, Emilia Romagna, Toscana e Basilicata. Il discorso è diverso, invece, nel Lazio, nel Piemonte o nelle Marche, addirittura inesistente in Calabria, Puglia e Sardegna.

Di conseguenza, la psicoterapeuta ha voluto specificare che “non si muore di anoressia e bulimia, ma si muore per non avere potuto accedere alle cure”.

Come chiedere aiuto

A Roma, ad esempio, il riferimento è l’Asl Roma 1  e l’ospedale Bambin Gesù dove, come ha chiarito Armando Cotugno, a capo del centro disturbi alimentari, i genitori stabiliscono l’appuntamento tramite mail o per telefono .

Il progetto terapeutico dura all’incirca 12 mesi, comprendendo colloqui settimanali con lo psicoterauta per il figlio e i genitori, insieme e separatamente.

Ad ogni modo, anche Cotugno ha confermato il boom di casi alla fine del primo lockdown. L’esperto ha rivelato, infatti, che “Tra maggio e luglio sono raddoppiate, da 20 a 40 al mese, soprattutto per minori tra 12 e 17 anni con anoressia nervosa”.

Ecco il numero Verde SOS Disturbi Alimentari: 800 180969

Per conoscere le strutture specializzate consultare il sito www.disturbialimentarionline.it.

Unimamme cosa ne pensate di questi dati sui disturbi alimentari nei bambini?

sabrina faber

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