Secondo una recente scoperta, l’origine dell’endometriosi ha a che fare con la gravidanza: come proteggere il feto? I consigli degli esperti.
Secondo una recente scoperta, all’origine dell’endometriosi ci sarebbe un disturbo nella formazione dell’apparato genitale femminile del feto.
Lo studio è tutto italiano: condotto dal Presidente della Fondazione Italiana endometriosi Pietro Giulio Signorile ed incluso nel libro “Endometriosis in adolescents: a comprehensive guide to diagnosis and management’” di C. H. Nezhat, da poco pubblicato negli Stati Uniti.
In questa pubblicazione, un intero capitolo è stato redatto da Signorile. In questo capitolo è contenuta la dimostrazione dell’origine di questa patologia caratterizzata dall’anomala crescita di endometrio al di fuori della cavità uterina.
In Italia oltre 3 milioni di donne soffrono di endometriosi, una malattia dura e devastante la cui diagnosi è ancora molto difficile. Grazie a uno studio italiano, tuttavia, sembra essere stata fatta più chiarezza in merito alle sue origini. A parlarne è il Presidente della Fondazione Italiana endometriosi, in uno studio pubblicato anche negli Stati Uniti.
“Dall’analisi condotta su oltre 100 feti umani, abortiti spontaneamente e raccolti presso l’Università di Trieste, è emersa la presenza di cellule endometriali fuori dall’utero, in percentuale analoga ai casi di malattia nella popolazione adulta“, spiega Signorile nelle sue ricerche.
“Trattandosi di malattia congenita, l’origine era da rinvenire nella formazione dell’apparato genitale del feto; da uno studio su modelli animali è stato provato che la somministrazione di sostanze inquinanti, dette interferenti endocrini, in grado di oltrepassare la placenta, disturbano il normale sviluppo dell’apparato genitale dell’embrione femminile determinando casi di endometriosi. Si tratta di circa 80 mila composti chimici che generano effetti assimilabili agli estrogeni, ma mentre gli adulti hanno enzimi in grado di eliminarli, l’embrione li trattiene. Contano ovviamente tempo di esposizione e quantità“, ha continuato l’esperto Presidente della fondazione Italiana endometriosi.
Secondo le precedenti teorie, ad oggi smentite, l’origine dell’endometriosi era da individuare in una mestruazione retrogada, una mestruazione cioè durante la quale il sangue mestruale con cellule di endometrio non fuoriesce dal canale vaginale ma torna indietro, e risale le tube di Falloppio, fino alle cavità pelviche. In realtà, successivamente, è stato dimostrato che tra tutte le donne con mestruazione retrogada solo il 10% di esse ha poi sviluppato la malattia.
“Studi successivi ai nostri hanno confermato la presenza di struttura endometriosica nei feti di sesso femminile: asintomatica fino alla pubertà quando gli input ormonali ne provocano l’attivazione. Le implicazioni cliniche e terapeutiche sono rilevanti. E un’azione preventiva sull’assorbimento di sostanze inquinanti durante la gravidanza potrebbe ridurre il rischio di sviluppare nel feto la malattia“, continua il capitolo “La presenza dell’endometriosi nel feto umano”, si legge su Dire.
Tra le cause, quindi, l’esposizione a sostanze inquinanti in grado di oltrepassare la placenta e giungere fino al feto.
Dunque, ecco alcuni accorgimenti da adottare per tutelare la donna gravida e il nascituro in modo da ridurre l’esposizione agli agenti inquinanti specialmente nei primi sei mesi di gravidanza:
E voi unimamme, che ne pensate di questo nuovo studio? Applicherete questi consigli?
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