Mascherine U-Mask: la denuncia e l’intervento dell’Antitrust. Cos’è successo.
La mascherina U-Mask già al centro di polemiche e di una denuncia è finita del mirino dell’Antitrust per pubblicità ingannevole.
L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha aperto una istruttoria nei confronti dell’azienda che produce la mascherina in merito alla sua capacità filtrante. Ecco cosa è successo.
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Mascherine U-Mask: la denuncia e l’intervento dell’Antitrust
U-Mask è la mascherina riutilizzabile in tessuto, realizzata con il neoprene, divenuta molto popolare tra i vip e acquistabile in farmacia. Prodotta dall’azienda U-Earth, da qualche settimana è finita sulle cronache per denunce e inchieste.
A fine gennaio, la Procura di Milano aveva disposto il sequestro di 15 dispositivi e 5 filtri, in alcune farmacie milanesi e nella sede dell’azienda. Il provvedimento era stato preso dai magistrati per verificare le effettive capacità filtranti delle mascherine rispetto a quanto dichiarato dall’azienda. la denuncia era stata presentata da un produttore concorrente.
C’è stata anche l’inchiesta del programma tv Striscia la Notizia, che aveva incaricato i laboratori BpSec per i test di sicurezza ed efficacia della mascherina. Dai test era risultato che la mascherina U-Mask avrebbe una capacità di filtraggio sotto la soglia di legge e addirittura inferiore a quella di una comune mascherina chirurgica da 50 centesimi. Questo nonostante l’azienda pubblicizzi la mascherina vantando un capacità filtrante pari a quella dei dispositivi di protezione individuale (Dpi) come le mascherine professionali Ffp2 e Ffp3. I dati dei laboratori BpSec, ottenuti da Striscia la Notizia, sarebbero confermati da altri laboratori indipendenti.
Altroconsumo, invece, aveva sostenuto l’efficacia filtrante al 98% della mascherina U-Mask. L’associazione di tutela dei consumatori aveva affermato che il test da loro effettuato,” svolto secondo le regole EN 14683 che dettano lo standard delle mascherine chirurgiche, ha dimostrato che la U-Mask ha una capacità filtrante del 98% e una respirabilità decisamente buona, anche dopo 5 lavaggi in lavatrice a 60 °C (sia della cover che del filtro). Questo significa che il filtro, che secondo le indicazioni del produttore è utilizzabile per 150 o 200 ore, può invece essere riutilizzato, con beneficio per l’ambiente e le tasche dei consumatori”.
Dunque, la U-Mask, sarebbe conforme alla normativa sulle mascherine chirurgiche con la quale è registrata presso il Ministero della Salute (non è un dispositivo di protezione personale, come le Ffp2). Aveva concluso Altroconsumo, criticando allo stesso tempo la comunicazione dell’azienda produttrice che “potrebbe far pensare che questa mascherina abbia un’efficacia filtrante superiore a quella di una mascherina chirurgica, pur essendo registrata come tale”.
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L’istruttoria dell’Antitrust
Ora, sulla questione è intervenuta l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Antitrust) che ha aperto un’istruttoria per pubblicità ingannevole e pericolosa nei confronti dell’azienda che produce la U-Mask. Il prodotto sarebbe privo delle caratteristiche indicate e della capacità filtrante pubblicizzata.
Secondo l’Autorità l’efficacia di queste mascherine in tessuto verrebbe enfatizzata con modalità ingannevoli e aggressive.
Pertanto, si legge sul sito web dell’Autorità. l’Antitrust “ha avviato un procedimento istruttorio, nei confronti delle società U-Earth Biotech Ltd. e Pure Air Zone Italy S.r.l., per contestare le attività di promozione e di vendita delle mascherine ‘U-Mask’“. Attività che “sfruttando indebitamente la situazione di emergenza sanitaria in corso per indurre il consumatore a comprare a prezzi elevati il prodotto reclamizzato”.
“I claim con cui le società enfatizzerebbero l’efficacia, in termini di prevenzione, delle mascherine in questione – spiega l’Antitrust – appaiono in grado di ingannare i consumatori, inducendoli all’acquisto di un prodotto privo delle caratteristiche e della capacità filtrante pubblicizzata, con conseguente potenziale pericolo per la salute“.
“Sotto questo profilo – aggiunge l’Autorità -, al prodotto U-Mask da un lato è attribuita un’efficacia protettiva (per singolo filtro) di 200 ore di utilizzo effettivo o di un anno, che non sarebbe debitamente comprovata; dall’altro, questo tipo di mascherina sarebbe impropriamente comparato con dispositivi di protezione individuale (DPI) rispetto ai quali, secondo la presentazione sul sito web, ‘U-Mask ha un’efficienza superiore, paragonabile a un FFP3’. Invece U-Mask non è certificata come DPI – sottolinea l’Antitrust – ma risulta registrata presso il Ministero della Salute come dispositivo medico di ‘classe I’“.
Inoltre, l’Autorità contesta altre omissioni e ambiguità nelle informazioni presenti sul sito, in relazione al diritto di recesso, al foro del consumatore, alla garanzia legale di conformità e al meccanismo extra-giudiziale di reclamo e ricorso.
Vista l’attualità della questione e la gravità della condotta delle società produttrici, l’Autorità ha anche comunicato di aver “avviato un subprocedimento cautelare, volto a verificare la sussistenza dei presupposti per la sospensione provvisoria di tale pratica“. Ha assegnato alle società un breve termine per la risposta.
Inoltre, il 15 febbraio 2021 l’Autorità ha condotto ispezioni nelle sedi di U-Earth Biotech Ltd. e Pure Air Zone Italy S.r.l. con la collaborazione della Guardia di Finanza.
Ulteriori informazioni sul sito web dell’Antitrust: www.agcm.it/media/comunicati-stampa/2021/2/PS11950
Che ne pensate unimamme di questa vicenda? Avete mai usato queste mascherine?