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Coronavirus a Wuhan: scoperta la diffusione dell’epidemia

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valeria bellagamba
(Il capo della missione OMS a Wuhan, Peter Ben Embarek. Foto di HECTOR RETAMAL/AFP via Getty Images)

Che il Coronavirus Sars-Cov-2 circolasse in Cina molto tempo prima della sua scoperta ufficiale era cosa nota. Ora però arriva l’avallo della scienza, con le scoperte degli ispettori dell’Organizzazione Mondiale della Sanità durante la loro missione a Wuahn, la città simbolo della pandemia. Dove l’emergenza sanitaria ha avuto origine ufficialmente e la prima città al mondo a entrare in lockdown il 23 gennaio 2020.

Ora, a distanza di un anno, il quadro della diffusione del virus si sta definendo meglio. Nonostante tutte le difficoltà che hanno avuto i componenti della delegazione OMS in Cina, prima con una lunga quarantena al loro arrivo poi con le ispezioni comunque controllate dal governo cinese e un non completo accesso a tutti i dati, sono comunque importanti le scoperte che hanno fatto. Ecco che cosa bisogna sapere.


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Coronavirus a Wuhan: scoperta la diffusione dell’epidemia dalla missione OMS in Cina

In Cina, a Wuhan, l’epidemia di Covid-19, la malattia causata dal nuovo Coronavirus Sars-Cov-2, nel dicembre del 2019, data ufficiale di inizio, era molto più diffusa di quanto si pensasse. I casi, quasi sicuramente, erano molto più numerosi di quelli ufficialmente dichiarati dalle autorità sanitarie cinesi.

È quanto hanno stabilito i componenti della missione OMS che lo scorso gennaio si sono recati a Wuhan per studiare l’origine della pandemia. Gli ispettori sono giunti a queste conclusioni dopo aver scoperto che già a dicembre del 2019 erano presenti a Wuhan più di 12 ceppi del Coronavirus. Segno evidente che l’infezione circolava già da tempo.

Questo significa che i primi contagi da Sars-CoV-2 potrebbero essersi verificati non a Wuhan e nei mercati della città, in un primo momento finiti sotto accusa, e perfino in altre parti della Cina. Le infezioni avrebbero circolato sotto traccia, in forma asintomatica o paucisintomatica (scambiate per un’altra malattia), fino all’esplosione esponenziale a Wuhan, dove si è verificato il primo grande focolaio.

I componenti della missione OMS hanno anche incontrato il primo paziente cinese di Covid-19 ufficialmente dichiarato. Si tratta di un uomo di circa 40 anni che era stato segnalato come infetto  l’8 dicembre 2019. L’uomo, un impiegato, non aveva all’epoca una storia di viaggio recente, conduceva una vita normale e non era nemmeno mai stato al mercato dei frutti di mare Huanan di Wuhan dov’era scoppiato un grosso focolaio e che era stato chiuso e non è stato mai più riaperto.

Questi dati, raccolti dagli esperti dell’OMS, dimostrano che il Coronavirus si era diffuso in Cina molto tempo prima dell’emergenza ufficiale scoppiata a metà dicembre. Del resto, anche in Italia è stato scoperto un nuovo paziente 1, che risalirebbe a novembre 2019.

Il capo della missione OMS in Cina, Peter Ben Embarek, ha spiegato in un’intervista alla CNN che “il virus era circolato molto a Wuhan a dicembre, questa è una nuova scoperta“. L’esperto ha spiegato che alla missione OMS gli scienziati cinesi hanno presentato 174 casi di Coronavirus rilevati a Wuhan e dintorni nel dicembre 2019. Di questi, 100 erano stati confermati da test di laboratorio, mentre gli altri 74 attraverso la diagnosi clinica dei sintomi del paziente. Secondo Embarek, il numero ampio di casi gravi scoperti dai medici cinesi all’inizio dell’epidemia significava che la malattia avrebbe potuto colpire più di 1.000 persone a Wuhan quel dicembre. Poiché la maggior parte dei casi Covid è lieve, un numero elevato di casi gravi significa che le infezioni sono ampiamente diffuse.


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La missione dell’OMS ha esaminato un più ampio materiale genetico dai primi casi di Coronavirus a Wuhan. Questo ha permesso agli scienziati di esaminare campioni genetici parziali, piuttosto che quelli completi soltanto. Questo ha permesso agli scienziati di raccogliere per la prima volta 13 diverse sequenze genetiche del virus SARS-COV-2 da dicembre 2019. Le sequenze, se esaminate con i dati più ampi dei pazienti in Cina nel 2019, potrebbero fornire preziosi indizi sulla geografia e la tempistica dell’epidemia prima di dicembre.

Alcune delle sequenze del virus vengono dai mercati, tra cui il mercato Huanan dei frutti di mare, altre invece non sono legate ai mercati.

È ancora presto per formulare delle conclusioni su queste 13 varianti del virus. Saranno necessari ulteriori approfondimenti e l’analisi dei dati attraverso modelli matematici. Tuttavia, la diffusione di così tante differenti varianti potrebbe suggerire che il virus stava circolando da un tempo molto più lungo di un mese.

Il materiale genetico trovato può dare delle risposte sull’origine e la diffusione della pandemia. A questo scopo gli esperti dell’OMS sperano di poter esaminare presto circa 200mila campioni di donatori di sangue conservate nella banca del sangue di Wuhan, che risalgono fino a due anni indietro ma che le autorità cinesi non hanno messo a loro disposizione. Altri campioni biologici, che avrebbero potuto essere utili, non sono stati accessibili agli scienziati.

L’auspicio è che con ulteriori studi della comunità scientifica internazionale, anche su questi campioni, si possano chiarire dubbi e dare più risposte sulla pandemia di Covid-19. Nel frattempo, secondo alcuni studi all’origine della pandemia di Covid-19 ci sarebbero gli effetti sull’ecosistema del riscaldamento climatico.


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Foto da Adobe Stock

Che ne pensate unimamme di queste scoperte?

valeria bellagamba

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