Un nuovo studio sulla Terra dei fuochi condotto dall’ISS ha voluto analizzare qual è la correlazione tra rifiuti e tumori. Si tratta di uno studio importante, ecco perchè.
A commissionare lo studio all’ISS, Istituto Superiore di Sanità, è stata la Procura di Napoli Nord quattro anni fa. Il team di ricercatori ha analizzato 38 comuni compresi tra Napoli e Caserta, oltre 2.500 siti di rifiuti, e analizzato le dismissioni ospedaliere e il registro dei tumori.
Lo studio si è basato su due indici di rischio: quello sui rifiuti e quello sull’eccesso di esiti sanitari.
In particolare, da quanto è emerso dall’analisi epidemiologica, oltre il 35 per cento della popolazione si trova a cento metri di distanza da un sito di sversamento rifiuti. Di conseguenza, nessuno dei comuni che sono stati analizzati può considerarsi fuori e pericolo.
L’obiettivo dello studio è stato quello di realizzare un mappa dei siti e delle relative conseguenze che hanno potuto avere sulla salute delle persone che risiedono nelle loro vicinanze.
Lo studio, commissionato nel 2016, ha consegnato un rapporto di 67 pagine che ha fatto giungere gli esperti alla conclusione che è possibile che vi sia un nesso tra la presenza di siti di sversamento rifiuti e un aumento delle malattie nella popolazione che abitano nelle vicinanze.
Questo rapporto, peraltro, giunge in un momento in cui della terra dei fuochi se ne parlava poco spengendo alcuni a pensare che si trattasse, ormai, di un problema ormai risolto. Purtroppo la situazione è bene diversa.
Lo studio ha preso in esame 38 comuni, di cui 19 sono in provincia di Napoli e 19 in provincia di Caserta.
Tra questi, sono 34 i comuni che rientrano nella Terra dei Fuochi istituita nel 2014, mentre 24 fanno sono situati nel sito domitio-flegreo.
Ciascuno di questi siti, inoltre, è stato classificato prendendo in considerazione i rifiuti sversati, la pericolosità per la salute e la tipologia.
Per ogni tipologia di sito, poi, è stato stabilito un codice numerico compreso tra 1 e 6, mentre per la pericolosità un codice composto da lettere compreso tra A e D .
Di conseguenza, la categoria 5A è quella più pericolosa perchè costituita da incendi, roghi di plastiche e pneumatici come anche di ecoballe.
Solamente, Giugliano in Campania, comune in provincia di Napoli, ha fatto registrare più di 600 siti pericolosi su un campione di 2767. Tra questi, peraltro, sono ben 178 quelli di categoria 5A. A seguire, ci sono il comune di Caivano, con 85 siti e quello di Afragola con 88 siti di classe 5A. Non migliora la situazione a Villa Literno, che conta ben 172 siti pericolosi sparsi su tutto il territorio.
Da questa analisi, si è valutato un indice di rischio rifiuti compreso tra 1 a 4. Il livello più alto è stato registrato nei comuni di Giugliano, Caivano, Cardito, Casoria, Melito e Mugnano e, per finire, il comune di Villaricca. In queste zone, tra l’altro, si è rivelato un eccesso di malattie come tumore al seno, asma, malformazioni sui neonati come anche leucemie.
I ricercatori che hanno condotto lo studio in esame hanno individuato, tra le sostanze pericolose presenti nei 2767 siti, la presenza di metalli come “idrocarburi, gli IPA, idrocarburi policiclici aromatici, diossine e furani“.
A tal proposito, sono state prese in esame le dismissioni ospedaliere, le diagnosi e il registro dei tumori della città di Napoli e di Caserta, nonché gli indici statistici.
Si è notato, in particolar modo, un’incidenza di tumori al fegato, alla vescica, al seno, ai testicoli e di linfoma di Hodgkin.
Secondo quanto riferito dagli stessi ricercatori non sono stati presi in esame le condizioni socio economiche della popolazione residente, dal momento che “il territorio indagato può ritenersi abbastanza omogeneo, in termini di accesso alle cure e di stato socio-economico delle popolazioni“.
A conclusione dello studio, i ricercatori hanno spiegato che è molto probabile un nesso tra la vicinanza ai siti di sversamento di rifiuti e l’aumento di alcune malattie tumorali. Ovviamente, si è tenuto a specificare che alcune patologie hanno diverse origini ma che, tuttavia, il fattore ambientale rientra tra queste.
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Per questo motivo, gli studiosi hanno raccomandato l’adozione di misure urgenti. Per prima cosa, si è detta necessaria una bonifica dei siti di sversamento. Negli ultimi anni, infatti, questa pratica si è quasi completamente arrestata, se non per singoli territori con risultati poco significativi per mutare lo scenario attualmente in atto.
Per il gruppo di ricerca, inoltre, un altro intervento fondamentale è quello di porre fine al “traffico illecito di rifiuti ed i roghi pericolosi“. Questa, infatti, è una pratica che sta martoriando il territorio della Campania.
Di conseguenza, è stato raccomandato un’ulteriore studio epidemiologico sui territori analizzati in questi quattro anni. Dal rapporto, infatti, è emersa la richiesta di un potenziamento del servizio sanitario.
Il team di ricercatori ha, in conclusione, precisato che non ha molto senso stilare una classifica dei comuni più martoriati dal fenomeno poiché, da quanto emerge dall’analisi, sia in riferimento al calcolo dell’indice di rischio rifiuti sia a quello relativo agli esiti sanitari, non c’è nessun comune, tra i 38 analizzati, a potersi ritenere immune dal pericolo.
Lo studio in questione, dunque, va ad inserirsi nell’ambito di una già difficile situazione che ha colpito e sta colpendo la Terra dei fuochi, espressione nata già negli anni 2000 rivelando l’annosa vicenda.
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Stando ai ricercatori, tale situazione può essere risolta solo mettendo in atto degli interventi mirati come arrestare gli incendi, dare vita ad un’opera di bonifica del territorio e avviare un potenziamento del sistema sanitario.
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