Il problema relativo alla salute mentale è sempre più attuale, soprattutto oggi, a causa delle restrizioni dovute alla pandemia che hanno peggiorato le condizioni lavorative con la conseguente ripercussione sullo stato di salute.
Tortuga, un think-tank di 51 studenti, impegnati in ambito economico e delle scienze sociali, ideato nel 2015, ha condotto uno studio relativo alla salute mentale.
Per poter realizzare sé stessi nella società, la salute mentale è essenziale. Tale principio, però, va ad inserirsi in una situazione ben più complessa dato l’aumento delle persone colpite da problemi di natura mentale in tutto il mondo.
Solo in Italia, ad esempio, si stima che l’aumento di casi di depressione si aggiri intorno al 5,4 per cento, insorgendo in individui con età superiore ai 15 anni. Molto probabilmente, peraltro, il numero è inferiore al dato reale vista la l’accezione negativa attribuita ai disturbi mentali, dovuta a pregiudizi culturali e alla poca consapevolezza di sé.
La salute mentale è un aspetto che va a influenzare diversi ambiti. Basti pensare, infatti, a quello lavorativo dove diversi studi hanno rilevato un aggravamento dello stato di salute mentale ha un effetto negativo sia sul reddito che sulla perdita delle ore di lavoro.
Da alcune stime, inoltre, nei Paesi Ocse, Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, i disturbi mentali sono una dei principali motivi di assenza dal posto di lavoro.
Mentre, invece, è stata registrato un rapporto positivo tra salute mentale e occupazione lavorativa.
Chi, infatti, ha una salute mentale migliore risulta più facilmente occupato e, allo stesso tempo, avere un lavoro stabile e duraturo ha un effetto positivo sulla salute.
Da non sottovalutare è poi lo “spillover”, ossia il fenomeno a causa del quale le condizioni mentali precarie dei genitori finiscono con avere conseguenze anche sui figli.
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Subire situazioni di disagio psicologico in giovane età e in adolescenza, infatti, può avere ripercussioni sulla salute mentale in età adulta o sul rendimento scolastico. Entrambi fattori che svolgono un ruolo fondamentale sul il benessere della persona e sulla successiva integrazione sociale.
L’importanza di parlare di salute mentale, peraltro, oggi è resa ancor più evidente dall’attuale pandemia da Covid-19 che ha comportato l’adozione di misure restrittive molto pesanti.
Ad essere colpite maggiormente dall’emergenza sanitaria sono state le persone che, già prima della pandemia, versavano in condizioni lavorative precarie. Alcuni studi mostrano, ad esempio, che uno stato economico e sociale precario è l’origine di una maggiore mortalità.
Da un lato, infatti, questa condizione ha avuto ripercussioni sulla salute e dall’altro ha aumentato i casi in cui si ricorre a comportamenti pericolosi per la propria salute come, per esempio, bere alcolici o fare uso di sostanze stupefacenti.
La relazione negativa, peraltro, è presente anche per quanto riguarda la disoccupazione. Diversi studi dimostrano che il disagio mentale è la causa e l’effetto della disoccupazione.
Stando ai dati forniti dall’Ocse, nel 2015, i costi totali delle malattie mentali si aggirano intorno ai 600 miliardi di euro, nei Paesi dell’unione Europea.
Questi costi possono essere divisi in:
Tra i primi, rientrano la spesa medica erogata dal sistema sanitario e le forme di assistenza come pensioni di invalidità e giorni di malattia retribuiti.
Tra i secondi, invece, rientrano le ricadute che i problemi mentali generano nel mondo del lavoro e che si manifestano in tassi di occupazione bassi per gli individui con problemi mentali e una conseguente minore produttività.
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L’intervento sulla salute mentale dei cittadini è, dunque, necessario per garantire una migliore qualità della vita a chi è affetto da disturbi psicologici, ma anche dal punto di vista economico.
La situazione, tuttavia, è ancora molto lontana da una soluzione. la salute mentale rimane tutt’oggi un argomento molto poco affrontato.
La salute mentale, infatti, si scontra con diverse barriere come il pregiudizio e la successiva discriminazione.
Stando ai dati forniti dall’ENPAS, Ente Nazionale di Previdenza ed Assistenza per gli Psicologi, gli accertamenti di natura psicologica è in costante aumento, segno questo che questo tipo di problemi sia visto in maniera meno negativa rispetto al passato.
L’Istituto Piepoli, inoltre, ha condotto un’indagine che ha rivelato che sono circa 4 italiani su 10 ad essersi rivolti a uno psicologo, sia per essi che per un membro della famiglia.
Si tratta di un dato che va di pari passo alla media dell’Unione Europea, con più di una persona su sei che ricorre ad accertamenti sulla propria salute mentale.
Va sottolineato, peraltro, che tra i servizi di salute mentale rientrano diversi patologie:
In quest’ultimo caso, si tratta di situazioni in cui i sintomi ci sono ma non sono tali da rendere possibile una diagnosi. In alcune tipologie di depressione o in alcuni disturbi alimentari si ricorre a specifici criteri per diagnosticare la sussistenza di patologie o meno.
Un folto numero di persone, poi, pur non soffrendo di condizioni psicologiche gravi, sentono il bisogno di concedersi un supporto psicologico per affrontare, ad esempio, un lutto o una situazione particolarmente difficile.
In poche parole, data la stringente importanza di una buona salute mentale, soprattutto alla luce delle attuali incertezze generate dalla pandemia, è fondamentale un sistema in grado di tutelare i più bisognosi.
Anche se i datti a cui si è fatto riferimento indicano un aumento del numero di individui che ricorrono ad accertamenti sul proprio stato mentale, c’è ancora molto da fare per aiutare tutte le persone che necessitano di cure.
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