Paolo Bonolis, la zia Adele è “quasi santa” e ha lo stesso nome della figlia. Cosa ricorda di lui il nipote e cosa gli ha insegnato.
Paolo Bonolis (fonte Instagram @sonopaolobonolis)
Da sempre si conosce Bonolis per il suo senso dell’umorismo, per il suo essere un grande intrattenitore televisivo e grande lavoratore.
A fare da cornice a tutto ciò anche la sua famiglia allargata, grande sostenitrice dei suoi lavori e impegni. Per non parlare poi del bellissimo legame che ha con l’attuale moglie Sonia Bruganelli e con i figli ai quali è legatissimo.
Tra l’altro è anche diventato da pochi mesi nonno e il nipote è bellissimo!
Tuttavia c’è una parte della sua vita sconosciuta ai più e relativa alla sua famiglia d’origine.
Davvero in pochissimi erano a conoscenza di questa notizia che sta facendo il giro del web. Infatti il noto conduttore di Mediaset e amatissimo dal suo pubblico ha rilasciato un’intervista eccezionale, ma perché è eccezionale la zia.
In un’intervista su Oggi Bonolis ha parlato di lei, sorella del nonno Carlo, Adele Bonolis che è stata proclamata venerabile da Papa Francesco il 21 gennaio.
La donna è stata dichiarata venerabile per la sua condotta bonaria durante la vita. Per il momento la zia si trova al centro di una causa di Beatificazione e Canonizzazione da parte della Chiesa e a breve si saprà se diventerà santa o meno.
Così il conduttore, grazie all’intervista, ha parlato del rapporto che aveva con questa zia e delle sue opere di bene.
Adele Bonolis, la zia di Paolo Bonolis, venerabile perché “riparatrice di umanità”
Adele Bonolis è stata una “riparatrice di umanità”, si legge sul sito della Comitato a suo nome, nata a Milano nel 1909, cresciuta in oratorio e formatasi nel gruppo della Gioventù Femminile dell’Azione Cattolica. Studia e si diploma con la maturità classica e poi si laurea in Lettere e Filosofia. Nel frattempo si dedica all’insegnamento.
Di lei si racconta che rimase folgorata da bambina alla vista di una prostituta: “avevo solo otto anni. Ero andata incontro a mio padre con l’ombrello perché pioveva e in via Edmondo de Amicis, all’angolo con Corso Genova, c’era una prostituta sotto l’acqua, coi fiorellini in testa, come usavano una volta. La mia attenzione di bambina si è immediatamente rivolta ai fiorellini, a questa donna così esposta sotto l’acqua. Avvicinandomi a lei e sorpassandola, mi sono voltata. Mio padre mi ha dato un potente ceffone e mi ha detto: «Queste donne non si guardano». A me ha fatto un’impressione terribile, non gli ho chiesto il perché ma per me è iniziato il problema: «Chi sono queste donne? Perché così sole? Perché così esposte? Perché così tristi?”
La donna si è sempre prodigata per gli altri tanto che è riuscita ad aprire 4 case di accoglienza per ex prostitute, donne affette da malattie psichiche, per uomini provenienti dal carcere o da manicomi.
Insomma dei veri e propri luoghi di ritrovo per tutte quelle persone in difficoltà che difficilmente trovavano in altri un aiuto.
Sulla figura della donna è stato anche girato un docufilm, fatto da Paolo Lipari, La centesima strada: viaggio alla scoperta delle case di Adele Bonolis che ripercorre la vita della donna e che verrà mostrato in streaming il 25 febbraio proprio presso la fondazione che porta il suo nome.
All’evento, ovviamente, parteciperà il presentatore televisivo che attraverso le pagine di Oggi ha voluto ricordare l’operato della zia. Ovviamente Bonolis, quando la zia era ancora in vita, era un giovane, ma i suoi ricordi su di lei sono ben fissi nella sua mente.
Ecco che cosa ha detto a riguardo: “I miei ricordi diretti risalgono a quando, tra i 7 e i 12 anni, andavo in ospite in estate in una delle sue case, quella di Montano Lucino, sul Lago di Como. Era sempre pacata, sorridente. Gentile e mai banale, impossibile farla arrabbiare. E poi strani ricordi dei bambini… Sempre vestita allo stesso modo”
Il conduttore ha ammesso anche che in tutta la sua vita c’è sempre stato lo zampino della zia, nonostante si consideri agnostico: “Nel modo in cui cerco di crescere i miei figli c’è lo zampino di Adele. È lei che mi ha ispirato a incuriosirmi, nella vita. Pe questo ho sposato la traiettoria della conoscenza, nel mio piccolo. È quel che dico ai miei figli: la conoscenza è più divertente che utile”
Dunque, nonostante le diverse visioni della vita rispetto alla zia, Bonolis ha sempre cercato di emulare i suoi comportamenti soprattutto verso la sua famiglia e coloro che lo circondano.
In un’altra intervista, sempre ad Oggi, ha dichiarato: “Io non credo in Dio. Non ho un oggettivo “credo”, mi fermo al “so”. La sera, però, prego sempre” spiegando di aver imparato a pregare a scuola dai preti.
Tornando alla zia Adele, cosa si intende per venerabile? E cosa manca per diventare Beata e poi Santa?
“Venerabile” è chi dimostra “fedeltà continuata giorno dopo giorno alla chiamata di Dio, anche quando costa, anche quando le forze vengono meno, anche quando il mondo sembra non accorgersi di quel bene che si fa per il prossimo. Ogni giorno, fino all’incontro con Dio” ma non solo. Sul sito del Comitato si legge anche che la figura di Adele Bonolis è “modello di virtù, un modello che si può e si deve imitare perché dimostra che ogni persona, con la grazia di Dio ricevuta nel battesimo, anche se non si consacra nei voti religiosi, si può santificare seguendo il Vangelo giorno dopo giorno e potrebbe anche giungere a meritare, quando questo cammino si distingua in modo particolare, anche “gli onori degli altari”.
Il passo successivo è un miracolo, una guarigione certificata. Ed è ciò che Paolo Bonolis si augura avvenga perché la zia lo merita.
E voi unimamme eravate a conoscenza di questa notizia?