La storia dietro la foto del ragazzo ricoverato in terapia intensiva con “Dumbo”. Un progetto/documentario bellissimo.
In questi giorni sta girando sul web una bellissima foto di un filmmaker italiano che ha deciso di immortalare il lato umano dietro a mascherine e numeri che rendono le persone invisibili. Il fotografo si chiama Andrea Pizzini che ha deciso di portare avanti un progetto, “Wellenbrecher“, in un reparto Covid in Alto Adige.
Il tutto nasce dalla voglia di mostrare cosa accade in questi reparti dopo che una sua amica che ci lavora ha ricevuto numerosi attacchi sui social.
Una sua ultima foto ha commosso il web, anche per la storia che c’è dietro, sia del paziente e sia dei medici e degli infermieri.
Andrea Pizzini era in uno dei reparti Covid in Alto Adige quando arriva un paziente speciale: “Ero in reparto da tutto il giorno, e mi preparavo alla notte. Lui era appena arrivato, con il suo Dumbo. Un peluche enorme, che le spondine del letto non riuscivano a contenere. Ogni tanto cadeva, ma un infermiere o un dottore erano subito pronti a rimetterglielo accanto. Nonostante turni da 12 ore, qualcuno si è fermato di più, per tenergli compagnia finché non si è addormentato“.
La foto è molto commovente ed il protagonista dello scatto è un ragazzo con la Sindrome di Down che era stato ricoverato: “Non era intubato, aveva il ‘casco’ per aiutarlo a respirare. Ha dormito con il suo peluche, e così ha passato una notte tranquilla. Di giorno, ci ha salutato tutti mandando baci da lontano“.
Se si visita la sua pagina Facebook si possono vedere diverse foto di momenti quotidiani, anche tra infermieri e medici. Come detto, l’idea parte dalla voglia di “difendere” un’amica: “Tutto è nato perché un’ amica che lavora in terapia intensiva è stata più volte attaccata sui social. L’hanno definita un’ attrice. A un certo punto non ci ho più visto: ho preso la macchina fotografica e sono andato in reparto“.
Si sa, sui social ci sono tante persone che tendono criticare quasi come se fosse un passatempo, anche la foto del paziente con il suo peluche ha avuto delle critiche: “Mi hanno scritto che non poteva essere un paziente giovane, perché aveva dei capelli bianchi. In realtà, erano i tubicini ai quali è attaccato“.
Ormai è quasi un anno che abbiamo imparato o stiamo imparando a convivere con questa pandemia. Ci siamo abituati a sentire parlare di divieti, numeri, terapie intensive e così via, ma non dobbiamo dimenticarci che dietro i volti (medici, pazienti…) ci sono delle persone con delle storie anche di solidarietà e di dolcezza.
Il bravissimo fotografo ha anche intervistato una donna che lui chiama Regina che si trova sempre nel reparto e che tutti la conoscono e la amano anche perchè manda, da lontano, baci a tutti ed ha sempre la battuta pronta.
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