Neonati prematuri, come cambiano le regole con la pandemia di Covid-19. La testimonianza di una mamma e bambini da aiutare.
I primi mesi di vita dei neonati prematuri sono molto difficili, per loro e anche per i loro genitori che si trovano ad affrontare un periodo di incertezza. Bambini e famiglie hanno bisogno di un’assistenza specializzata e dedicata: i piccoli di cure mediche specializzate e gli adulti di consulenza psicologica.
In Italia non mancano le strutture ospedaliere che offrono servizi altamente specializzati per soddisfare queste esigenze. Le cose, tuttavia, si sono complicate a causa della pandemia di Covid-19.
Negli ospedali sono stati limitati gli accessi ai reparti di terapia intensiva neonatale dove sono ricoverati i prematuri, con numerose restrizioni, per limitare i rischi di una diffusione del virus in questi luoghi che ospitano pazienti tanto delicati.
I genitori devono alternarsi nelle visite ai figli e sottoporsi a tampone prima di entrare in reparto. Qui di seguito vi riportiamo una toccante testimonianza.
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Lo scorso 11 gennaio, all’ospedale dei Bambini Vittorio Buzzi di Milano sono nate Mia e Zoe, due gemelline premature. Le bambine sono nate con un paio di mesi ti anticipo rispetto al termine, alla trentesima settimana di gestazione.
La loro storia è stata raccontata a Vanity Fair dalla loro mamma, Dayami, ed è anche l’occasione per sensibilizzare su un tema come quello delle dotazioni degli ospedali e della necessità di aumentarle in questo periodo difficile.
La mamma di Mia e Zoe, una donna originaria della provincia di Sondrio, ha detto che le due bambine sono nate con parto cesareo. Reso necessario dalle loro condizioni. Mia, nata per prima, pesava appena 740 grammi, mentre Zoe, nata un paio di minuti dopo, pesava un chilo e seicento grammi. Le gemelline sono state subito ricoverate in terapia intensiva neonatale, come è prassi in questi casi. Mentre la mamma ha trovato un alloggio in una struttura accanto all’ospedale, una delle case della OBM Onlus che da 15 anni assistono le famiglie dei neonati prematuri ricoverati al Buzzi di Milano.
I genitori, infatti, e le mamme soprattutto, hanno bisogno di soggiornare in strutture vicine all’ospedale dove i figli restano ricoverati, per poter andare in ospedale tutti i giorni e prestare tutte le attenzioni e le cure necessarie. Quando non abitano in zona, necessitano di strutture dove soggiornare, che siano economiche o gratuite, nel caso non abbiano disponibilità economiche.
Dayami, ospitata in una di queste strutture, ha raccontato che andava a trovare le figlie in ospedale tutti i giorni alle 14. Le rigide procedure anti-Covid ammettono nella terapia intensiva neonatale una sola persona alla volta e ogni settimana i genitori dei prematuri vengono regolarmente sottoposti a tampone. Regole rigide ma necessarie, per scongiurare che il Coronavirus entri nel reparto.
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Le nuove procedure di prevenzione hanno richiesto anche una riorganizzazione e un potenziamento dei reparti. Al Buzzi di Milano è stato necessario dividere il reparto della Patologia neonatale in due aree separate, di cui una per ricoverare i neonati di mamme con sospetto di Covid. Questi bebè andavano separati dagli altri, per evitare il rischio di contagio dei neonati sani. Questo sdoppiamento, tuttavia, ha richiesto un raddoppio di tutta la strumentazione clinica e delle dotazioni tecnologiche.
Per sostenere l’ospedale nelle spese per l’acquisto delle nuove attrezzature OBM Onlus ha lanciato una campagna di raccolta fondi: Nascere al tempo del COVID. Si può fare una donazione via telefono al numero solidale 45586.
È sufficiente inviare un SMS al costo di 2 euro o fare una chiamata da rete fissa a 5 o 10 euro. I fondi raccolti saranno impiegati per acquistare incubatrici, culle speciali e saturimetri per monitorare lo stato di salute dei piccoli prematuri, curarli e aiutarli a crescere. La campagna resterà attiva fino al 27 febbraio. C’è ancora una settimana di tempo per fare una donazione.
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