Vaccini da feti umani abortiti contro la pandemia di Covid-19: il nuovo importante parere della Chiesa.
La Chiesa cattolica è intervenuta nuovamente sulla complessa questione etica dei vaccini realizzati dai feti umani abortiti. Un tema che ha diviso alcune componenti del cattolicesimo, con la strenua opposizione delle correnti più tradizionaliste.
In primo luogo comunque, va precisato che non si tratta di feti umani abortiti per produrre vaccini. Come qualcuno potrebbe pensare e come molti complottisti vanno dicendo in giro, falsamente. Non si tratta nemmeno di veri e propri feti, nemmeno abortiti di recente. Bensì nei vaccini vengono utilizzate le linee cellulari, che possono essere replicate in laboratorio, provenienti dai tessuti di feti abortiti molti anni fa.
Dunque non “vengono uccisi bambini per produrre vaccini” come sostiene qualcuno. E alla base della produzione di un vaccino non c’è nemmeno un vero aborto, perché quel vaccino è realizzato con le cellule di un tessuto che molti anni prima apparteneva a un feto abortito.
Anche per chi condanna l’aborto, come la Chiesa cattolica, non c’è dunque una correlazione tra aborto e vaccino. I feti abortiti i cui tessuti sono stati utilizzati per la produzione di vaccini sono pochi, grazie alla possibilità di moltiplicarne le cellule, e sarebbero stati comunque eliminati. Invece sono stati utilizzati dalla scienza per salvare altre vite.
Sebbene questo tema sia sicuramente complesso e anche difficile da comprendere per chi non accetta l’aborto, la Chiesa cattolica è intervenuta per fare chiarezza. Si tratta, infatti, di un tema stretta attualità in questo tempo di pandemia e di produzione di massa dei vaccini per contrastare l’emergenza sanitaria dei contagi da Covid-19.
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La questione se considerare eticamente accettabili i vaccini prodotti con cellule provenienti dai tessuti di feti umani abortiti è stata trattata nell’ultimo numero di Civiltà Cattolica, il periodico quindicinale della Compagnia di Gesù. Non è però una semplice iniziativa dei gesuiti, ma verrebbe dai piani alti della Santa Sede. Tanto che il documento sarebbe stato sottoposto a controllo della Segreteria di Stato vaticana, prima della pubblicazione. Sappiamo, poi, che Papa Francesco è gesuita.
La questione si è posta come di stingente attualità a causa della pandemia di Covid-19 che al momento possiamo sconfiggere solo con i vaccini, a meno di non rinchiuderci in casa per sempre. La vaccinazione di massa, infatti, è indispensabile per poter contenere almeno le conseguenze più gravi della malattia e tornare a vivere normalmente.
Alcuni dei vaccini anti-Covid, tuttavia, quelli prodotti con tecniche più tradizionali, come AstraZeneca, il russo Sputnik e il vaccino Janssen di Johnson & Johnson, che dovrebbe essere approvato a breve in Europa, sono realizzati con linee cellulari appartenenti a tessuti di feti abortiti (come altri vaccini già in uso, peraltro).
La Chiesa ha voluto dirimere la questione etica su questi vaccini, in un momento in cui la massima adesione alla campagna vaccinale contro il Covid è essenziale per i contrasto alla pandemia.
Sulla questione, la Civiltà Cattolica ha pubblicato l’articolo “Vaccini, come decidere responsabilmente?”, firmato da Carlo Casalone, Provinciale d’Italia dei gesuiti, medico, biogenetista, membro del Pontificio Consiglio per la Vita e docente di Teologia morale alla Pontificia Univerisità Gregoriana, che riprende la Nota della Congregazione per la Dottrina della Fede dello scorso 21 dicembre, come riporta Repubblica.
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Già alla fine del 2020, la Congregazione per la dottrina della Fede era intervenuta sull’utilizzo di cellule dei feti abortiti per la produzione di vaccini anti pandemici. E aveva ritenuto “moralmente accettabile” l’utilizzo di questi vaccini in mancanza di alternativa. Un avallo che naturalmente non comporta l’approvazione di pratiche abortive.
La Civiltà Cattolica ha ripreso l’intervento, confermando l’eticità di questi vaccini, che servono a salvare vite, mantenendo fermo il rifiuto della pratica abortiva.
“Di fronte al dilagare della pandemia e alla necessità di produrre vaccini in grado di fronteggiare la minaccia del Covid-19 a livello planetario“, le autorità vaticane approvano l’uso delle cellule ricavate da feti in seguito ad interruzione di gravidanza.
Nell’articolo, padre Casalone spiega che queste cellule sono conservate da anni nei frigoriferi e destinate a sicuro abbandono. Il loro utilizzo per i vaccini è pertanto lecito. Il gesuita, tuttavia, precisa che “il ricorso alla interruzione volontaria della gravidanza è sempre e comunque peccato mortale“.
Padre Casalone afferma che esistono responsabilità differenziate nell’utilizzo del materiale biologico proveniente dai feti abortiti. In particolare, sottolinea che in questo caso “non si partecipa attivamente allo svolgimento dell’atto“, ovvero all’aborto, perché questo è avvenuto molti anni addietro. Inoltre, ribadisce il gesuita,”non si richiede la ripetizione di altri aborti: per la preparazione dei vaccini si utilizzano infatti cellule già disponibili nei laboratori dagli anni Settanta-Ottanta“. I vaccini pandemici citati sopra utilizzano le linee cellulari provenienti da un feto abortito nel 1973 (AstraZeneca e Sputnik) e da uno abortito nel 1985 (Janssen).
Pertanto, “l’azione che si compie è remota, cioè distante nel tempo e periferica riguardo al nucleo di significato del comportamento a cui ci si riferisce. Questi criteri possono aiutare a situare e differenziare anche le responsabilità di altri soggetti che intervengono nell’iter richiesto dalla ricerca e dalla preparazione dei vaccini“, spiega ancora il gesuita.
La conclusione è che “in mancanza di alternative e per la gravità della situazione, l‘uso di questi vaccini ricavati da cellule di feti abortiti viene considerato lecito“.
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