Questa è la storia dei centinaia di scatoloni contenenti le mascherine “mutanda”, fornite a scuola e non utilizzate dai bambini perché troppo scomode. Così da un appello contro lo spreco perché la fine scontata è quella di buttarle, è scattata una bellissima iniziativa.
Taglie inappropriate, tessuti irritanti e scarsa vestibilità sono il motivo per cui tanti studenti hanno deciso di non indossare i dispositivi di protezione distribuiti dalla scuola. Costringendo così le famiglie a mettere mano al portafogli.
Ma qualcuno, si è interessato alla questione della migliaia di mascherine inutilizzate, generando una “reazione a catena” di solidarietà.
Alex Corlazzoli, scrittore e maestro, su Facebook ha raccontato dello spreco delle tante mascherine distribuite nelle scuole per l’emergenza Covid e rimaste inutilizzate perché scomode. Infatti, i bambini le hanno rinominate “mascherine mutanda”.
La denuncia dello spreco sui social ha generato un’azione benefica. Infatti, chi vuole, anziché buttarle, può donarle.
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Le mascherine mutanda non cestinate verranno donate ai bisognosi grazie alla Comunità di Sant’Egido.
L’appello ha fatto il giro sui social e in rete, poi grazie ai volontari, si è trasformato in un’azione di solidarietà.
La referente di Castelli Romani Food and Wine – associazione culturale che si occupa di enogastronomia e protagonista durante il lockdown di aver organizzato delle spese solidali per le famiglie fragili e per i medici in ospedale, ha deciso di organizzare la raccolta dei dispositivi imballati per donarli a Sant’Egidio che li distribuirà ai bisognosi.
La raccolta ha preso vita con il gruppo Facebook: “Renditi utile – raccogliamo le mascherine mutanda“.
Sono centinaia gli scatoloni già confezionati provenienti da tutta Italia:
I punti di raccolta stanno crescendo. Si è osservata una crescita esponenziale e del tutto spontanea in gran parte dell’Italia dei dispositivi monouso certificati, e saranno indirizzati alla Comunità di Sant’Egidio che li ripartirà.
Infine, la distribuzione riguarderà:
Una vera e propria catena di buone azioni, senza polemiche.
Con questo gesto apparentemente “piccolo”, si cerca anche di educare la popolazione a compiere gesti di altruismo in un anno che ha stravolto le nostre vite e ad evitare ogni forma di spreco.
Ma sopratutto, il fine di questa azione è di contribuire alla salvaguardia e la messa in sicurezza di chi da solo non può farlo.
Per ogni informazione collegatevi al gruppo pubblico su Facebook: Renditi utile!
E voi unimamme, cosa ne pensate di questo gesto di altruismo? Avete contribuito?
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