Covid in Italia: no ad allentamenti delle restrizioni, DPCM fino al 6 aprile. Le misure del governo.
Il nuovo governo Draghi non è intenzionato ad allentare le restrizioni anti-Covid, in particolare in un momento in cui i contagi tornano a salire in Italia. La situazione è molto delicata e mentre associazioni di categoria e alcuni presidenti di Regione premono per riaprire, almeno gradualmente, gli esperti avvertono sulla ripresa dell’epidemia per effetto delle nuove varianti del virus.
Del resto, in alcune regioni sono state già istituite delle zone rosse locali, provinciali o comunali. La situazione più preoccupante è ora in provincia di Brescia con una vera e propria esplosione di contagi, a causa della variante inglese, che ha obbligato la Regione Lombardia a chiudere tutto di corsa, anche le scuole.
Mentre i contagi salgono è corsa alle vaccinazioni. Purtroppo rallentate dai ritardi e riduzioni nelle consegne. Nel frattempo, il ministro della Salute Roberto Speranza è intervenuto al Senato per riferire sull’emergenza Covid e anticipare il prossimo DPCM.
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“Non ci sono le condizioni epidemiologiche per abbassare le misure di contrasto alla pandemia, siamo all’ultimo miglio e non possiamo abbassare la guardia“, ha detto il ministro della Salute Roberto Speranza parlando al Senato. “La presenza delle varianti condizionerà l’epidemia: la variante inglese è presente nel 17,8% dei casi e sarà presto prevalente e la sua maggiore diffusione rende indispensabile alzare il livello di guardia, ma fortunatamente non compromette efficacia dei vaccini – ha spiegato -. Le altre due varianti sono più insidiose per la ridotta efficacia dei vaccini. La loro diffusione è minore ma è necessario isolare i focolai“.
“È fondamentale mantenere un approccio di grande prudenza – ha ribadito Speranza -. Con questo livello di incidenza di casi abbiamo 5 Regioni con terapie intensive sopra la soglia critica e l’Rt medio è 0,99, secondo ultimo rilevamento. Quindi l’Rt si avvia con le misure attualmente in vigore a superare la soglia di 1“.
Niente allentamento di restrizioni, niente riaperture di ristoranti a cena, almeno per ora, né di cinema, teatri e nemmeno di palestre. La stagione sciistica, forse, non comincerà più, perché sembra molto difficile una riapertura degli impianti alla data spostata al 5 marzo (dopo i rinvii a gennaio e febbraio). Sono proprio le Regioni del Centro Nord, quelle dove si potrebbe sciare, ad essere colpite dalla nuova ondata dei contagi, che ormai tutti chiamano terza ondata. L’unica Regione che forse potrebbe riaprire gli impianti è la Valle d’Aosta, con pochi contagi e solo 6 pazienti ricoverati in ospedale, nessuno in terapia intensiva.
Il governo si impegna a corrispondere “congrui ristori per le attività che stanno soffrendo“, ha assicurato Speranza. “Questo deve valere per le mie ordinanze che da ora andranno in vigore dal lunedì e per le misure regionali“, ha precisato.
Il ministro ha anche annunciato che “il prossimo DPCM varrà dal 6 marzo al 6 aprile e la bussola sarà la salvaguardia del diritto alla salute“. L’ultimo DPCM, approvato dal governo Conte, infatti scadrà il 5 marzo.
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Il governo, dunque, è al lavoro sulle nuove misure che dovranno regolare aperture e chiusure delle attività. Dalle premesse non dovrebbero esserci grandi novità rispetto ai precedenti DPCM. Nel frattempo, il governo con un nuovo decreto legge ha prorogato il divieto di spostamento tra Regioni e Province autonome fino al 27 marzo e ha introdotto il divieto di visite private nelle zone rosse.
Il ministro della Salute ha sottolineato l’efficacia delle misure differenziate su base regionale, che “ci consente di agire in modo proporzionale e ci ha permesso di non ricorrere ad altri lockdown generalizzati, mentre altri paesi Ue ne hanno fatti due o tre“.
Secondo le anticipazioni del Corriere della Sera, il nuovo DPCM introdurrà un’ulteriore ripartizione delle Regioni a seconda dei colori per ciascun livello di rischio. Sarà introdotta la zona arancione scuro, con limitazioni simili ma inferiori alla zona rossa.
La differenza tra colori riguarderà in primo luogo gli spostamenti fuori dal Comune di residenza, la possibilità di raggiungere le seconde case e le visite ad abitazioni private.
In zona gialla si potrà uscire dal proprio Comune, sempre entro i confini regionali, fare visita a parenti e amici, sempre nel numero massimo di due adulti (più minori di 14 anni e persone disabili), e andare nelle seconde case anche fuori regione e anche se sono in zona arancione. Invece, non è possibile andare in una seconda casa che si trova in zona arancione scuro o in zona rossa.
Chi vive in zona arancione può andare nelle seconde case anche fuori Regione e anche in zona arancione, ma non in zona arancione scuro né rossa. Non è ancora chiaro se chi vive in questa zona potrà oppure non potrà uscire dal proprio Comune, com’è adesso.
Chi si trova in zona arancione scuro non può uscire dal proprio Comune di residenza, se non per comprovate esigenze e con l’autocertificazione. Dunque non potrà recarsi nelle seconde case e nemmeno fare visita a parenti e amici in abitazioni private (nemmeno con il limite di due adulti a visita).
Le maggiori restrizioni continuano ad applicarsi alla zona rossa, dove non si può uscire di casa se non per comprovate esigenze (lavoro, studio, salute, necessità) e muniti di autocertificazione. Naturalmente non si possono raggiungere le seconde case e né fare visite ad abitazioni private, come già anticipato dal decreto legge.
In ogni caso, raggiungere le seconde case è consentito solo al nucleo familiare. Non si può andare in una seconda casa con amici e parenti. Inoltre, è necessario essere proprietari o affittuari di lungo termine.
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