Dal Bambino Gesù arriva una nuova scoperta riguardante le infezioni virali e un modo più efficace per consentire al sistema immunitario di combatterle. Ecco di cosa si tratta.
Lo studio dei ricercatori dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, pubblicato sul Journal of Allergy and Clinical Immunology, condotto anche con il sostegno di AIRC, rivela nuove frontiere nella lotta contro le malattie virali e i tumori, individuando una sorta di scorciatoia per dare al sistema immunitario le difese necessarie, in breve tempo.
Allo studio hanno partecipato diverse entità: il Bambino Gesù e l’università di Genova, l’Ospedale Pediatrico Istituto Gaslini, l’Ospedale Sacro Cuore Don Calabria e, infine, l’Università di Torino, l’Ospedale di Sanremo e il Policlinico San Martino.
Ad ogni modo, il team di ricercatori che ha portato a termine questo studio ha individuato nuove staminali più efficienti nella produzione di cellule killer, deputate a difendere l’organismo dall’attacco degli agenti patogeni.
Le cellule natural killer o NK o linfociti T NK sono una di cellule citotossiche del sistema immunitario, importanti nel riconoscere e distruggere cellule tumorali o infette da virus. Il meccanismo con cui distruggono tali cellule è definito “naturale”.
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Si tratta, in sostanza, di un modo attraverso il quale il sistema immunitario rifornisce in maniera più rapida l’organismo delle necessarie difese per contrastare virus e altri agenti esterni di natura patogena.
Il campione analizzato dallo studio ha riguardato bambini e adulti affetti da diverse patologie come HIV, epatite C e, infine, infezione da citomegalovirus, virus che una volta contratto rimane latente all’interno dell’organismo a vita ma che può riattivarsi quando il sistema immunitario risulta indebolito.
Dunque, nella difesa dalle infezioni provocate da virus, le cellule natural killer ricoprono un ruolo molto importante come anche contro la crescita dei tumori e il diffondersi di metastasi. Si tratta di cellule che vivono solo pochi giorni e che, quindi, richiedono un costante ricambio.
In presenza di condizioni patologiche, come le infezioni virali o anche malattie infiammatorie, le cellule killer sono usate maggiormente dall’organismo per cui tendono ad esaurirsi più velocemente. Ecco che, proprio per rispondere a questa richiesta, si attivano le cellule staminali, iniziando a dividersi dando vita a diverse cellule difensive, in particolare, le cellule natural killer appunto.
Il punto dolente è che, per poter ottenere queste importantissime cellule, perfettamente in grado di svolgere il loro ruolo di difesa, sono necessarie diverse settimane. Questo tempo contrasta con l’aggressività e l’eventuale rapidità con cui avviene la replicazione del virus in caso di infezione.
In particolare, l’analisi condotta sui campioni di sangue dei pazienti ha fatto scoprire due nuove tipologie di cellule staminali.
Il primo tipo di cellule comprende 3 proteine:
dove le ultime due controllano il processo di attivazione e di migrazione alla base delle cellule.
La seconda tipologia, invece, non comprende la proteina CD34, tuttavia, le analisi sulla superficie cellulare hanno rivelato la capacità di dare origine a cellule natural killer.
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Grazie a questo studio, peraltro, molte di queste cellule sono dotate della proteina NKG2C, recettore che consente il riconoscimento del citomegalovirus, bloccandone la sua replicazione.
I professori Lorenzo Moretta e Andrea De Maria, rispettivamente responsabile dell’Area di Ricerca di Immunologia del Bambino Gesù e del Dipartimento di Scienze della Salute dell’Università di Genova, hanno spiegato che queste nuove cellule staminali sono state individuate in un numero anche cospicuo nel sangue dei pazienti affetti da infezioni virali. Di conseguenza, funzionano come “una sorta di scorciatoia” a cui il sistema immunitario ricorrere per produrre rapidamente NK” si legge sul sito dell’ospedale.
Non solo, quando vengono isolate e “coltivate in laboratorio“, queste speciali cellule riescono a moltiplicarsi nel giro di 3 settimane.
Il risultato sono cellule natural killer con spiccata attitudine ad annientare le cellule tumorali e, nel caso di agenti patogeni, di combattere i virus, in particolare, il citomegalovirus.
Secondo il professor Moretta, quella la scoperta di cellule staminali cosi efficaci nella lotta contro infezioni virali, ma anche contro i tumori, “apre la strada alla definizione di strategie terapeutiche per sfruttarle al meglio”.
Moretta, inoltre, ha sottolineato anche di immaginare, in un futuro, farmaci che siano in grado di rafforzare queste cellule di stimolare “una proliferazione direttamente nei pazienti o in laboratorio, seguita da infusione nei pazienti stessi“.
Per il professor De Maria, peraltro, anche se si tratta di un’indagine ancora iniziale, i numeri individuati delle nuove cellule staminali sono particolarmente elevati anche nei pazienti affetti da COVID-19. Si tratta, insomma, di dati che potrebbero aiutare a trovare nuovi spunti e cercare di capire, in maniera più approfondita, l’infezione causata dal virus SARS-CoV-2 che sta causando l’attuale emergenza sanitaria.
Una maggiore comprensione del meccanismo alla base dell’evoluzione dello stesso, tra le altre cose, potrebbe portare alla possibilità di ridefinire gli interventi terapeutici attualmente utilizzati per combattere il virus a favore di cure più efficaci.
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