Vaccini anti-Covid: le buone notizie da Israele e Regno Unito. I dati che bisogna conoscere.
Mentre in Italia dobbiamo fare fronte alle nuove varianti del Coronavirus che preoccupano gli esperti e stanno facendo scoppiare focolai locali, da Israele e dal Regno Unito arrivano buone notizie sulla campagna di vaccinazione.
I due Paesi sono stati tra i primi al mondo a iniziare a vaccinare la popolazione. Il Regno Unito ha anticipato tutti, con il primo vaccino anti-Covid somministrato per la prima volta nel mondo occidentale l’8 dicembre 2020. Israele ha cominciato il 20 dicembre, pochi giorni dopo gli Stati Uniti e una settimana prima dell’Unione Europea. L’imponente macchina organizzativa messa in piedi da Israele e anche le ridotte dimensioni della popolazione, circa 9 milioni di abitanti, meno della Lombardia, hanno permesso una vaccinazione di massa in poco tempo.
Anche il Regno Unito procede spedito e per vaccinare almeno con la prima dose il numero più alto possibile di persone ha deciso di allungare i tempi della seconda. Una strategia inizialmente criticata dagli esperti ma che sembra funzionare, almeno nell’evitare le conseguenze più gravi dell’infezione. Tanto che c’è già qualcuno che sta provando a proporla anche in Italia.
Grazie ai grandi numeri dei vaccini somministrati, è stato possibile calcolare in questi Paesi gli effetti delle vaccinazioni sulla malattia e sulla diffusione dei contagi da Coronavirus. E le notizie sono molto incoraggianti.
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Da un grande numero di vaccinazioni è possibile ricavare i dati sull’efficacia del vaccino anti-Covid. Capire la protezione nei confronti della malattia e gli effetti anche sulla diffusione del contagio. I vaccini attualmente utilizzati sono stati sviluppati per bloccare la malattia e le sue complicazioni ma non sapevamo ancora se fossero efficaci anche contro l’infezione. Infatti, una persone vaccinata potrebbe non ammalarsi di Covid-19 ma contrarre lo stesso l’infezione, anche se in forma leggera o asintomatica, contribuendo a diffondere ulteriormente i contagi.
Ora, invece, da Israele e Regno Unito, i Paesi che più hanno vaccinato finora, arrivano buone, anzi ottime notizie: i vaccini anti-Covid somministrati finora non solo fermano la malattia, riducendo in modo importante i decessi, ma stanno anche fermando l’infezione. Un incoraggiamento ad accelerare la campagna vaccinale in tutto il mondo. La priorità di questo momento.
L’altra notizia positiva è che i vaccini sono in grado di far crollare i decessi per Covid già con una sola dose. È quanto hanno riscontrato le autorità sanitarie israeliane per il vaccino di Pfizer-BioNTech, che è efficace al 99% nell’evitare i decessi. Come riporta Agi.
Il dato molto incoraggiante, comunque, è che questo vaccino è efficace all’89,4% nell’evitare i contagi, quindi il diffondersi del virus. Lo comunicano i dati del Ministero della Salute Israeliano ed è la conferma che il vaccino può bloccare la trasmissione del Coronavirus.
Già altri dati pubblicati dal Ministero della Salute israeliano a inizio febbraio avevano mostrato un netto calo dei ricoveri e delle infezioni tra le persone anziane, le prime ad essere vaccinate.
Questi dati, pubblicati in un articolo sulla rivista Nature, hanno mostrato un calo del 41% delle infezioni da Covid-19 confermate per gli ultra sessantenni e un calo del 31% dei ricoveri da metà gennaio all’inizio di febbraio. Invece, per le persone di età pari o inferiore a 59 anni i casi sono diminuiti solo del 12% e le ospedalizzazioni del 5%. Una differenza dovuta a un maggior numero di vaccinati tra gli anziani, che comunque si sta colmando.
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Positivi sono anche i dati che stanno arrivando dal Regno Unito. In questo caso gli effetti della vaccinazione riguardano nello specifico la Scozia, dove è stato possibile condurre un’analisi circostanziata. I dati sono ancora preliminari e devono essere revisionati ma mostrano che già la somministrazione di una dose di vaccini anti-Covid è in grado di ridurre di oltre l’80% i ricoveri in ospedale. Secondo gli esperti è così confermata l’efficacia dei vaccini già rilevata nei test clinici. Come riporta Il Post.
I dati scozzesi sono stati raccolti tra l’8 dicembre 2020, data di inizio della vaccinazione nel Regno Unito, e il 15 febbraio 2021. Durante questi due mesi sono state somministrate in Scozia 1,14 milioni di dosi di vaccino anti-Covid, che corrispondono a un quinto della popolazione vaccinata con la prima dose. Durante il periodo considerato, 650mila persone avevano ricevuto il vaccino di Pfizer-BioNTech e 490mila quello di AstraZeneca.
Dopo quattro settimane dalla somministrazione della prima dose del vaccino Pfizer-BioNTech i ricoveri si sono ridotti fino all’85%. Mentre dopo la prima dose di AstraZeneca la riduzione dei ricoveri è stata addirittura al 94%. Nello specifico, tra gli individui con più di 80 anni, i vaccini hanno consentito una riduzione dei ricoveri dell’81%.
I dati andranno confermati con studi più approfonditi, ma sono già un segnale molto più che positivo.
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