Le scoperte di un nuovo mastodontico studio sugli effetti dell’inquinamento sullo sviluppo dei bambini, da quando sono ancora in grembo, fino ai 20 anni.
In questi ultimi anni il problema dell‘inquinamento e della salvaguardia dell’ambiente sono sempre più dibattuti.
A suffragare, una volta di più, i pericoli dell’inquinamento sulla nostra salute arriva uno studio effettuato per 20 anni in Spagna, il più grande del suo genere con risultati che evidenziano le conseguenze a lungo termine sui bambini in rapporto al peso alla nascita, allo sviluppo della funzione polmonare e cognitiva.
Ecco come si è svolto lo studio riportato su El Pais:
Lo studio è stato coordinato dall’Istituto di Salute globale di Barcellona nell’ambito del progetto INBA.
Una di queste mamme volontarie, Belén Hinarejos, nel 2005 ha accettato il prelievo di campioni di sangue e di compilare infiniti questionari sulla salute, la dieta, lo stile di vita.
Molte delle domande si sono concentrate sul luogo di residenza.
Insieme alle ecografie del piccolo sono state effettuate anche misurazioni del bimbo, la misurazione della testa, del femore, del peso. Alla fine suo figlio Roger è nato prematuro di un mese, pesava 3 kg.
Dai primi risultati è emerso che i bimbi le cui madri abitavano in zone più inquinate pesavano meno ed erano più piccoli alla nascita. E ciò avviva soprattutto per le donne incinta che passavano molto tempo in casa.
I ricercatori hanno stimato l’esposizione delle donne incinte al biossido di azoto e al benzene e hanno confrontato le misurazioni dei neonati alla nascita.
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“Abbiamo scoperto che i figli delle mamme che abitano nelle zone più inquinate pesavano in media 70 0 80 grammi in meno rispetto a quelli le cui madri abitavano in una zona meno contaminata” ha spiegato uno dei ricercatori
Seguendo questi bambini per così tanto tempo sono stati raccolti anche campioni biologici di ogni tipo che vengono conservati a -80° sotto zero.
Il progetto INMA è stato ispirato da studi iniziati tra la fine degli anni Novanta e i primi del Duemila in cui studi diversi sono stati inglobati andando a costituire una vera miniera di informazioni.
In Europa ci sono studi di questo tipo addirittura più ampi. In Finlandia, per esempio, ci sono studi che ancora proseguono con persone nate negli anni Settanta e Ottanta. Nel Regno Unito c’è uno studio che prosegue con i figli dei primi figli.
Tornando allo studio spagnolo, quando ha avuto 4 anni il piccolo Roger è stato sottoposto a una spirometria, che consiste nel soffiare in una macchina che misura la quantità di aria che si può trattenere e la velocità del flusso polmonare.
In questo modo è stata evidenziata una relazione tra l’esposizione prenatale all’aria inquinata per il traffico e un deficit nella funzione polmonare dei bambini in età prescolare.
Per monitorare i bambini a volte i bambini dovevano indossare zaini con apparecchi che raccoglievano dati sull’inquinamento,e altre volte i sanitari raccoglievano la polvere nelle abitazioni.
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Sempre Roger, l’anno scorso, ha dovuto indossare un cardiofrequenzimetro o una cintura per monitorare la sua attività fisica e le ore di sonno.
Oltre ai test, i bambini hanno dovuto compilare molti questionari su ciò che mangiano e le loro abitudini.
Infine per studiare il loro cervello sono stati utilizzati giochi al pc dall’età di 4 anni. Uno degli esercizi proposti serviva, per esempio, a misurare la capacità di attenzione dei piccoli.
Dai dati ottenuti con questo gioco i ricercatori hanno pubblicato uno studio che testimonia come la maggiore esposizione all’inquinamento da diossido di azoto, NO2, durante la gravidanza e, in misura minore, dopo il parto, è associato a una scarsa attenzione dei bambini tra i 4 e i 5 anni.
L’inquinamento ha effetti anche su:
Al contrario, non sono stati riscontrati legami con il disturbo di ADHD, tratti di autismo, depressione, ansia e aggressività.
In questi 20 anni di progetto è stato dimostrato che l’inquinamento atmosferico, oltre a innescare malattie nei bambini, può influire sulle funzionalità dei piccoli.
Bisogna però ancora stabilire in quale misura.
Il ricercatore Jodi Sunyer osserva che magari a causa dell’inquinamento i piccoli possono avere coefficienti di intelligenza diversi, e a livello collettivo questo ha una grande importanza.
“Queste differenze sono molto evidenti a livello di un quartiere o di una popolazione esposta ad alti livelli di inquinamento”.
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