Durante i 2-3 giorni di attesa che si attende l’esito del test si consiglia di:
- far stare il bambino a casa,
- idratarlo
- fargli mangiare verdure
- somministrare farmaci per contenere febbre se supera i 38.5 gradi e alleviare il malessere generale.
Tanti i positivi anche se pochi casi gravi tra i piccoli in seguito alla diffusione delle nuove varianti. Cosa fare e quando ricorrere all’ospedale? Scopriamolo dalle di un esperto: il presidente dei pediatri Alberto Villani.
Sono due i fronti che vanno analizzati:
Lo studio afferma che chi di loro ha contratto il virus ha avuto un sintomo per circa 120 giorni.
Ma la domande sorge spontanea: come si riconoscono e gestiscono in famiglia i sintomi dei più piccolo?
Scopriamo come risponde Alberto Villani, presidente dell’Associazione Nazionale Pediatri.
Villani sostiene che le forme sono lievi e senza sintomi, tranne in casi eccezionali. Dove ci sono sintomi importanti bisogna far ricorso a cure mediche, ma senza preoccupazioni eccessive, poiché il ricovero di pazienti per Covid è un evento straordinario.
Dei 100 mila decessi registrati per Covid, solo 19 sono stati quelli dei soggetti in età evolutiva, e questi ultimi sono affetti da patologie importanti e pregresse.
Il pediatra Villani, durante l’intervista rilasciata alla Stampa, dice che è fondamentale distinguere:
Sembra infatti che ci siamo una differenza in termini epidemiologici.
Nella fascia estrema dell’età evolutiva, quella compresa tra i 17 e i 19 anni, si è registrato un incremento dei contagi. I dati di cui attualmente disponiamo si accostano a quelli della fascia di età tra 13 e 19 anni, basandosi sulla categorizzazione anglossassone dei teen ager. Ma il dottor Alberto Villani, sostiene che ci sia dell’enorme differenza in termini di stili di vita e abitudini.
Circa i sintomi da Sars-CoV-2, il sintomo più facilmente rilevabile è la febbre, ma non tutte le febbri sono manifestazioni di questa infezione. Infatti, vanno analizzati anche i disturbi legati al malessere generale, ovvero i sintomi che abbiamo durante una comune influenza, tra questi:
Questi sintomi in fase evolutiva di forme Covid sono lievi o di scarsa importanza.
Chiaramente è stata posta la questione sulle varianti e dell’influenza che esse hanno nel contagiare i più piccoli.
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L’esperto ha risposto che ci possono essere delle situazioni particolari per alcune fasce di età come:
Il Covid-19, con le sue varianti, può generare la cosiddetta malattia infiammatoria sistematica – ovvero quella che inizialmente era stata equiparata alla malattia di Kawasaki , malattia molto più seria con sintomi importanti. Quindi il criterio da seguire è basarsi sulla gravità dei sintomi dei bambini. Sulla base di questo i genitori devono decidere se portarli o meno in ospedale.
Tuttavia, va menzionato che questa malattia infiammatoria sistemica colpisce pochissimi soggetti.
E’ parecchio difficile distinguere se il bambino ha il Covid, l’influenza stagionale o un’altra infezione virale, ma il Dott. Villani spiega che un pediatra, affidandosi alla storia clinica, può fare la diagnosi.
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Nella fattispecie spiegata dall’esperto, se
chiaramente l’indagine diagnostica va fatta per confermare o escludere che si tratti di infezione da Sars- Cov-2. In questo caso però il pediatra suggerisce di attendere qualche giorno, per avere maggiori certezze, e fare il tampone il terzo o il quarto giorno.
Durante i 2-3 giorni di attesa che si attende l’esito del test si consiglia di:
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