Long Covid nei bambini: un fenomeno sempre più diffuso. Cosa dicono gli ultimi studi.
Vi abbiamo già parlato del fenomeno del Long Covid e di come stia diventando sempre più diffuso.
Con questa denominazione si indicano quei casi in cui i sintomi del Covid durano a lungo nel tempo, anche per mesi dopo la guarigione, nonostante la malattia non fosse stata grave. Anzi, spesso colpisce quei pazienti che avevano avuto un decorso normale o lieve, con pochi sintomi o addirittura asintomatici.
In un primo momento, il Long Covid era stato sottovalutato, scambiato per ipocondria o stress post-malattia. Invece è un problema di salute vero e proprio, che richiede trattamenti specifici. In merito, avevamo riportato la testimonianza di una infettivologa inglese, contagiata dal Covid durante la prima ondata della primavera dello scorso anno e che ancora in autunno aveva sintomi debilitanti.
Sono proprio le donne ad essere le più colpite dal Long Covid, almeno fino ai 60 anni di età, quando il livello di rischio diventa simile tra i due generi. Una situazione che è stata rilevata in un report dell’Istituto Superiore di Sanità, che ha anche rilevato un aumento di casi di Long Covid anche nei bambini.
Ora, nuovi studi scientifici confermano la diffusione del Long Covid tra i bambini. Cosa bisogna sapere.
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I bambini, come sappiamo, tendono ad ammalarsi meno di Covid-19. Quando vengono infettati dal Coronavirus, infatti, sono per lo più sintomatici o paucisintomatici. Ovvero sviluppano pochi sintomi, non gravi. Raramente sono ricoverati in ospedale. Prima della diffusione delle nuove varianti più contagiose del virus, inoltre, non si contagiavano facilmente. Ora, purtroppo, proprio tra i bambini in età scolare circola soprattutto il Coronavirus. Una circostanza che ha obbligato alla chiusura delle scuole in molte zone d’Italia, dove l’incidenza dei contagi è più elevata.
Se la maggiore diffusione del virus tra i bambini solleva qualche comprensibile preoccupazione, anche se non causa casi gravi come hanno rassicurato gli esperti, un fenomeno che invece richiede maggiore attenzione è quello del Long Covid nei bambini.
Nuovi studi scientifici stanno analizzando gli effetti del Long Covid sui bambini. Come gli adulti, infatti, anche i più piccoli possono avere conseguenze o sintomi a lungo termine della malattia anche se si ammalano di meno e hanno meno complicanze.
Il problema del Long Covid nei bambini è emerso in particolare nel Regno Unito, dove si sono verificati diversi casi. Alcuni politici hanno parlato di “scandalo nazionale” riguardo alla mancanza di riconoscimento su questo fenomeno. Alcuni genitori britannici hanno fondato l’associazione “Long Covid Kids“, che si occupa dei bambii colpiti da questa sindrome.
Come gli adulti, anche i bambini colpiti dai sintomi a lungo termine della malattia soffrono di stanchezza e spossatezza.
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Un’analisi pubblicata su New Scientist segnala che i bambini colpiti da Long Covid sono più numerosi di quanto si pensasse. Possono soffrire delle conseguenze a lungo termine della malattia anche molti mesi dopo l’infezione. L’articolo, su segnalazione dell’associazione “Long Covid Kids”, denuncia anche la scarsa attenzione da parte delle autorità sanitarie del Regno Unito nei confronti dei sintomi a lungo termine nei bambini.
Gli studi hanno stabilito un numero crescente di sintomi del Long Covid. Non solo stanchezza cronica, affaticamento, dolori muscolari e articolari, mal di testa, insonnia, problemi respiratori e palpitazioni cardiache. Quelli che vi avevamo già segnalato. Ne sono stati scoperti anche altri, fino a un centinaio, tra cui:
La maggior parte di questi sintomi, tuttavia, si riferiscono soprattutto agli adulti. Perché gli studi sul Coronavirus e le sue conseguenze riguardano soprattutto gli adulti. Sono molti meno gli studi sui bambini e i ragazzi sotto i 18 anni di età. Anche perché il virus colpisce più gravemente le persone di età avanzata e gli studi si sono concentrate soprattutto su di loro.
Ad esempio, uno studio britannico, ancora preliminare, ha rilevato che il 13,3% degli adulti che sono stati contagiati dal virus, e hanno sviluppato la malattia con sintomi, hanno continuato ad avere disturbi anche per più di 28 giorni. Tra i fattori di rischio del Long Covid ci sono l’avanzare dell’età e l’indice di massa corporea. Inoltre, come già accertato da altri studi, sono le donne che sono più colpite dai sintomi duraturi del Covid-19, più degli uomini. Il motivo però non è ancora chiaro. Un altra caratteristica del Long Covid, dimostrata dalle evidenze, è che i pazienti che nella prima settimana di malattia sviluppano più di cinque sintomi hanno maggiori probabilità di sviluppare i sintomi a lungo termine.
Tra i primi studi a presentare evidenze scientifiche di Long Covid nei bambini c’è uno studio italiano condotto al Policlinico Gemelli di Roma. Secondo i ricercatori, nei bambini e ragazzi di età compresi tra i 6 e i 16 anni che contraggono il virus, più della metà sviluppa un sintomo che dura più di 120 giorni. Tra questi bambini e ragazzi, il 42,6% ha sintomi che compromettono lo svolgimento delle attività quotidiane. Si tratta ancora di uno studio in pre-print, condotto su 129 bambini a cui era stato diagnosticato Covid-19 tra marzo e novembre 2020 al Policlinico Gemelli.
Infine, nel Regno Unito un rapporto dell’Office for National Statistics (ONS) ha stimato che il 12,9% dei bambini di età compresa tra 2 e 11 anni e il 14,5% dei bambini di età compresa tra 12 e 16 anni hanno i sintomi fino a cinque settimane dopo l’infezione. I medici hanno riferito che normalmente occorrono alcuni giorni e anche settimane per riprendersi dal Covid-19 e che la maggior parte dei pazienti si riprende completamente entro 12 settimane.
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