La pallavolista Lara Lugli denuncia un trattamento iniquo da parte della società di volley con la quale aveva un contratto.
Unimamme, la Giornata Internazionale per i diritti della donna è appena passata e ci troviamo a segnalare la situazione di una donna discriminata.
L’ambiente, questa volta, è quello del professionismo sportivo.
La vicenda è stata denunciata su Facebook dove ha ricevuto ad oggi 469 Like e 140 condivisioni, diventando virale.
A raccontare il fatto è la pallavolista ora 41enne Lara Lugli.
Lara Lugli è una schiacciatrice che ha partecipato per diverse stagioni al campionato di serie A. La giocatrice, nella stagione 2018/2019 è stata il punto di forza dell’sd Volley Pordedone.
Quando il Pordenone era a -3 dalla vetta la schiacciatrice è stata costretta a scindere il contratto per una situazione inattesa.
Lara Lugli è incinta. Questo avveniva il 10 marzo del 2019. Purtroppo l’8 aprile successivo la giocatrice ha avuto un aborto spontaneo.
Dopo due anni la schiacciatrice è stata citata per danni in risposta al decreto ingiuntivo in cui richiedeva il suo ultimo stipendio di 1000 Euro.
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Ecco che cosa scrive Lugli: “al momento della stipula del contratto avevo ormai 38 anni e data l’ormai veneranda età, secondo loro dovevo in primis informarli di un eventuale mio desiderio di gravidanza, che la mia richiesta contrattuale era esorbitante in termini di mercato e che dalla mia dipartita il campionato è andato a scatafascio”.
Nel suo sfogo su Facebook Lugli ha fatto notare tutte le incongruenze della citazione come l’ammontare dell’ingaggio troppo elevato quando poi sarebbe stata la sua uscita a determinare un drastico calo di performance.
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“Il mio valore contrattuale era forse giusto?”.
E ancora: “chi dice che una donna a 38 anni, o dopo una certa età stabilita da non so chi, debba avere il desiderio o il progetto di avere un figlio?“.
L’Assit (L’Associazione Nazionale Atlete), come si legge su Repubblica, ha dichiarato di voler scrivere al Presidente del Consiglio Mario Draghi e al Presidente del Coni Giovanni Malagò, per richiedere un intervento.
Ecco che cosa scrivono dall’Assit: “questo caso è emblematico perché l’iniquità della condizione femminile nel lavoro sportivo è talmente interiorizzata che non solo la si ritiene disciplinabile, nero su bianco, in clausole di un contratto visibilmente nulle, ma addirittura coercibile in un giudizio, sottoponendola a un magistrato, che secondo la visione del datore di lavoro sportivo, dovrebbe condividere tale iniquità come fosse cosa ovvia. In questa spregiudicata iniziativa si annida il vero scandalo culturale del nostro Paese, che è giunto al punto da obnubilare la coscienza dei datori di lavoro sportivi, fino a dimenticare cosa siano i diritti fondamentali delle persone”.
Su Facebook Lara Lugli ha trovato molti sostenitori: “mi dispiace” scrive qualcuno, “sei grande” scrive un altro. E ancora: “non ho parole, davvero vergognosi”.
Unimamme, voi cosa ne pensate dell’accaduto? Sostenete Lara Lugli nella sua rivendicazione?
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