I giudici della Corte costituzionale si pronunciano riguardo i diritti dei figli delle coppie omosessuali.
Unimamme, negli ultimi anni i progressi scientifici hanno consentito a tante coppie di formare nuove famiglie con figli, purtroppo però le leggi non sono andate di pari passo.
Così accade che possano esserci dei bambini di serie A e dei bambini di serie B, mentre tutti dovrebbero poter godere di eguali diritti in un Paese democratico come il nostro.
E così arriviamo all’ultimo invito dei giudici della corte Costituzionale.
Come dicevamo la Corte Costituzionale ha sollecitato il Parlamento a riconoscere i diritti dei figli delle coppie omosessuali.
Le motivazioni risalgono a due sentenze di gennaio con cui la Corte ha decretato inammissibili le questioni di costituzionalità sollevate a riguardo della legge 40 sulla fecondazione assistita.
Stiamo parlando del tribunale di Padova e della Corte di Cassazione.
Nel primo caso, protagonista della vicenda è un bimbo, figlio di due papà, venuto al mondo all’estero tramite maternità surrogata.
Secondo la Consulta l’ordinamento deve garantire la completa tutela dell’interesse del minore del riconoscimento giuridico della coppia di genitori che hanno voluto la sua nascita e che l’hanno accudito, esercitando la potestà genitoriale.
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La seconda causa riguarda invece due gemelle nate con procreazione assistita per volere di due donne. La coppia poi si è separata e c’è stata l’esclusione della mamma intenzionale da qualunque tipo di relazione con le piccole.
La Corte l’ha menzionato come “grave vuoto di tutela dell’interesse dei minori” che non più tollerabile.
Sempre la consulta sottolinea che tocca al Parlamento trovare il “ragionevole punto di equilibrio tra i diversi beni costituzionali coinvolti, nel rispetto della dignità della persona umana” al fine di tutelare i diritti dei minori per la cura, l’educazione, l’istruzione, la successione e il mantenimento delle abitudini condivise.
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Inoltre la Corte si richiama alla genitorialità sociale che non coincide con quella biologica.
Per il caso dei due papà, come si legge su Repubblica, che l’interessa del minore è quello di “ottenere un riconoscimento anche giuridico dei legami che nella realtà fattuale già lo uniscono a entrambi i componenti della coppia”.
I giudici costituzionali sottolineano che quei legami fanno parte dell’identità del minore e che l’orientamento sessuale non incide sull’idoneità ad assumere la potestà genitoriale.
Valentina, la donna che si era appellata al tribunale di Padova ha commentato: “sono commossa a leggere che il dato genetico non è più un requisito indispensabile per la genitorialità. È il riconoscimento del fatto che è l’amore che crea una famiglia, che è l’affetto che definisce e dà sostanza alla genitorialità”.
Unimamme, voi cosa ne pensate di tutto questo?
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