Sembra che negli ultimi tempi il latte artificiale sia sempre più diffuso tra le neomamme durante l’allattamento: le vendite in 15 anni sono aumentate del 121%.
Da sempre la diatriba tra latte artificiale e latte materno anima gli studiosi e le mamme. Come è facile immaginare la maggior parte dei medici consigliano alle mamme di provare ad allattare al seno il proprio bimbo, evitando di ricorrere al latte di formula.
Purtroppo però non tutte le mamme, anche desiderose di farlo, riescono a raggiungere un tale obiettivo provocando in loro disagio e preoccupazione.
Purtroppo a causa di questo molte mamme si sentono inadeguate, tanto da non considerarsi delle brave madri.
Il punto è che al di là di quale scelta si faccia, ogni mamma agisce nell’interesse del proprio bambino e finché le è possibile darà al piccolo il suo seno.
Tuttavia però negli ultimi anni si è notato un incremento spropositato dell’uso del latte di formula. Un aumento che non interessa solo l’Italia, ma tutto il resto del mondo e che desta preoccupazione nei medici.
Sono tante le ricerche condotte a riguardo, ma una delle più interessanti è stata pubblicata sulla rivista Maternal & Child Nutrition.
Lo studio ha evidenziato come dal 2005 al 2019, le vendite a livello mondiale del latte artificiale sono aumentate del 115%.
Ciò che ha destato scalpore è il fatto che le vendite interessano tutte le fasce di crescita dei bambini dai primi mesi fino al momento della crescita, ossia fino ai 36 mesi.
Ovviamente le zone interessate sono quelle a reddito elevato e con una popolazione più densa, ma si riscontra un maggiore incremento anche nell’area del sud est asiatico.
Come si è scritto in precedenza, l’allattamento al seno continua a giocare un ruolo estremamente importante nell’alimentazione dei più piccoli. Cosa confermata anche dal WHO (World Health Organization) che lo raccomanda come unica fonte di sostentamento dalla nascita fino ai 6 mesi di vita.
Il latte materno apporta una serie di benefici sia alla mamma sia al bebè, svolgendo un ruolo fondamentale in alcuni campi come sovrappeso, allergie in età adulta, diabete e protegge da possibili infezioni. Inoltre i vantaggi fanno riferimento anche alla mamma perché c’è la possibilità di prevenire alcune forme di tumore al seno e all’utero e la riduzione del rischio di osteoporosi.
Al contrario invece il latte artificiale non protegge da nessun rischio di infezioni e neanche da malattie croniche come l’obesità. Inoltre a volte presenta anche una grande quantità di zuccheri aggiunti. Infine può essere molto pericoloso se preparato in condizioni poco igieniche o diluito con acqua non potabile.
E’ indubbia l’utilità del latte artificale in casi in cui l’allattamento al seno non è possibile perché controindicato dai medici, o quando, ad esempio, non vi sono alternative.
Un ente dell’Oms, il Global Strategy, ha richiesto ai governi di promuovere l’allattamento al seno attraverso alcune politiche e di regolamentare ancora di più l’uso del latte artificiale.
Legato al boom economico sta il fatto che 5 società del settore alimentare e farmaceutico – si tratta di Nestlé, Danone, Reckitt Benckiser, Abbott Laboratories e Royal FriendslandCampina – controllano, secondo i dati Euromonitor del 2018, il 57% del mercato globale di latte artificiale.
Insomma queste aziende spendono all’anno milioni di dollari in marketing e modificano la percezione che la popolazione ha del latte artificiale. Infatti questo spesso viene presentato come simbolo di modernità, paragonato, o addirittura presentato come migliore, a quello materno.
Le maggiori vendite del latte di formula dipendono, certamente, dal cambiamento degli stili di vita. L’urbanizzazione, l’aumento del reddito, la globalizzazione, il ruolo della donna sempre più preponderante nella società e nel mondo del lavoro spinge molto neomamme ad affidarsi proprio al latte artificiale perché considerato un valido alleato nella crescita del piccolo.
Inoltre a giocare a favore della diffusione del latte di formula è il fatto che le politiche della maggior parte dei governi sono inefficaci nella tutela delle neomamme. Ci sono, infatti, tantissime lacune inerenti al congedo di maternità e agli aiuto socio-economici.
Al momento a livello internazionale le leggi in merito sono discordanti tra loro: ad esempio la Maternity Protection Convention, l’Organizzazione Internazionale del Lavoro americana, prevede un congedo di maternità a 2/3 dello stipendio per 14/18 settimane di lavoro. Una differenza abissale con ciò che è consigliato dallo WHO che ne prevede 24.
Insomma dai numerosi studi, uno in particolare pubblicato sul The Lancet, stimano che se si diffondesse l’allattamento al seno in tutto il mondo si potrebbero evitare ben 823.000 decessi di bambini e 20.000 di madri. Quindi l’allattamento al seno salverebbe una grande quantità di vite umane, come riportato anche da Il Fatto Alimentare.
Lo studio in questione ha analizzato diverse categorie di latte artificiale:
Secondo l’Oms il latte “di proseguimento” e “di crescita” non sono necessari e non possono essere considerati sostituti del latte materno.
E voi unimamme eravate a conoscenza di questi dati? Che ne pensate?
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