Il 2 maggio è l’onomastico di chi si chiama Atanasio. Scopriamo l’origine del nome e la vita del santo ricordato oggi.
Il nome deriva dal greco Athanásios e vuol dire “immortale”.
Chi porta questo nome è una persona combattiva e volitiva.
Varianti del nome:
I simboli associati al nome sono:
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Per quanto riguarda il santo, il 2 maggio, si festeggia Sant’Atanasio di Alessandria detto Il grande, vescovo, teologo e Dottore della Chiesa.
Atanasio nasce nel 295, pochi anni prima dell’ultima grande persecuzione contro i cristiani voluta dall’imperatore Diocleziano e muore una decina di anni prima dell’adozione del Cristianesimo come unica religione dell’Impero Romano. Lui in questo ha giocato un ruolo essenziale.
I genitori lo educano facendolo frequentare una rinomata scuola cristiana in Egitto.
Ancora diacono si reca con il suo vescovo Alessandro al primo Concilio di Nicea del 325, voluto dall’imperatore Costantino I per risolvere la questione sollevata da Ario, anch’egli di Alessandria, che nega la divinità di Cristo. Durante il concilio viene solennemente proclamata la Fede in Gesù fatto “della stessa sostanza” del padre.
Nel 328 muore il vescovo Alessandro e lui prende il suo posto, per ben 46 anni, mai cedendo all’eresia ariana.
Per tutta la sua vita Atanasio sostiene e difende i principi stabiliti nel concilio di Nicea, subendo diverse volte l’esilio.
Solo con l’imperatore Giuliano, definito successivamente dai cristiani come l’”Apostata” (letteralmente rinnegatore del proprio credo) ed in seguito al suo editto di tolleranza verso tutte le fedi e confessioni religiose, emesso in quello stesso anno, anche Atanasio può rientrare dall’esilio.
Ritornato nella sua sede vescovile, Atanasio riesce a convocare in Alessandria, nel 362, un concilio d’Oriente che pone fine a tutte le dispute dogmatiche, semplicemente riaffermando i decreti del concilio di Nicea.
Muore nella sua città il 2 maggio del 373.
Il suo corpo viene inizialmente sepolto ad Alessandria ma poi, misteriosamente, la sua salma nel medioevo si ritrova a Venezia. Nel maggio del 1973 il Patriarca copto di Alessandria, Shenouda III, grazie a papa Paolo VI trasla la salma presso la cattedrale copta di San Marco, ad Alessandria, dove si trova ancora oggi.
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