Ben 470mila lavoratori potrebbero andare in pensione a 61 anni: cosa prevede l’idea della Ministra Calderone.
Da pochi giorni la premier Meloni e i ministri del suo Governo hanno prestato giuramento dinanzi al Presidente Sergio Mattarella e l’attesa per le proposte del nuovo Esecutivo è più fervida che mai. Soprattutto su un tema come quello del lavoro, fondamento della nostra Repubblica e perciò immancabilmente al centro del dibattito politico.
Lo sguardo del Paese è rivolto come sempre ai nodi rappresentati da occupazione, pensioni, reddito di cittadinanza e a tal proposito sono diversi i provvedimenti in corso o in cantiere. Tra i più discussi ed analizzati c’è quello sull’accesso al trattamento pensionistico attorno al quale il Governo sta valutando ipotesi nuove come l’“Opzione Uomo” che prevede un abbassamento della soglia d’età a 58 anni, stanti le dovute condizioni.
In queste ore, la neo Ministra del Lavoro Marina Calderone ha già lanciato la sua proposta di un piano pensione “a beneficio del mondo delle imprese, dei lavoratori dipendenti e autonomi e di un mondo del lavoro sempre più inclusivo, contrastando forme di disuguaglianza e povertà”. Cautela da parte del leader CGIL Maurizio Landini che chiede risposte concrete e un coinvolgimento in prima linea dei sindacati.
Proprio in merito alle pensioni, la Calderone sembra avere già in mente una ‘mossa’ destinata a tenere banco nel prossimo futuro ovvero anticipare il ritiro dal lavoro a 61 anni. L’idea mira a “Trovare una forma di pensionamento che possa dare input al mercato del lavoro con un circolo realmente virtuoso di ricambio generazionale”, spiega la Ministra.
“Quota flessibile”, cosa sapere sul piano per andare in pensione a 61 anni
Il provvedimento chiamato “Quota flessibile”, prevede una quota 100 o 102 in modo aritmetico e non rigido, fermo restando il requisito di 35 anni di contributi come minimo. L’intenzione è quella di permettere un incremento delle assunzioni per i giovani grazie all’accesso alla pensione anticipata di circa 470mila lavoratori ultrasessantenni. Non è certo l’unica proposta del genere al vaglio in questo momento: anche Quota 41 della Lega, ad esempio, è una delle ipotesi studiate.
Ad oggi, con la Riforma Fornero, in Italia abbiamo 1 milione e 462mila lavoratori tra 61 e 66 anni, ossia il 6,4% del totale. Tra questi, la maggior parte ha tra i 61 e 62 anni dei quali il 36% impiegati nella Pubblica amministrazione.
Quota flessibile risolverebbe i dubbi dei consulenti su vari punti come per esempio quello su Quota 102 che prevede l’uscita a 64 anni e 38 di contributi, ma non a 62 anni e 40 di contributi. Abbandonando la Quota “rigida” a vantaggio di quella “flessibile”, invece, i beneficiari raddoppierebbero.
Per valutare la conciliabilità con i conti pubblici, bisogna considerare che il nuovo sistema prevede un taglio dell’assegno in entrambe le due soluzioni prese in considerazioni. Da una parte, ci sarebbe l’opzione del ricalcolo almeno parziale con il metodo contributivo delle quote di pensione percepite negli anni di lavoro fino al 1996. Dall’altra, la “riduzione percentuale progressiva” della futura pensione per ogni anno di anticipo rispetto ai 67 anni stabiliti dalla Fornero.
In attesa di aggiornamenti, voi cosa pensate di questa ipotesi?