Vi siete mai chieste cosa vuole dirci il neonato quando piange? Molte mamme vanno in crisi, ma ecco come occorre interpretare.
A quante difficoltà bisogna andare incontro quando si diventa mamma? Soprattutto se è la prima volta che si mette al mondo una nuova creatura, le ansie e le preoccupazioni di ciascuna donna sono davvero molteplici. Ogni atteggiamento del piccolo, infatti, può mandare i crisi i neo genitori. E far credere loro che non stanno svolgendo correttamente il loro ruolo. È davvero così? Assolutamente no!
Sono tantissimi gli atteggiamenti che ogni neonato assume difficili da interpretare, ma tra quelli che più manda in crisi c’è sicuramente l’abitudine di piangere disperato. Quante volte, infatti, vi è capitato di dover rincuorare e coccolare il vostro bambino dopo essere scoppiato in un pianto assurdo? Tantissime volte, ne siamo certi! Se, però, recentemente vi abbiamo spiegato com’è possibile calmarlo con pochissime mosse, oggi non possiamo fare a meno di dirvi cosa significa questo pianto.
La domanda che un po’ tutti si sanno quando il neonato piange è: perché lo sta facendo? Ci vuole, per caso, comunicare qualcosa? Da quanto riferisce il medico Pietro Rossi su Uppa, sembrerebbe proprio di sì.
Cosa fare quando il neonato piange? Le parole dell’esperto
Sei da poco diventata mamma e non sai più che cosa fare per calmare il neonato che piange? Stai tranquilla, si tratta di una situazione che accomuna tantissime neomamme. Se anche tu, però, sei interessata a saperne di più, ti invitiamo a proseguire con la lettura.
Su Uppa, il medico Pietro Rossi ha spiegato cosa occorre fare col proprio bambino che piange disperato. Non affidatevi ai consigli di chi vi dice che si tratta di colichette o del ‘classico’ reflusso gastroesofageo, ma imparate a conoscere il vostro piccolo. E, soprattutto, a conoscere le sue esigenze. Se già comprendete l’importanza di questo, siete già a metà dell’opera.
Cosa si può fare, però, quando il neonato piange? Il medico consiglia una sola cosa: il contatto! Che sia prendendolo in braccio e coccolandolo oppure mettendo in pratica la tecnica del babywaering, ovvero portare addosso il piccolo tramite fasce, marsupi, zaini e molto altro ancora, può essere di estrema importanza per calmare il piccolo disperato.
Tutto chiaro, ma cosa vuole dirci?
Assodato quanto detto sopra, non ci resta che cosa vuole dire il neonato quando piange? Così come conferma il medico Pietro Rossi su Uppa, sembrerebbe che le motivazioni siano diverse. E che sia, poi, compito del genitore capire a quale fa riferimento. Ecco le più comuni:
- Tra le motivazioni più frequenti del pianto del bambino, c’è sicuramente la ricerca di cibo. Quando il neonato scuote la testa, è alla ricerca del seno materno, mette le mani in bocca e tira fuori la lingua, allora ha fame;
- Il piccolo ha sonno. Chi è non sarebbe disperato quando è stanco? Anche il neonato, quando non riesce a riposare bene, fa intendere il suo disagio col pianto. In questo caso, il genitore non deve fare altro che offrire al piccolo tutte le condizioni per riposare;
- Vuole stare a contatto coi genitori. Che sia in braccio, ascoltare il tono della loro voce o essere coccolato, il neonato potrebbe piangere anche perché vuole essere ‘considerato’ dalla sua mamma e dal suo papà;
- Può avere caldo. È vero che deve essere tutelato e coperto, ma non è detto che al piccolo piaccia essere imbottito di indumenti. Può capitare, infatti, che avverta calore e che si innervosisca per questo motivo;
- Può avere un po’ di raffreddore, un po’ di febbre o qualsiasi altra cosa che non lo fa sentire a proprio agio;
- Ha il pannolino pieno e, quindi, chiede ai suoi genitori di essere cambiato;
- Avverte disagio in casa. Può sembrarvi strano, ma il neonato percepisce qualsiasi sensazione esterna. Pertanto, se c’è un’atmosfera per niente accogliente in casa, potrebbe captarla ed esprimere la sua frustrazione col pianto.
Da come si capisce, quindi, sono diverse le motivazioni che spingono il neonato a piangere. Sarà poi il genitore a dover essere capace di intuire a quale di queste fa esattamente riferimento il piccolo.
Adesso vi è tutto più chiaro, vero?