L’importante nuova scoperta sull’autismo apre le porta alla speranza: i risultati ottenuti sono davvero importantissimi.
È iniziato da pochissimi giorni il 2023, eppure sembrerebbe che questo abbia davvero tutte le carte in regola per dimostrarsi un’annata completamente diversa da tutti gli altri. E lo diciamo non solo per l’importante passo avanti che riguarda la vaccinazione dei bambini contro il Covid, ma anche per l’impressionante scoperta che è stata fatta sull’autismo.
Potremmo anche essere rimasti indietro nel tempo sotto molti punti di vista, ma questa ricerca di cui abbiamo appena conosciuto i risultati ha davvero dell’incredibile. L’oggetto dello studio, come dicevamo poco fa, è l’autismo. Bando alle ciance, ecco cosa è importante sapere sui risultati ottenuti.
Importante scoperta sull’autismo: i risultati sono degni di nota
Per quanto l’autismo sia un disturbo parecchio diffuso in tutto il mondo, presenta ancora degli aspetti perlopiù sconosciuti. È proprio per questo motivo che la scoperta, fatta da uno studio coordinato da Alfredo Brusco, docente universitario di Genetica a Torino, può davvero accendere uno spiraglio di speranza. A spiegare ogni cosa nel minimo dettaglio, è stato proprio il professore che – sulla rivista scientifica Brain – non ha potuto fare a meno di condividere gli importantissimi risultati raggiunti.
Stando a quanto si apprende dalle sue parole, infatti, sembrerebbe che – in seguito ad un’accurata ricerca ed un attento studio – si è arrivati alla conclusione che il gene che può dare vita ad una rara forma di autismo sia solo uno: il Caprin1.
Prendendo in analisi una serie di pazienti affetti da spettro autistico, infatti, ci si è resi conto che a causare tale disturbo sia stata la mutazione solo di questo gene. In altri casi, invece, tale condizione è stata causata da due o più geni. Si tratta, quindi, di un grande passo avanti, che comporta – come sottolineato dal diretto interessato – ulteriori step da seguire ed osservare.
La ricerca portata a termine, da come si può chiaramente comprendere, ha dato un risultato decisamente straordinario, che nessuno mai si sarebbe immaginato mai prima d’ora. Ci auguriamo che progressi del genere riguardino non solo argomenti del genere, ma anche tantissimi altri su cui si è rimasti parecchio indietro con gli anni. Magari, il 2023 sarà veramente l’anno della svolta, staremo a vedere!
Quali sono i segnali a cui fare caso e quando arriva la diagnosi
A differenza di quanto si possa pensare, i segnali dell’autismo sono molto diversi. E questo, purtroppo, non permette di diagnosticarla in età infantile, ma il più delle volte con il passare degli anni. Da quanto, però, ci fanno sapere gli esperti, sembrerebbe che ci siano alcuni sintomi che siano comuni a tutti gli altri. E, quindi, facilmente rintracciabili. Ecco di quali parliamo:
- Avere l’abitudine di ripetere spesso frasi o, addirittura, parole;
- Non si provano e non si esprimono emozioni;
- Non vi è coordinazione nei movimenti;
- Aggressività senza motivo;
- Ripetizione insistente di dondolio e battito di mani;
- Sensibilità a suoni e luci;
- Ritardo nel sviluppo del linguaggio;
- Non si ha interesse nell’interazione sociale;
- Si tende a stare più tempo da soli.
Diversi segnali, quindi, che – se colti in tempo – possono dare una chiara diagnosi di autismo.
La diagnosi di autismo arriva, spesso e volentieri, intorno ai 6 anni. È proprio durante sua questa fase di vita, come sottolineano diversi esperti, che il bambino inizia a manifestare una serie di difficoltà in seguito al suo primo approccio scolastico e a suoi simili. In determinate occasioni, però, si può procedere con una diagnosi precoce alla sola età di 2 anni. In questo caso, sarebbe sicuramente una buona occasione per attivare con netto anticipo tutti i piani terapeutici.