Qual è il prosciutto cotto migliore? Non sono tutti uguali e perciò ecco quale scegliere, secondo alcuni rigidissimi canoni.
Nella maggior parte delle famiglie, generalmente, il salume non manca mai nel frigorifero, adatto per qualsiasi pasto frugale e veloce che sia un panino o un semplice tagliere con il formaggio d’accompagnamento. In particolare, il prosciutto cotto è immancabile poiché adatto anche ai bambini ai quali solitamente è molto gradito per il suo sapore così gustoso ma delicato.
Lo si può impiegare per molteplici ricette come ad esempio base del ripieno per torte salate oppure come condimento per la pasta sia fresca che ripiena, pensiamo a dei gustosi tortellini con l’aggiunta anche della panna e piselli. Come si evince la fantasia non manca in cucina, cercando il più possibile di utilizzare sempre prodotti di qualità.
Ma com’è possibile riconoscere un prosciutto cotto di qualità da uno che non ne raggiunge gli standard minimi? Il consumatore al supermercato prova a districarsi tra le tante tipologie, secondo la stagionatura, l’aspetto visivo e la scadenza. Ma proprio per aiutare le persone a scegliere con consapevolezza, si è redatta una classifica che decreta il miglior prosciutto cotto per l’acquisto.
Di tipologie, anche in base al luogo di produzione, ve ne sono differenti, e quando andiamo al supermercato abbiamo due possibilità di acquisto: optare per la richiesta al banco e quindi il taglio risulta più fresco ma da consumare entro pochi giorni oppure scegliere quello in vaschetta, sicuramente più durevole ma probabilmente contenente più conservanti. Però al consumatore sorge un dilemma, quale tipo scegliere e soprattutto, qual è la marca migliore tra le tante in commercio?
A darci una mano per risolvere questo controverso argomento, giunge in nostro soccorso Altroconsumo che ha stilato quale sia il prosciutto cotto in commercio top di gamma, risultato ‘Migliore del Test‘:
Troviamo anche quelli di ‘valutazione media’, da non sottovalutare come, ad esempio:
Ma come si è giunti a tale conclusione? Altroconsumo si è basato rigorosamente su alcuni criteri che permettono così di affermare quanto i prosciutti non siano tutti uguali.
Ciascun taglio varia a seconda di molteplici fattori come l’UPSD, ovvero il grado di umidità del prodotto sgrassato e deadditivato. In base ad esso, il prosciutto si può classificare in Scelto oppure Alta Qualità, il cui valore, in quest’ultimo caso, risulterà più basso.
Si tiene conto anche della presenza di nitriti, conservanti ammessi in salumeria, in genere di sodio o potassio nonché si valuta anche l’aspetto igienico quindi la rilevanza di microrganismi determinati da tutto l’iter della catena del freddo fino alla temperatura di mantenimento.
Fondamentale l’aspetto estetico perciò verificare che il prosciutto non presenti ipercromie o ipocromie rispetto al colore prevalente, degli agglomerati gelatinosi tra i muscoli delle cosce oppure le cosiddette ‘occhiature‘, ovvero piccole cavità sferiche ubicate nel fascio muscolare. Infine, il momento clou per poter concludere ed esprimere così il proprio giudizio, ovvero l’assaggio, attivando i sensi dell’olfatto e del gusto.
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