Il razzismo provoca dolore, una sofferenza che ti lacera dentro, che ti isola dal mondo, che ti fa chiedere insistentemente se tutto quello che fai e sei, se tutto quello per cui combatti, ogni giorno ha un senso. Ma soprattutto è un nemico invisibile che mina la tua serenità e che ti fa porre dubbi amletici sul tuo futuro.
In una commovente e sofferente confessione a Vanity Fair, la popolare e bellissima giocatrice di pallavolo Paola Egonu rivela le sue ansie per il futuro.
Perché a fianco dello sport, delle schiacciate e dei bagher, è normale che ci sia spazio per la vita privata e per una donna ancora giovane il pensiero va ai più che legittimi desideri di maternità.
La Egonu racconta tutta la sua sofferenza per quello che nella sua giù lunga carriera (pur avendo lei solo 24 anni) ha subito in giro per il mondo: tanti, troppi episodi di razzismo, per il colore della sua pelle; non solo da parte di tifosi avversari, ma anche di addetti ai lavori e addirittura di avversari in campo.
Paola Egonu e l’intervista-confessione: il razzismo è dolore, il razzismo ti lacera dentro
A questo punto si comprende a pieno il senso della tumultuosa intervista, nella quale Paola confessa che non è affatto sicura di voler mettere al mondo un figlio. Le ragioni sono dolorose ma evidenti. Perché rischiare di sottoporre una creatura, futuro uomo o donna, alla cattiveria di una società che continua a ignorare, gravemente, cosa siano la tolleranza e il rispetto per gli altri?
Paola Egonu e un futuro da mamma: dubbi amletici e tanto dolore
“Se davvero avrò, un giorno, un figlio con la pelle nera, mi chiedo che vita condurrà e soprattutto a quali sofferenze sarà sottoposto. Mi domando se sarò in grado di proteggerlo, se sarò capace di evitare che subisca quello che ho subito io”: sono queste le frasi, intrise di dolore e amarezza, che Paola Egonu – attualmente in forza al club turco del VakıfBank – ha rilasciato di recente a Vanity Fair.
La confessione è prima di tutto di una donna e poi di una atleta. I sacrifici, gli allenamenti, le vittorie, le sconfitte: tutto si può digerire, ma la cattiveria altrui che ti lacera dentro ti ferisce lasciando cicatrici che non si saneranno mai del tutto.
Tra pochi giorni la vedremo sul palco di Sanremo, come co-conduttrice della seconda serata. Paola Egonu si è quindi lasciata andare ai ricordi di infanzia, sempre dolorosi e intrisi di razzismo, raccontando di essere cresciuta in un contesto in cui il canone di bellezza presupponeva l’essere bianchi.
L’infanzia difficile, le scelte dolorose, il coraggio di una donna
E i ragazzini possono essere molto sgradevoli: “Io ero sempre la più alta, ero nera, con questi riccioli che odiavo. Ad un certo punto mi sono anche rasata i capelli. Peccato che poi sono stata presa in giro perché non avevo i capelli. La vita faceva schifo. Mi sentivo zero”.
Anni fa la Egonu ha trovato conforto tra le braccia di una donna, la giocatrice di pallavolo Katarzyna Skorupa. Come l’hanno presa i suoi genitori? Non bene, all’inizio almeno. Erano preoccupati per quello che avrebbero pensato i loro zii o vicini. Poi hanno capito, hanno compreso, non lasciandola mai sola.