Una raccapricciante storia di abusi e violenze. Pesta la figlia di appena 16 anni solo per essersi innamorata: ecco i particolari che hanno indignato
Purtroppo per una sedicenne di Milano, appartenente ad una delle tante famiglie problematiche, non si trattava affatto di un brutto sogno da cui svegliarsi. Niente bruschi risvegli, nessuna mamma-amica con cui condividere sogni, speranze, i segreti dei primi amori.
Nulla di tutto ciò, ma solo cruda realtà, per un’adolescente, incompresa, ingabbiata probabilmente nelle arretratezze culturali e religiose di un nucleo familiare, dove, “gli uomini di casa“, fratello e padre erano “i carcerieri“. E dove mamma probabilmente assisteva complice silenziosa. Le impedivano di frequentare un ragazzo della sua stessa età, le vietavano spesso di uscire, di vivere una vita come tante coetanee.
E mentre gli inquirenti cercano di approfondire se esistevano proprio “quelle asperità” religiose alla base degli impedimenti paterni nei confronti della figlia, abbiamo di fronte la storia tormentata di una ragazzina vittima di abusi fisici e psicologici.
Siamo di fronte alla storia di una minorenne che, per una volta, ha trovato nella scuola e nelle istituzioni, e naturalmente nelle forze dell’ordine, una volta accertati i fatti, il supporto per uscire dal tunnel in cui era finita. Decisione inevitabile, la minore è stata assegnata ad una casa-famiglia, allontanata legittimamente dai genitori violenti. Non potranno vederla, non potranno avvicinarla, non potranno comunicare con lei. Questo il provvedimento preso dal Gip per proteggere la 16enne, che fino alla maggiore età potrebbe crescere in una struttura protetta. Ora vive in una comunità, sotto la tutela del Tribunale dei minori. Questo dovrebbe consentirle almeno in parte di ritrovare la serenità perduta per terminare gli studi. È accertato che anche il ragazzino che la frequentava sarebbe stato minacciato e aggredito dalla famiglia allo scopo di stare lontano da lei.
I lividi, l’ansia, i pianti improvvisi sui banchi di scuola: gli insegnanti ci hanno messo poco a capire che qualcosa non andava nella vita della 16enne. Poi, dopo una reticenza iniziale, è arrivata la confessione agli assistenti sociali, il racconto degli abusi. Tutto per quel compagno, giudicato non adatto a lei. Tutto per imporle il volere di una famiglia cieca di fronte all’amore. Una famiglia incapace di guardare con obiettività verso l’evoluzione fisica e psicologica di una 16enne. Una ragazzina come tante, che al pari delle compagne, cercava solo libertà. E in questo caso libertà voleva dire primo amore, quello che tutti abbiamo vissuto, quello che ti dovrebbe anche far sbagliare, per crescere.
Molte, troppe volte, le differenze culturali e religiose alzano muri di cemento armato, invalicabili, dietro cui restano, intrappolate, le nuove generazioni: ragazzi e ragazze che si dividono tra la fede di origine dei genitori e il nuovo inevitabile approccio sociale in cui la famiglia ti permette di nascere, laddove, in un contesto all’insegna del multiculturalismo, non dovrebbero esistere barriere.
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