Una sentenza clamorosa, un errore madornale per una gravidanza inattesa, che costerà davvero caro alla Direzione Sanitaria della Asl Toscana Sud Est.
Qualcosa non ha funzionato in quell’intervento chirurgico, e il Tribunale di Arezzo ha stabilito un congruo risarcimento per una donna della provincia toscana: 135mila euro per coprire l’incredibile “torto subito”, ovvero l’essere rimasta incinta del quarto figlio. La protagonista di questa storia aveva avuto la garanzia dai sanitari che non sarebbe accaduto, e per cautelarsi aveva scelto di “andare in sala operatoria”.
Non lo possiamo definire, in ogni caso, un vero e proprio episodio di mala sanità. Per fortuna non ci sono vittime, non ci sono nemmeno pazienti che hanno riportato danni permanenti. Ma di certo ci sono cambiamenti di vita inattesi, poco inclini con il mutato e complesso costo della vita.
Un errore clamoroso apre la strada ad una gravidanza a sorpresa: dalla sala parto si arriva all’aula di un tribunale
Tuttavia si tratta di una svista clamorosa che merita di essere raccontata e che, dietro denuncia della famiglia della donna, ha portato i giudici ad una decisione per così dire “storica”, ad una di quelle sentenze che, come si dice in gergo legale, “fanno giurisprudenza”.
La donna, come detto della provincia aretina, con già tre gravidanze e tre figli alle spalle, due anni prima aveva chiesto di essere sottoposta alla cosiddetta contraccezione chirurgica. Si tratta di quell’intervento che viene anche definito come la chiusura delle tube. Un intervento che, se riuscito alla perfezione, consente ad una giovane mamma, in questo caso con la gestione di una prole già numerosa, di avere una vita sessuale regolare senza correre il rischio di restare nuovamente incinta e di incorrere in una quarta gravidanza, economicamente ingestibile.
Donna risarcita dopo 9 anni dalla nascita del quarto figlio: si era sottoposta alla chiusura delle tube
Nulla di tutto ciò è avvenuto: è anche vero, qualcuno potrà sentenziare, che un figlio è sempre “un dono del Signore”, ma ci sarà un motivo se siamo il Paese con una delle più basse natalità della Vecchia Europa. Una donna, lo dice la legge, ha pieno diritto di chiedere di non restare più incinta, dopo tre gravidanze, sia per ragioni di salute che naturalmente economiche.
Qualcosa, quasi certamente, non ha funzionato, visto che la protagonista di questa controversa storia, dopo due anni dall’intervento, ha scoperto di essere rimasta incinta del quarto figlio. Un intervento mal riuscito? Una grave disattenzione? Sta di fatto che la donna aretina non se l’è sentita di abortire e ha partorito il suo quarto figlio, una bellissima bambina.
135mila euro di risarcimento: l’Asl dovrà mantenere la bambina fino al 25esimo anno di età
Il Tribunale di Arezzo le ha dato ragione nel non voler rinunciare a portare a compimento la gravidanza, ma ha condannato la Asl Toscana Sud Est a pagare oltre 100mila euro di risarcimento. Con pagamenti mensili di circa 450 euro, la sentenza stabilisce che ora dovranno essere loro a sostenere in parte, economicamente, la nuova nata.
Intendiamoci bene, la legge in Italia, lo sappiamo bene, ha i suoi annosi e gravosi tempi, e la sentenza è arrivata addirittura dopo 9 anni dalla denuncia, dalla nascita della bambina, avvenuta addirittura nel 2014 nell’ospedale di Grosseto. La famiglia, ovviamente, ha ricevuto un congruo anticipo anche a copertura dei primi 9 anni di vita di quella che ora è una bambina, non più una neonata, e che dovrà ricevere questa indennità fino al 25esimo anno di vita.
Ma potrebbe non essere finita qui, visto che l’Asl Toscana avrebbe intenzione di impugnare la sentenza. Dopo nove anni di battaglia legale, cosa altro dobbiamo aspettarci?