Latte in polvere: una inchiesta internazionale, curata dal British Medical Journal, evidenzia chiaramente scorrette pratiche di marketing.
Fa davvero bene alla salute il latte in polvere? Come possiamo sapere se il nostro neonato dovrebbe assumere quella marca di latte o sarebbe meglio che optassimo per un’altra? Ma soprattutto fino a che punto il marketing ingannevole condiziona le famiglie, offuscando di fatto la libera scelta dei consumatori?
C’è poco da scherzare quando c’è di mezzo l’incolumità dei più piccoli. In particolare, l’oggetto dell’inchiesta realizzata dal British Medical Journal su base di 15 paesi, compresa l’Italia, riguarda aziende produttrici che, nel bene e nel male, pur di prediligere informazioni commerciali finalizzate alla vendita, evitano di fornire alle famiglie informazioni utili ad una scelta consapevole. Servirebbe avallare una scelta sana, non condizionata da opere di “convincimento” che possono essere ritenute non a torto scorrette, se alla fine hanno la meglio su contenuti che dovrebbero guidare il consumatore a capire se un prodotto così delicato, per il neonato, in un momento così importante come i primi giorni di vita, sia adatto o meno alla sua salute.
British Medical Journal: inchiesta su 15 paesi produttori di latte in polvere, la verità che non ti aspetti
Secondo un sondaggio internazionale pubblicato da The BMJ, la maggior parte delle indicazioni sulla salute e sulla nutrizione sui prodotti per l’infanzia sembrano, oltre tutto, purtroppo non essere affatto supportate da prove scientifiche di alta qualità. Quindi non si tratterebbe solo di essere di fronte a prodotti con etichette che prediligono informazioni poco utili alla salute, ma puramente commerciali. In parole povere le informazioni che ci sono, alla fine, non forniscono prove concrete che siamo davanti a prodotti che dovremmo davvero scegliere per il nostro bambino.
Le affermazioni comuni indicano che i prodotti avvantaggiano lo sviluppo del cervello, l’immunità e la crescita nei bambini piccoli. I ricercatori, però, affermano che “manca ancora trasparenza” e che sono necessarie normative che doverosamente vanno riviste. Tutto questo va fatto “per proteggere meglio i consumatori ed evitare i danni associati al marketing aggressivo di tali prodotti”.
British Medical Journal, latte in polvere: etichette fuorvianti e poco trasparenti
Insomma, la collettività ha bisogno di prodotti dove l’etichetta informativa, per quanto riguarda il latte in polvere, si concentri meno su informazioni finalizzate a veicolare la vendita. Non è possibile tralasciare di erudirci sulle reali qualità del prodotto. Occorre comprovare scientificamente determinati aspetti che per assurdo nessuno vorrebbe mettere in dubbio. Ma come possiamo essere certi di tutto questo se non è comprovato scientificamente. Come possiamo essere sereni se nel contempo siamo bombardati da informazioni puramente commerciali?
Le indicazioni nutrizionali e sulla salute sui prodotti per l’infanzia sono controverse. Alla fine risultano purtroppo fuorvianti, lasciandoci credere che i benefici del latte in polvere siano maggiori rispetto all’allattamento al seno. Finiscono, quindi, con il condizionare le azioni delle neo mamme. Oltre tutto i dati sulla fondatezza scientifica di queste indicazioni sono davvero insufficienti. L’inchiesta è stata condotta in 15 Paesi (Australia, Canada, Germania, India, Italia, Giappone, Nigeria, Norvegia, Pakistan, Russia, Arabia Saudita, Sudafrica, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti). Ancora una volta, si mette a nudo una realtà estremamente preoccupante.