Da oggi chi fa la casalinga/o non possa essere tutelato come un vero lavoratore, esistono diversi bonus per questa categoria.
La cura della casa non è affatto una passeggiata e non a caso esiste il detto “casalinga disperata”. Le donne e gli uomini che per difficoltà di organizzazione optano per dedicarsi in pieno alle faccende domestiche sono diversi anche ora. E se tenere dietro a lavatrici, pulizie e cucina è un lavoro a tempo pieno, è giusto ricevere qualche aiuto. Per il 2023 per fortuna i bonus non mancano.
Iniziamo con il dire che anche casalinghi e casalinghe hanno diritto alla pensione versano alcuni contributi ogni mese. Per la precisione la somma ammonta a 25 euro mensili, una spesa che tutto sommato appare contenuta. Inoltre si può approfittare del bonus sociale sulle utenze, quindi per le spese di gas, luce e acqua. Tale aiuto non porta a un versamento ma si rilascia sotto forma di sconto applicato direttamente sulla bolletta. Prima di addentrarsi nei dettagli del bonus dedicato a questa categoria va precisato che è previsto un requisito fondamentale. L’ISEE non deve essere superiore ai 15.000 euro annui.
Il “bonus casalinghe” è una misura per consentire un sistema di formazione professionale a costo zero. In quest’ottica si tratta di un percorso messo a disposizione per chi volesse inserirsi nel mondo del lavoro, o rientrarvi. Magari dopo un periodo passato a curare i figli piccoli per essere di aiuto al partner senza pagare un collaboratore domestico.
La scelta dei corsi da frequentare è interamente a discrezione di chi riceve il bonus, anche sulla modalità. Si può optare per una formazione in presenza o da remoto a seconda delle necessità. C’è tempo fino al 31 marzo 2023 per iscriversi, una volta che i corsi appaiono pubblicati sul sito degli Enti che hanno aderito al progetto.
Per quanto riguarda invece le mamme con i figli a carico che non sono occupate esiste il bonus maternità. Il contributo viene erogato per le madri con ISEE al di sotto dei 17.747,58 euro e con bambini di età inferiore ai 6 anni. Vale sia per i figli naturali che per i bimbi adottati sul territorio nazionale. Se i minori invece sono entrati in famiglia attraverso adozione internazionale il limite d’età si alza fino ai 18 anni.
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