Il pensiero ha sfiorato almeno una volta ogni genitore: mio figlio è gay? E, se sì, come devo comportarmi? Ecco alcune delle risposte.
Figli maschi che giocano con le bambole e giocano a vestirsi da donna, figlie femmine che giocano a calcio e hanno comportamenti sgraziati, e nel genitore-tipo la domanda sorge spontanea: sarà gay? Lasciando da parte ogni giudizio, è un interrogativo capace di mettere in crisi ogni mamma e ogni papà, tra dubbi, paure, angosce, insicurezze, rabbia, preoccupazione.
La ricerca scientifica ci dice che non basta che un bambino abbia comportamenti di genere atipici perché assuma da adulto un orientamento omosessuale, anche se può esserci una correlazione. L’ambiente non “genera omosessualità”. Ma non è questo il punto. Scoprire di avere un figlio o una figlia omosessuale, e accettarlo, è tuttora una sfida irrisolta e difficile da affrontare per molti genitori.
Ogni persona e ogni famiglia sono una storia a sé, e non esistono soluzioni preconfezionate per casi del genere. C’è però sicuramente una prima risposta che qualsiasi genitore può e dovrebbe mettere in campo quando fa i conti con l’omosessualità di suo figlio o sua figlia: ascoltare senza giudicare, per quanto sia difficile. Mettersi in una posizione di ascolto e di disponibilità allo scambio di vedute è sicuramente il primo passo per una gestione sana del “problema” e per raggiungere un benessere famigliare.
Il secondo consiglio che gli esperti rivolgono ai genitori alle prese con l’omosessualità dei propri figli è quello di sgombrare il campo da stereotipi legati alla dimensione prettamente sessuale. Ci sono in gioco anche, e probabilmente soprattutto, i sentimenti: essere innamorati e amare è qualcosa di bello che può scaturire anche tra due uomini o due donne.
Infine, non scappare dalla paura e dal dolore, leggere, informarsi, studiare, magari rivolgersi a gruppi e associazioni di genitori di figli gay che hanno già attraversato e superato la “tempesta”. La maggior parte delle persone ignora la differenza tra orientamento sessuale ed identità di genere perché non è costretta a pensarci. Ma chiunque metta al mondo una creatura potrebbe essere costretto prima o poi a fare i conti con questi e altri interrogativi. La buona notizia è che se ne può uscire migliori.
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