Quando si aspetta l’arrivo di un bimbo, la scelta del nome è una delle cose più difficili. A entrare in gioco sono diversi fattori: gusti personali, pareri di familiari e amici, tradizioni, aspettative e molto altro ancora.
Ci sono genitori che riflettono con largo anticipo e altri che si affidano all’ultimo minuto, anche perché non tutte le coppie desiderano conoscere il sesso prima del parto.
In questo articolo vi proponiamo alcuni consigli per valutare quale nome dare al nascituro. Qualcosa che lo condizionerà per l’intera esistenza e perciò di importanza cruciale.
La digitalizzazione ha portato per le neo mamme un importante supporto, complice la creazione di portali e app in grado di accompagnare la donna durante la gravidanza settimana per settimana e persino nelle fasi successive. La gestazione è, del resto, un momento delicato come pochi, per via dei cambiamenti che interessano il corpo e lo stile di vita.
Le applicazioni del digitale si rivelano un valido supporto quando si aspetta un figlio, inclusa la scelta del nome, in alcuni casi con tanto di accesso al libro dei nomi: uno dei testi considerati più utili.
Gli strumenti innovativi messi in campo dalle nuove tecnologie si rivelano particolarmente validi, oggi.
Il motivo è semplice: permettono di venire incontro alle esigenze e alle necessità del tempo presente, fornendo spunti di riflessione per tutto ciò che serve per prepararsi all’arrivo del bambino.
Nove mesi preziosi, di cui fare tesoro per affrontare il periodo post parto, che vede al centro cambiamenti non meno intensi ed importanti.
Esistono alcune regole di base per la scelta del bambino? Certamente e sono ormai codificate da diverso tempo. Una tradizione, diffusa in Italia e in altri Paesi, è quella di utilizzare il nome dei nonni, in particolare quelli paterni.
Questa tradizione per molte famiglie è passata in secondo piano, sia per una cultura orientata sempre più verso la parità dei sessi, sia per il fatto che in alcuni casi si tratta di nomi poco usati, inusuali e “antichi”, che non piacciono a tutte le coppie.
Allo stesso tempo è da registrare un revival dei nomi della tradizione. Tra questi troviamo quelli tipici regionali, come ad esempio Efisio, Aimone, Telemaco, Enea, mentre per le femmine segnaliamo Alma, Elide, Iside, Sibilla, Alina e molti altri ancora.
Una buona regola è quella di curare l’abbinamento con il cognome, onde evitare situazioni di imbarazzo che presentano “doppi sensi” e passabili di derisione (per non dire bullismo) durante gli anni scolastici.
L’accostamento è importante che suoni bene, risulti facile da ricordare e sia armonioso. Questo potrebbe portare magari a scartare un nome che piace particolarmente, ma anche ad avere la gratitudine del nascituro negli anni.
Un discorso che vale tanto per i nomi italiani quanto per quelli che provengono da altre culture. In tal senso appaiono molto apprezzati quelli di origine anglo-sassone, russi e, negli ultimi anni, provenienti dall’oriente, in particolare da India e Giappone.
Un fenomeno che interessa sia le coppie portatrici di multiculturalità, finlandese lei e italiano lui per fare un esempio, sia quante invece si sono innamorate dell’influenza linguistica di altri paesi.
Pertanto, la legge italiana ammette l’uso di nomi diversi da quelli tipici nazionali, a patto di utilizzare l’alfabeto della nostra lingua, al quale vengono aggiunte le lettere J, K, X, Y, W e persino alcuni segni diacritici tipici dell’alfabeto originale di riferimento.
È possibile dare al bambino più di un nome, volendo. Un’opzione cara a molti neo-genitori che si trovano a intervenire in tal senso perché indecisi oppure per venire incontro a quanto suggerito dalle famiglie. Ma anche quando, ad esempio, lui vorrebbe per la figlia il nome della madre e a lei non piace: si sceglie un nome terzo come principale e si usa quello della donna come secondo nome.
Il nome va registrato presso l’Ufficio Anagrafe entro dieci giorni dalla nascita oppure presso la clinica o l’ospedale dove è avvenuto il parto entro i 3 giorni successivi.
La legge italiana non ammette più di tre nomi. Qualora se ne scegliesse più di uno è consigliabile separarlo con una virgola, in maniera tale da consentire alla persona di firmare con il solo primo nome; diversamente, si troverà a dover firmare sempre per esteso.
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