Le parole sono pietre, e una frase sbagliata può ferire un bambino e rimanere impressa nella sua mente per tutta la vita. Ecco gli errori da evitare.
Per molti, essere genitori è una delle sfide più grandi e spaventose della vita. Dopotutto, non esiste un “regolamento” a cui ispirarsi e le famiglie possono aspettarsi anni di prove ed errori mentre imparano insieme la strada da percorrere. Ma per facilitare un po’ il viaggio è utile ascoltare chi ha percorso la strada prima di noi o rivolgersi a uno specialista per un consiglio.
Kirsty Ketley, esperta di genitorialità, ha sfatato cinque miti comuni sull’educazione dei figli, basandosi sulle idee sbagliate in cui si imbatte quando lavora con le famiglie e sulla sua esperienza nell’adottare un metodo di “genitorialità rispettosa” per i suoi stessi figli, Ella, di 10 anni, e Leo, di 6. Vediamoli uno per uno.
Innanzitutto, l’esperta e mamma del Surreym in Inghilterra, invita i genitori ad evitare di classificare i bambini come “buoni” o “cattivi”, indipendentemente dal loro comportamento. “Non esiste un bambino tipo unicorno magico. Tutti si comportano in base ai loro bisogni e al loro stadio di sviluppo. I bambini sono bambini – fine. Non sono né buoni né cattivi”.
Inoltre, è probabile che questo approccio torni utile quando si tratta di affrontare i cosiddetti “terribili due”. Condividendo consigli su come gestire questa fase dello sviluppo di un figlio, l’esperta spiega che “può essere difficile superare gli scoppi d’ira – che di solito iniziano prima che i bambini compiano due anni – ma i momenti positivi superano di gran lunga quelli negativi. È un periodo in cui i bambini si sviluppano a un ritmo veloce e imparano a regolare le proprie emozioni, quindi siatene consapevole. Mantenere le tue aspettative realistiche sarà di grande aiuto”.
Per quanto riguarda il vasino, Kirsty ricorda ai genitori che non tutti sono pronti a usarlo già a due anni. “I bambini sono effettivamente pronti dai 18 mesi a circa tre anni. Se lo sono fisicamente, emotivamente potrebbero non esserlo”. Lo stesso vale per il ciuccio: possono staccarsene in età diverse, ma lei consiglia di trovare il momento giusto caso per caso: “I ciucci possono essere una manna dal cielo per aiutare un bambino a calmarsi e non dovrebbero essere visti come una cosa negativa. Tuttavia, quando diventano più grandicelli è meglio abbandonare il ciuccio per aiutare la loro salute orale e lo sviluppo del linguaggio”. Dunque “il mio consiglio è di abbandonare il ciuccio intorno ai sei mesi o di aspettare che il bimbo si avvii verso i due anni. Si può ricorrere alla fatina del ciuccio, a Babbo Natale o al coniglietto pasquale per rendere tutto più semplice”.
Ultimo ma non meno importante, l’esperta, che offre i suoi servizi sotto il nome di “zia K”, rivolge l’antico consiglio di godersi ogni momento con i propri figli. “È impossibile” apprezzare “i momenti in cui sei alle prese con il bambino malato, con tante ore di sonno arretrato, e hai i muri di casa tutti imbrattati di pappa”, ammette. “I genitori non si pentono mai di aver avuto i propri figli, e ovviamente li amano incondizionatamente, ma è del tutto normale trovare difficili alcune parti della genitorialità e detestarne con tutto il cuore altre”. Del resto, nessuno ama ogni aspetto della propria vita, a prescindere dall’essere genitori.
Le donne di casa Klum si prestano come testimonial per Intimissimi: da nonna Erna a…
Come scegliere i nomi per gemelli: una guida pratica per i genitori che stanno per…
Che Pia Fico Balotelli abbia preso dal padre Mario, attualmente attaccante del Genoa? La sua…
Introduzione al mondo delle notizie per i bambini: come fare a mostrare loro il mondo,…
In base al tipo di lavoro che fate (o allo stato della gravidanza) potreste dovere…
Seggiolino in auto obbligatorio per i bambini: ecco cosa dice il Codice della Strada (e…