Tante donne in procinto di partorire non prendono farmaci antidolorifici perché credono faccia male al bambino. Cosa dice la medicina in merito?
Quello del parto è un momento tanto atteso per le mamme, ma è anche il più temuto. Tantissime donne in procinto di mettere su famiglia non nascondono di avere paura del parto. Per questo motivo tante vorrebbero farlo in modo indolore e si chiedono quale possa essere la soluzione per non vivere questo momento con sofferenza. Proprio perché è un momento di gioia tante vorrebbero avere una bella esperienza durante il parto.
Oggi, fortunatamente, gli strumenti per partorire senza dolore sono realtà e molte hanno accesso all’analgesia epidurale o possono programmare un parto cesareo. Anche quest’ultimo, tuttavia, non è privo di sofferenze. Per fortuna negli anni la medicina ha fatto passi da gigante e i vecchi pregiudizi ormai sono superati. È quindi possibile partorire senza provare dolore e le donne che lo vogliono non sono più guardate con sospetto. Tantissime oggi chiedono sempre di più l’analgesia epidurale, ma non sempre è possibile ottenerla. Molti ospedali italiani, infatti, ne sono ancora sprovvisti, anche a causa della carenza di medici anestesisti. Altre volte non tutte le donne possono ricevere l’analgesia epidurale. E allora, come è possibile partorire in modo indolore?
Molto spesso, in procinto di partorire ci si chiede se è possibile ricorrere a farmaci analgesici. La fase del travaglio e quella del parto è un’esperienza che spesso comporta dolore. Ancora oggi ci sono tanti pregiudizi nei confronti dell’assunzione dei farmaci prima del parto e non sono poche quelle che rinunciano a prenderli perché convinte che potrebbero danneggiare il feto. Ma qual è la verità?
Uno studio pubblicato sul British Medical Journal dal Sunnybrook Health Sciences Centre di Toronto ha dimostrato che partorienti che assumono antidolorifici oppioidi non rappresentano un pericolo per i neonati. Il team di ricerca ha analizzato i dati raccolti dai bambini nati da 85.852 partorienti che hanno richiesto una prescrizione di oppioidi e da 538.815 pazienti nelle stesse condizioni che non l’hanno fatto. Circa l’80% delle donne che hanno partecipato allo studio aveva partorito con taglio cesareo.
Le sostanze prescritte sono state ossicodone (42%), codeina (20%), morfina (19%) e idromorfone (12%), con una terapia media di 3 giorni. Nonostante l’aumento della percentuale di rischio di ospedalizzazione, non sono state riscontrate differenze significative nella percentuale di neonati riospedalizzati per problemi di alimentazione o altro entro 30 giorni, né per i problemi respiratori o nei ricoveri nelle unità di terapia intensiva neonatale.
I risultati sono rassicuranti, ma i ricercatori hanno comunque suggerito di utilizzare i farmaci con cautela e per periodi brevi. Inoltre, dalla ricerca si evince che i livelli di oppioidi presenti nel latte materno sono molto bassi e quindi non costituiscono un pericolo per i bambini delle donne che allattano al seno.
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