I genitori di oggi sanno quanto la tecnologia sia pervasiva: i bambini maneggiano smartphone, tablet, tv e pc fin dai primi mesi di vita. E in men che non si dica imparano a divertisti con i videogiochi. Dove e come fissare i “paletti”?
Chiunque abbia un figlio piccolo (ma anche già grandicello) si sarà posto almeno una volta la difficile domanda: qual è il giusto tempo da dedicare ai videogiochi? Quando il troppo è troppo? Diciamo subito che la risposta non è tranchant: dipende, e da mille fattori. La tecnologia è ormai così pervasiva che il primo approccio con lo schermo di uno smartphone o di un tablet con un videogame installato avviene praticamente da neonati. I tempi sono cambiati, e oggi si nasce già “digitali”. Tutto sta nel saper trovare la giusta misura. E qui spesso casca l’asino…
Premesso che i bambini, curiosi e affamati di nuove conoscenze come sono, difficilmente resistono all’attrazione di un dispositivo elettronico, c’è da dire che tablet, smartphone, tv, pc e compagnia bella per molti genitori sono un utile escamotage per far star buoni i loro figli e tenerli occupati quando non possono badare a loro. Purtroppo, quando questa diventa un’abitudine, si può innescare una vera e propria dipendenza morbosa dagli strumenti tecnologici. Quando invece sarebbe bene passare davanti a una console solo il tempo nel quale riceviamo in cambio sensazioni positive.
Secondo un recente studio, gli appassionati di videogiochi dedicano in media 8 ore alla settimana al loro passatempo preferito. A partire da questo dato, si può stabilire un compromesso di un’ora al giorno come tempo massimo. La American Academy of Pediatrics conferma questa raccomandazione (concedendo un’ora in più nei weekend). Purtroppo, però, molti bambini e adolescenti sforano ampiamente tale limite. E così si passa dall’utile valore formativo dei videogame ai loro effetti perversi.
Il rischio è quello di eccedere fino a non riuscire più a godersi un rapporto sano con il videogioco. La passione si trasforma in ossessione. Occhio dunque a vigilare sull’uso sano e coscienzioso dei diversivi che la tecnologia mette oggi a disposizione. Il bambino deve imparare a padroneggiarli e a trarne la massima soddisfazione, ma senza rubare spazio ad altre fondamentali attività: il contatto con gli altri, la scoperta della natura, lo sport e altri hobby. La parola chiave è sempre “equilibrio”.
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