Il Gottman Institute statunitense, specializzato in terapia di coppia e relazionale, ha stilato la lista dei comportamenti che consentono di prevedere quasi con certezza il sopraggiungere del divorzio.
Le statistiche statunitensi parlano chiaro: più di un matrimonio su tre è destinato al divorzio. Per l’esattezza: il 39%. Perché ciò avviene? Dipende dal fatto che l’assortimento della coppia fosse improprio già in partenza, ovvero che i due partner custodissero incompatibilità emerse poi solo con lo scorrere del tempo, oppure da un deterioramento relazionale che ha trasformato piccoli disagi in problemi insormontabili?
Ebbene, secondo l’Istituto Gottman di Seattle negli Stati Uniti esistono quattro modelli comunicativi che, quando entrano a far parte della vita relazionale di coppia, vanno considerati come segnali di allarme circa la possibilità di compromettere irreversibilmente l’unione matrimoniale e pertanto di condurla alla separazione ed al divorzio.
Per cui appare più che altro un problema di gestione della relazione: in altre parole, anche quando le basi strutturali dell’unione di coppia sono solide, ovvero quando si è scelto il “partner giusto” per intense affinità e forti attrazioni di tipo intellettivo, emotivo, culturale, attitudinale e sociale, se la coppia non cura la relazione con attenzione ed accuratezza non resiste alla prova del tempo.
I quattro modelli comunicativi: quali sono, a cosa conducono e come affrontarli
I quattro modelli comunicativi che il Gottman Institute ha evidenziato come i principali responsabili dello sfaldamento relazionale tra le coppie sono la critica, il disprezzo, la difesa e l’ostruzionismo. Ora: è facile constatare che nessuno di noi sia privo di queste “doti” comunicative. Ogni essere umano infatti è in grado di criticare, disprezzare, difendersi e contrastare il pensiero e l’agire altrui per ostruzione. Queste “doti” comunicative, o questi modelli, sono sostanzialmente di tipo distruttivo ed anche se in alcuni casi possono condurre ad una reazione opposta, ovvero positiva e “costruens” da parte di chi li subisce, in prevalenza invece creano conflitti, contrasti e cosiddette “escalation”.
Dunque come correggere questi modelli e trasformarli in vere e proprie opportunità per rinsaldare e rafforzare l’unione? Secondo il Gottman Institute, ad esempio lamentando il fatto invece di criticare la persona: in altre parole, invece di dire “È colpa tua se..”, possiamo lamentare “Questa situazione specifica (citando il fatto) crea in me questo tipo di disagio (citando l’emozione spiacevole che si prova)”.
In quanto al disprezzo, invece, gli studi del Gottman Institute hanno portato all’evidenza che la prima conseguenza a seguito della sua insorgenza è di “dimenticare” qualsiasi qualità positiva del partner. Proprio come se non ne esistessero più. In questi casi, il consiglio è di ricordarsi di tutto ciò che ci ha fatto innamorare del nostro partner, discernendo tra quanto può essere stato frutto di temporanea – e forse anche “esagerata” – infatuazione amorosa e quanto invece di caratteristiche comportamentali sostanziali del nostro partner. D’altronde sono le qualità che ci hanno fatti innamorare e pensare che non esistesse altra strada se non quella di unirsi in matrimonio. Dunque é assai probabile che siano la rabbia ed il risentimento ad “accecarci” e non una reale assenza o, potremmo dire, estinzione di quelle qualità: torniamo a cercarle.
Infine, difesa e ostruzionismo: è davvero da escludere che tra le cause della nostra sofferenza non ci sia in alcun modo una nostra parte di responsabilità? E che dunque disconnettersi dal partner abbia davvero senso e non sia invece una punizione dal sapore quasi vendicativo? Ebbene, non temiamo di interrogarci a riguardo, di metterci in dubbio: e di riconoscere il nostro ruolo, anche quando minimo. E l’importanza del discutere sempre circa le questioni dirimenti della coppia con un’unica alleata: la calma. Forse non servirà nemmeno quella, nei casi irreversibili, ma se l’amore e l’amorevolezza sono destinati a tornare ad ardere, non vi è dubbio che sia lei – la calma – il nostro asso nella manica.