L’osteoporosi è la malattia che mangia le ossa, pertanto non va sottovalutata. Ecco alcuni accorgimenti per evitare il peggio.
Si perde progressivamente la densità minerale ossea, l’osteoporosi è una condizione che rende le ossa fragili e suscettibili alle fratture. La rimozione dell’osso vecchio non è seguita da una corretta e sincrona formazione ossea. Le ossa si indeboliscono a tal punto da rendersi vulnerabili anche alle più piccole sollecitazioni.
Diverse e concatenati sono le cause che provocano l’osteoporosi e i fattori principali sono di sicuro: l’invecchiamento, essere donna, bassa massa ossea, familiarità e, non in ultimo, carenza di calcio e vitamina D.
L’invecchiamento è uno dei principali fattori di rischio per lo sviluppo dell’osteoporosi. Questo perché il tempo che scorre rende meno capace il corpo di formare nuovo tessuto osseo. Come se non bastasse, il tutto si aggiunge a una riduzione della densità minerale ossea.
Un altro fattore è essere donna, le donne infatti hanno un rischio maggiore di sviluppare osteoporosi rispetto agli uomini a causa dei cambiamenti ormonali associati alla menopausa. Tutto è dovuto dagli estrogeni che diminuiscono drasticamente di livello.
Quando si ha, poi, una bassa massa ossea accumulata durante l’infanzia questo può portare a osteoporosi. Fondamentale l’assunzione di calcio e vitamina D. Anche la storia familiare può incidere, infatti, chi è geneticamente predisposto a sviluppare osteoporosi è proprio colui che ha in famiglia diversi casi in tal senso.
La carenza di vitamina D è associata a un aumento del rischio di osteoporosi, una condizione caratterizzata dalla perdita di massa ossea e dalla loro fragilità che le rende sensibili anche al minimo urto. L’esposizione alla luce solare è la principale fonte di vitamina D, la pelle umana è in grado di sintetizzarla quando viene esposta ai raggi solari UVB. Ma questo potrebbe non essere sufficiente per compensare i suoi livelli e in questo caso è necessario assumerla per via orale o con gli alimenti o tramite integratori.
Alimentazione e controlli periodici possono fare davvero la differenza. Alimenti come il salmone, il tonno, le sardine e l’aringa sono ricchi di vitamina D, questi sono da consumare almeno due volte alla settimana. Anche un integratore come l’olio di fegato di merluzzo è una fonte molto concentrata di vitamina D. Allo stesso modo anche il tuorlo d’uovo, che andrebbe consumato evitando però l’albume.
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