Per trovare un nome raro e originale non serve per forza fare lunghe ricerche o sceglierne di esotici. Alcuni sono italiani ma non si sentono quasi mai.
C’è chi ama i nomi classici come Francesco, Anna, Marco…e chi invece sarebbe capace di pensarci ore e ore per trovarne uno davvero unico. Così negli anni si sono sentiti nomi americani, giapponesi o presi dall’epica greca e norrena. Eppure per far sì che i propri figli non trovino omonimi basterebbe riesumare dal passato alcuni nomi molto belli ma che ormai sono caduti in disuso. Alcuni forse li avrete letti nei romanzi di inizio ‘900, quando non erano poi così inusuali.
Partiamo dai maschietti per citare un nome che tra l’altro è quello del protagonista di uno dei romanzi celebri del nostro paese. Vale a dire Zeno, che significa “consacrato a Zeus”, il re di tutti gli dei secondo la mitologia greca. Di origine latina invece ogni tanto si sente ancora di qualcuno chiamato Tito, come uno dei più celebrati imperatori romani. Il significato reale di questo nome però secondo alcuni sarebbe stato colombo selvatico, che in latino si dice appunto “titus”. Per altri è legato al verbo tueor, che significa difendere.
Passando invece ai nomi di origine germanica possiamo ricordare Orlando, derivato da Rolande, un cavaliere legato alla figura di Carlo Magno. La sua figura fu resa pari a quella di un eroe mitologico grazie alla Chanson de Rolande, e poi comicizzata nell’Orlando Furioso. Un nome molto bello e che i bambini potranno apprezzare con la versione disneyana “Paperin Furioso”.
Nomi speciali: anche per le bambine c’è davvero l’imbarazzo della scelta
Restando in ambito epico-cavalleresco perché non chiamare la propria figlia Isotta? Si tratta di una delle dame più note dei miti legati alla figura di Re Artù. La storia di Tristano e Isotta è ricordato per la simbologia dell’amor cortese, perfettamente incarnato dai due giovani. Lo stesso si può dire per Ginevra, che però è già più popolare qui in Italia grazie anche alle numerose rappresentazioni cinematografiche.
Anni fa era di moda anche dare alle figlie nomi di pietre preziose, come ad esempio Topazia, dalla declinazione femminile del cristallo. Addirittura ci sono state delle bambine che i genitori hanno chiamato Diamante, anche se forse la ragione era legata al suo significato. In greco infatti vuol dire “indomabile, impiegabile” rimandando alla durezza di questa pietra. Più comune invece è Esmeralda, citato anche nel romanzo Notre-Dame de Paris di Victor Hugo, di cui molti hanno visto la rivisitazione Disney “Il gobbo di Notre-Dame”.