Se tuo figlio lamenta mal di gola e i sintomi correlati, non è detto che sia Streptococco: massima allerta per le diagnosi scorrette
Sebbene ci stiamo avvicinando all’estate e quindi il periodo clou delle infezioni delle vie aeree superiori è passato, in realtà alcuni disturbi della gola e del naso sono ancora diffusi soprattutto tra i bambini. Questi costanti sbalzi di temperatura, infatti, indeboliscono il loro sistema immunitario e li espongono con più facilità a batteri e virus, che trovano quindi terreno fertile per insidiarsi e moltiplicarsi. Se vostro figlio lamenta mal di gola, però, non pensate subito allo streptococco: ecco perché.
Lo streptococco è un batterio che fa parte di un ampia famiglia, divisibile in due sottogruppi. Gli streptococchi alfa-emolitici sono responsabili dei disturbi come il mal di gola, la scarlattina, l’impetigine, la sindrome da shock tossico, la fascite necrotizzante e l’endocardite. Gli streptococchi beta-emolitici, invece, causano infezioni del sangue, meningiti e polmoniti nei neonati e negli adulti. Nei bambini, lo streptococco è associato a un fastidioso mal di gola e alla comparsa di macchie rosse sulla pelle: curabile con l’antibiotico, in realtà non è sempre lui il responsabile di questi disturbi. Massima attenzione!
Quando un bambino presenta dei sintomi che possono essere correlati a un’infezione da streptococco e magari è stato a contatto con qualche coetaneo che poi ha manifestato la malattia, è sempre meglio contattare il pediatra, per effettuare i controlli. Prima di procedere con la somministrazione dell’antibiotico, infatti, va eseguito il tampone che verifichi l’effettiva presenza del virus.
In caso questo abbia esito positivo, il pediatra consiglierà la somministrazione di un antibiotico apposito che, nel giro di pochi giorni, sconfiggerà la malattia. Se invece questo dà esito negativo, significa che i sintomi del bambino non sono da correlare allo Streptococco e di conseguenza hanno un’altra causa. Proprio per questo motivo è fondamentale andare dal pediatra e non formulare delle diagnosi in autonomia: somministrare un antibiotico senza un tampone positivo non solo è inutile, ma potenzialmente dannoso.
Questa abitudine, infatti, da un lato riduce le scorte nazionali di antibiotico e crea situazioni di carenza, come quella in cui ci troviamo oggi. Dall’altro lato, dare un farmaco non necessario sia espone il bambino agli effetti indesiderati dello stesso, sia favorisce lo sviluppo di una forma di farmaco-resistenza, che quindi nel futuro impedirà al suo corpo di ricevere giovamento dalle medicine assunte.
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