Sono in tante a chiedersi se convenga optare per l’anticipo pensione con Opzione donna o se sia meglio aspettare il pensionamento ordinario
Cosa comporta la scelta dell’anticipo di pensione con Opzione Donna, cosa si ottiene e cosa si perde e il punto rispetto al pensionamento ordinario: i dettagli.
Quando si parla di Opzione Donna si fa riferimento ad una misura che permette l’accesso alla pensione alle donne, che ne hanno i requisiti, alcuni anni prima rispetto ai requisiti ordinari. Non è una misura che spetta a tutte, ancor di più quest’anno, con le varie limitazioni sopraggiunte con la deroga.
Ad ogni modo, consente di andare in pensione prima sebbene l’importo della prestazione si leghi ad un calcolo del tutto contributivo, e ad un taglio che in alcune casistiche può anche esser superiore del 30%. Quando una lavoratrice ha raggiunto 35 anni di contributi nell’anno corrente, riceverà una penalizzazione. Nel dettaglio, se le lavoratrici non optassero per Opzione Donna, avrebbero diritto al calcolo misto; scegliendo invece tale misura, il calcolo sarebbe necessariamente contributivo.
Anticipo di pensione con Opzione Donna o pensionamento ordinario: come funziona
Dal punto di vista dell’importo pensionistico, la misura in questione non può che legarsi ad una penalizzazione, spiega Investire Oggi, al confronto della pensione ordinaria. Si prenda ad esempio una lavoratrice di 65 anni e 35 di contributi. Se vi fossero le medesime regole di calcolo, (e non è così), è chiaro che tramite la seconda si otterrebbe di più.
Anzitutto, la lavoratrice continuerebbe a svolgere la sua attività sino a 67 anni, con la maturazione di altri due anni di contributi. Altresì, anche come regole di calcolo della prestazione, l’uscita a 65 anni è diversa al confronto di quella a 67. Più tardi si esce dal lavoro e meglio si calcola la pensione.
Ciò, poiché il montante contributivo si moltiplica per dei coefficienti, cosi da trasformarlo in pensione, e tali coefficienti di trasformazione sono inversamente proporzionali all’età. Ovverosia, più è alta l’età in cui si esce dal lavoro, maggiormente favorevoli saranno per il calcolo pensionistico. Con l’uscita a sessantasette anni, con gli stessi contributi, l’assegno pensionistico è più alto al confronto di un’uscita a sessantacinque anni.
Opzione donna, sino al 2022, consentiva alle lavoratrici di uscire dal mondo del lavoro a 58 anni (dipendenti) e 59 (autonome). Attualmente invece, l’uscita è a 60 anni, oppure di meno a seconda dei figli avuti in specifiche circostanze, tuttavia soltanto per alcune categorie. Ovvero caregiver, invalide, disoccupate oppure inoccupate in aziende in crisi.
Occorrono almeno trentacinque anni di contributi. Sull’importo pensionistico, il calcolo avviene mediante il contributivo, mentre coloro che escono con Opzione donna nel 2023 avrebbero diritto al calcolo retributivo quantomeno sino a al 1996, qualora vi fossero almeno 18 anni di contributi al 31.12.95. Il retributivo sarebbe d’utilità sino ai periodi lavorativi al 31.12.2011.
Dunque, calcolo contributivo totale, ovvero una perdita fra il venti e il trenta per cento, rispetto all’uscire col calcolo misto. È chiaro che tanto dipende da quanti anni di lavoro si son svolti col retributivo (prima del ’96).
L’anticipo pensionistico con Opzione Donna potrebbe diventare più allettante?
Il rinnovo di Opzione donna da parte dell’esecutivo con maggior limitazioni, e quindi anche in termini di platea, potrebbe suggerire un aspetto in particolare. Ovvero che possa esservi ipoteticamente il timore che tale anticipo possa essere allettante per troppe lavoratrici, e quindi comportare un costo eccessivo per le casse dello Stato.
In generale, la scelta di Opzione Donna ha riguardato poche lavoratrici, dal momento che probabilmente si ritiene eccessivamente penalizzante la riduzione degli importi da pensione.
Coloro che ad esempio hanno attualmente trentasei anni di contributi, hanno almeno sette o otto anni di lavoro fatti prima del ’96. Gli anni cioè in cui si materializza il calcolo svantaggioso, poiché si dovrebbero basare sulle retribuzioni e non commisurarli al montante dei contributi. È chiaro però che, col trascorrere degli anni, si accorciano quelli lavorati prima del ’96.
Tanto che si conta di giungere al 2031 con talune lavoratrici che potrebbero optare per Opzione Donna, senza che si scelga il sistema contributivo come calcolo, visto che sarebbe il solo impiegabile in assenza di contributi prima del ’96.